“Se vuole una falsità le dico che sto bene”. Così Mauro Coruzzi in arte Platinette esordisce in un’intervista a La Ragione in cui si lascia andare ad un lungo racconto sulla sua vita, sul sesso e sul suo non condividere il pensiero di chi definisce fluido. Giurato, opinionista, conduttore radiofonico e molto altro, Platinette ha alle sue spalle una carriera di tutto rispetto oltre ad essere una delle prime Drag Queen che è entrata nelle case degli italiani in maniera travolgente e rompendo ogni schema convenzionale: “Posso ringraziare la mia infanzia non felice, perché grazie a questo sono riuscito ad affrontare la vita con maggior determinazione e forza”, spiega. L’argomento della conversazione verte subito sul sesso, riguardo al quale Platinette confessa: “Mi sono approcciato a questo tema abbastanza presto, ai tempi delle superiori. Non sono però mai stato deviato o cose del genere. Da un punto di vista analitico, a posteriori, posso dire che mi affascinava il meccanismo della seduzione. A interessarmi non era il sesso quanto il fatto di essere interessante per qualcuno, anche se a onor del vero fin dalle elementari mi sono accorto che c’era chi mi guardava con occhi non proprio innocenti. Mi ricordo ancora di quando avevo 6 anni: c’erano macchine che rallentavano e mi seguivano passo passo; al loro interno uomini che cercavano di irretirmi, ma senza successo”.
Dal sesso si passa poi alla musica, una delle componenti fondamentali all’interno della sua vita e da sempre una delle sue più grandi passioni: “A 18 anni scrivevo canzoni ma erano orrende e allora ho cercato un approccio diverso. Sogni nel cassetto? No, per carità. Mi rifiuto di avere obiettivi. Adesso mi sono messo in discussione con un musical, l’obiettivo in questo caso è far bene con il minimo sforzo. Bisogna essere consapevoli della predisposizione della propria indole”. Tiene poi a precisare: “Non è un’ancora di salvezza ma se può diventare un lavoro allora tanto di guadagnato”.
Si torna poi parlare nuovamente di sesso ma questa volta trattandone un altro punto: le classificazioni sessuali. “Essendo onnivoro e non avendo pregiudizi, le categorie mi infastidiscono – dice Coruzzi -. Per un certo periodo andava per la maggiore la bisessualità, ovvero la predisposizione ad andare sia con uomini che con donne. Non credo però alla classificazione così come alla fluidità, anche perché mi fa venire in mente il sapone, non certo il sesso“. E quando il giornalista chiede se non ha il rimpianto di non essere diventato padre, con estrema sincerità risponde: “Per carità, meglio risparmiare a un figlio un padre con un tale carattere. Io sono la mia famiglia, grazie a Dio. Non devo rendere conto a nessuno, vivo come se fosse non dico l’ultimo ma il penultimo giorno. Che devo dire, le relazioni stabili sono una noia mortale”.
Poliedrico, dalla simpatia irriverente, sempre pronto a dire la sua con una punta di cinismo. Tanto che alla fine dell’intervista, quando gli viene augurato ogni bene, risponde in maniera quasi istintiva: “Io mi auguro l’esatto contrario, perché le avversità mi permettono di reagire al destino… E menomale, altrimenti diventerei un’ameba“.