E’ durata pochi giorni la fuga del killer Massimiliano Sestito, condannato per omicidio e ritenuto affiliato alla ‘ndrangheta catanzarese, evaso la sera del 30 gennaio dall’abitazione dove stava scontando la detenzione domiciliare a Pero, nel Milanese. L’uomo è stato catturato dai carabinieri di Milano, con il supporto dei colleghi di Napoli, alla Stazione Circumvesuviana di Sant’Anastasia in provincia di Napoli. Non era armato, aspettava un taxi. Aveva un documento di identità del fratello, a cui somiglia molto. Sono in corso indagini per accertare dove intendesse dirigersi. Per catturarlo sono state “fondamentali le intercettazioni telefoniche“, hanno spiegato i carabinieri. Per arrivare a Sestito sono stati utilizzate anche il monitoraggio del web e le indagini sulle sue relazioni: si ritiene avesse “coperture” dove è stato arrestato.

Sestito ha all’attivo due condanne per omicidio (una definitiva per l’assassinio di un appuntato dei carabinieri nell’agosto del 1991). Era ai domiciliari in attesa dell’udienza della Cassazione perché imputato per l’assassinio di un boss. Dopo aver manomesso il braccialetto elettronico era riuscito a evadere. Come aveva fatto già nel 2013, mentre si trovava in regime di semilibertà concessa dal carcere romano di Rebibbia: era stato poi riarrestato mentre si trovava in ‘vacanza’ al mare nel Salernitano.

“Complimenti all’Arma dei Carabinieri per la cattura”, il commento del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che sottolinea “l’importanza di una operazione che ha consentito di interrompere in tempi brevi la latitanza del criminale già condannato a trenta anni per l’omicidio di un Carabiniere e che era fuggito in attesa del verdetto della Cassazione per un altro omicidio”. Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, ricorda che “proprio ieri la Procura della Cassazione aveva chiesto la conferma dell’ergastolo per un altro omicidio commesso da Sestito nel 2013 a Roma. Congratulazioni ai carabinieri di Milano e di Napoli che hanno nuovamente assicurato alla giustizia questo criminale. Mai più domiciliari per questo pericoloso malavitoso”.

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