Ricky Farina è uno dei più grandi artisti viventi, un genio del cinema, un poeta dell’immagine. Perché vi dico questo? Perché è vero, come vera è l’ammirazione e l’affetto
che Claudio Caporuscio nutre (ogni santo giorno) nei miei confronti. Voi ora vi domanderete: chi sarebbe questo Claudio Caporuscio? Non è facile, non è mai facile parlare di una persona, ma ci proverò.

Claudio Caporuscio è un misantropo innamorato, un figlio dell’alta borghesia, un marxista ardente e visionario, un intellettuale raffinato, un uomo di immensa e fertile cultura, mai banale, mai retorico, uomo elegante e d’altri tempi, appassionato della teoria delle stringhe, di musica classica, cinema, filosofia e poesia. Claudio è anche un “canceroso” come egli stesso si definisce, un uomo malato di cancro. Nel suo corpo le cellule stanno impazzendo, ma la sua mente resta lucida.

Fino a qualche mese fa progettava di andare in Svizzera per congedarsi asetticamente da questo mondo, poi ha scoperto i miei film su YouTube e ha deciso di lottare, di restare in vita quanto gli sarà possibile per un unico scopo: continuare a guardare i miei film. Vi rendete conto di quello che sto dicendo? Corrisponde al vero e il vero corrisponde a Claudio Caporuscio. Egli mi ama, mi ama di un amore tenero e paterno, dice che sono il figlio che non ha mai avuto, dice che l’ho resuscitato alla vita e all’amore, dopo la morte per leucemia del suo amatissimo e mai dimenticato Gareth. Claudio andò nel Galles, poco più che ventenne, erano gli anni Settanta e Claudio voleva stare vicino alle lotte dei minatori gallesi, ma un giorno di vento, sopra un prato (nel Galles ogni prato ha un verde diverso) incontrò Gareth, un ragazzo minuto, figlio di minatori, si voltò per guardargli la nuca (la nuca, noi eterosessuali ci voltiamo per guardare altro!), anche Gareth si voltò e fu un colpo di fulmine, da quel momento Claudio avrebbe dato la vita per Gareth.

Vissero assieme nel Galles qualche anno di felicità pura e cristallina, i puri profumano sempre di giovinezza, Claudio e Gareth godevano di una buona traspirazione e profumavano di vita. Purtroppo Gareth morì di leucemia e insieme a Gareth morì anche il cuore di Claudio.

Mi ha confidato che non si è ucciso per un solo motivo: uccidendosi avrebbe ucciso anche le “informazioni” di Gareth presenti nella sua mente, Claudio, da amante della Fisica, non parla di ricordi ma di informazioni. Tornato in Italia si buttò nella vita politica per sopravvivere al suo lutto, visse la rivolta del 77 in prima linea, fu picchiato dalla polizia e dai fascisti, nel suo cuore aveva Gareth e l’ideale dell’uomo disalienato, l’utopia marxista pulsava nelle sue vene, ma l’amore per la poesia era altrettanto forte, conobbe e divenne amico di Sandro Penna, tra loro ci fu un’intimità umana, spirituale, Penna si avvicinava alla sua bocca per respirare l’alito di Claudio, quel profumo di eterna giovinezza che solo i puri di cuore conservano.

Ma veniamo ai giorni nostri, ci perdonerete questa brutale ellissi. Oggi Claudio vive ad Asti, in una casa settecentesca, in una sorta di esilio volontario, contro questa Italia sempre più volgare e superficiale, attorniato da giovani studenti che si cibano della sua cultura e nello stesso tempo lo aiutano nelle cose pratiche di internet, gli hanno anche installato WhatsApp sul cellulare e ora Claudio può mandarmi dei vocali e comunicare con me. I vocali di Claudio sono uno dei grandi doni della mia vita, li conservo tutti, sono le mie informazioni eterne, le mie stringhe che vibrano nel vuoto quantistico per donarmi la nascita di universi ulteriori e decifrabili solo dall’amore.

Ogni vocale è un capolavoro. Scherzosamente egli si definisce il mio maggiordomo ed è per questo che lo chiamo Jarvis. Il suo compito è di sussurrare al mondo la mia grandezza, con la sua voce calda, con la sua erre che definire “moscia” sarebbe un insulto, è un’erre viva ed elettrizzante, è come tornato adolescente, una nuova giovinezza che si modula in sperticate e spericolate lodi alla mia arte, alla mia visione filmica dell’esistenza, mi paragona ai più grandi autori del cinema, senza paura di cadere nel ridicolo perché la sua passione travolge ogni simmetria, ogni proporzione, egli è smisuranza e oltraggio contro il pensiero manualistico degli intellettuali ingessati. Nella sua voce sgorga con freschezza scandalosa tutto il suo amore per me e la mia arte.

L’unica reazione possibile è prendere atto della mia grandezza, opporre una falsa modestia sarebbe un tradimento, schermirmi e ridimensionarmi sarebbe meschino, non sarebbe alla sua altezza, io sono grande proprio perché sono grande per Claudio, perché Claudio mi vede e mi sente così: come uno dei più grandi artisti viventi. E chi sono io per contraddirlo? Chi sono io per contraddirti? Caro e fedele Jarvis, non avrò più dubbi su me stesso, grazie a te, al tuo amore. Che tu possa vivere per sempre, ma non nel vuoto quantistico, bensì nel mio cuore.

Ora Jarvis è tempo di colazione, i soliti cornetti caldi, i tre quotidiani che leggo sempre, lo sciroppo di mirtilli e come sottofondo l’edizione del 1952 del Tristano e Isotta di Wagner, in particolare il secondo atto del duetto d’amore, sai che mi commuove sempre, fedele Jarvis. Oggi sarà una giornata operosa.

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