Dopo quasi 7 mesi di detenzione, il regime iraniano ha rilasciato su cauzione il noto regista Jafar Panahi, come riporta la Bbc. Il 62enne era finito in carcere circa due mesi prima dello scoppio delle proteste di massa dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne di origini curde deceduta in custodia della polizia dopo essere stata arrestata per aver indossato male il velo. Su di lui, infatti, pendeva una condanna a 6 anni, con il divieto di lasciare il Paese e di girare film per 20 anni, risalente al 2011, quando era stato ritenuto colpevole di propaganda anti-governativa a causa della sua attività.
Una condanna che, però, non era mai stata eseguita fino all’estate scorsa, quando Panahi si era recato all’ufficio del procuratore di Teheran per chiedere informazioni sull’arresto di altri due registi iraniani, Mohamad Rasoulof e Mostafa al-Ahmad. È a quel punto che un giudice ha stabilito che la pena nei suoi confronti dovesse essere eseguita. Una decisione alla quale il regista 62enne si era opposto iniziando lo sciopero della fame.
L’ultimo film di Panahi, Gli orsi non esistono, in cui interpreta una versione romanzata di se stesso mentre gira un film lungo il confine tra Iran e Turchia, è stato presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia a settembre, una settimana prima dell’inizio delle proteste in Iran. New York Times e Associated Press lo hanno nominato uno dei dieci film più importanti dell’anno e il critico cinematografico Justin Chang del Los Angeles Times lo ha definito il miglior film del 2022. Sono diversi gli artisti iraniani, personaggi dello sport e altre celebrità che sono stati arrestati dopo essersi espressi sulle proteste in corso. Fra loro l’attrice Taraneh Alidoosti, 38 anni, protagonista del film Il cliente di Asghar Farhadi, premio Oscar 2016, che è stata arrestata a dicembre dopo aver criticato sui social network la repressione delle proteste ed è stata poi rilasciata tre settimane dopo su cauzione.