Ad agosto aveva lanciato la propria candidatura e dallo scorso settembre è in corso un tavolo tra tutte le forze del centrosinistra con lo scopo di saldare l’alleanza intorno a un unico nome. Quello di Ivan Bracco, commissario della Polizia postale che aveva indagato Claudio Scajola per la ristrutturazione di Villa Ninina e per il caso del porto di Imperia, era in prima fila senza, almeno in apparenza, “competitor” interni al cosiddetto campo progressista. Se non altro perché aveva già incassato l’appoggio di una parte dei potenziali alleati. Ma il Pd ora si è messo di traverso. Bracco ha ricevuto il no dai dem perché candidato troppo “divisivo”. Così è stato avanzato il nome della consigliera Laura Amoretti. A guidare il Partito democratico nella città ligure c’è – tra gli altri – l’ex socialista e ora presidente di Riviera Trasporti, Giovanni Barbagallo, conoscenza di lungo corso di Scajola e vicesindaco, negli anni Ottanta, dell’attuale primo cittadino. Ma andiamo con ordine.
La candidatura di Bracco, anticipata da ilFattoQuotidiano la scorsa estate, aveva creato più di un malumore nel centrodestra. Comprensibilmente, verrebbe da aggiungere, considerato che la carriera del poliziotto si è intrecciata in più di un’occasione con quella dell’ex ministro di Silvio Berlusconi. Scajola, appresa la notizia, disse: “La sua candidatura apre qualche spiraglio su quelle che sono state le sue azioni contro di me“. Dalla parte opposta, il Pd iniziò a coordinare gli incontri per allargare l’alleanza del centrosinistra (invitando al tavolo lo stesso Bracco, con la sua lista Imperia Rinasce), nella figura del segretario cittadino, Massimiliano Cammarata. Ma da quanto appreso da ilFatto.it, Cammarata è stato messo da parte. Lo stesso è successo al segretario provinciale: come scritto da ImperiaNews, Christian Quesada è stato ” relegato a un ruolo quasi di notaio”.
Chi sta gestendo la partita, dunque? Al tavolo siedono i già citati Cammarata, Quesada e Antonio De Bonis. Ma accanto a loro (o sopra) c’è Giovanni Barbagallo. Barbagallo fu vicesindaco di Scajola, quando quest’ultimo divenne sindaco di Imperia per la prima volta nel 1980. Tre anni dopo, Scajola venne arrestato con l’accusa di concussione per la vicenda della gestione del casinò di Sanremo e poi prosciolto, cinque anni più tardi, perché considerato estraneo ai fatti. In ogni caso, Barbagallo prese il suo posto. Attualmente è presidente di Riviera Trasporti, partecipata dalla provincia, di cui Scajola è presidente.
Sia come sia, il Pd ora punta su Amoretti, promossa dal Partito socialista e appoggiata da Barbagallo: “Ma non sono stato io a fare il suo nome – puntualizza Barbagallo – se lo avessi fatto, lo direi. Ciò che posso aggiungere, sul suo conto, è che la vedo bene, è una buona candidata e potrebbe raggiungere un largo consenso. Il ragionamento che facciamo – continua – è semplice: dobbiamo trovare un candidato che costruisca intorno a sé la coalizione più ampia possibile. Bracco? Non giudico la persona. A quanto ne so, al tavolo delle trattative, del quale non faccio parte, si dice che ci sono candidati più inclusivi“. Bracco ha chiesto di poter fare le primarie per decidere il candidato del centrosinistra, ma anche qui è arrivato il no dei dem. Amoretti, peraltro, prima delle elezioni del 2018, partecipò alla cena elettorale, a Imperia, di Giorgio Mulè, candidato del centrodestra, in quota Forza Italia, nel collegio blindato di Sanremo.
La partita, in ogni caso, è aperta – e forse lo è ancora di più – nel centrodestra. I tre principali partiti, infatti, non appoggeranno il sindaco uscente: Fratelli d’Italia sta per ufficializzare la candidatura del colonnello dei carabinieri Luciano Zarbano (già sostenuto dall’Udc), a cui dovrebbe aggiungersi la Lega. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, con Cambiamo, appoggerà invece Scajola, sul quale ci sarebbe l’interesse anche del Terzo Polo.
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