“Se un giornalista pubblica una notizia riservata nell’ambito delle indagini giudiziarie, la colpa non è del giornalista e non sono il giornalista o il giornale che vanno né incriminati né censurati. La colpa è di chi consente la diffusione di queste notizie o non vigila abbastanza perché non vengano divulgate”. Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenendo a un dibattito organizzato in occasione dei 60 anni dell’Ordine dei giornalisti, sottolineando che il “limite” è che “si tratti di conversazioni avute lecitamente” e “preferibilmente che rispecchino la verità”.
“La stampa libera è una delle colonne della democrazia – ha sottolineato ancora il ministro nel suo intervento – Deve coniugare la sua prerogativa con il rispetto della dignità e della libertà dei cittadini, che può essere talvolta violata, violando la segretezza delle loro conversazioni. La segretezza delle conversazioni è l’altra faccia della libertà“.
Per Nordio “la libertà di stampa consiste nel fatto che ci siano molti giornali, di idee diverse e che il cittadino possa scegliere e formarsi un’opinione propria dopo essersi confrontato con le opinioni degli altri”. “Più i media traboccano di testate diverse, tanto più la stampa è libera”, ha affermato tra l’altro il ministro, che si è rivolto alla platea come “ex collega”, visto che per 25 anni ha scritto editoriali e sulle terze pagine di diverse testate, attività interrotta con il suo ingresso nel governo.