Decine di migliaia di euro per spingere risoluzioni favorevoli alla Russia e pagamenti di un gruppo di pressione legato al Cremlino in favore di politici europei, anche italiani, contrari ai provvedimenti di Bruxelles nei confronti di Mosca. Lo rivelano le mail pubblicate da un’inchiesta di Eesti Ekspress, in collaborazione con OCCRP, IrpiMedia, iStories e Profil che ricostruiscono i rapporti tra i rappresentanti di diversi Paesi Ue e le istituzioni russe dal 2007 al 2017, anche dopo l’invasione della Crimea datata 2014.
Uno dei nomi citati dal gruppo di giornalisti è quello di Stefano Valdegamberi, eletto nel 2015 e nel 2020 nel Consiglio regionale veneto nella lista del leghista Luca Zaia, tra coloro che più convintamente, anche con editoriali, si è detto contrario alla decisione dell’Ue di designare la Russia come stato terrorista dopo l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022. Scelta che, a suo dire, è stata “un grave errore” che “fomenta il conflitto negando la verità storica”. Ciò che i lettori delle sue opinioni non sapevano, però, è che da molti anni l’esponente veneto collaborava con un gruppo di pressione russo segreto con un legame diretto con il Cremlino: la International Agency for Current Policy.
L’organizzazione, coordinata dal membro dello staff parlamentare russo e lobbista Sargis Mirzakhanian, secondo le mail scovate da un gruppo di hacker ucraini e entrate in possesso dei reporter, non ha solo pagato decine di migliaia di euro a politici di tutta Europa per presentare e sostenere risoluzioni favorevoli a Mosca, ma anche i costosi viaggi di personalità provenienti da Germania, Austria, Italia, Repubblica Ceca e Polonia a eventi filo-russi nella Crimea occupata, oltre agli onorari per la loro presenza. Il gruppo di lobbying ha anche portato in Russia diverse personalità politiche europee per fungere da osservatori elettorali ufficiali.
Il collegamento più solido stabilito da Mirzakhanian, da quanto si apprende, sembra essere quello tra i gruppi di pressione russi e funzionari in Italia e Cipro. Legami che hanno favorito l’approvazione di mozioni filo-russe in entrambi i Paesi, con il Parlamento cipriota e diversi consigli regionali italiani che chiedevano la fine delle sanzioni contro la Russia per la sua invasione della Crimea. Ma gli intrecci costruiti negli anni dal lobbista russo coinvolgono non solo politici, ma anche giornalisti, attivisti e accademici.
Le mail rivelate dagli hacker sono decine di migliaia e circa mille di queste sono scambi tra Mirzakhanyan, tra il 2014 e il 2017, con Inal Ardzinba, un capo dipartimento dell’amministrazione presidenziale russa che lavorava sotto Vladislav Surkov, all’epoca consigliere chiave del presidente Vladimir Putin. La sua agenzia, secondo quanto scoperto dagli hacker, si occupa di varie iniziative pro-Russia, dall’organizzazione di proteste di strada anti-Nato alle influenze sui legislatori europei. Nei documenti emergono anche discussioni sulla necessità di portare le delegazioni europee a Mosca e in Crimea e di prendere di mira i “parlamenti nazionali dell’Ue” con risoluzioni filo-russe per porre fine, ad esempio, alle sanzioni anti-russe o riconoscere le rivendicazioni della Russia sulla Crimea. Per garantire la collaborazione dei politici, Mirzakhanian ha predisposto pagamenti in loro favore, definendoli senza troppi giri di parole il “prezzo del voto” in una mail che conteneva le linee guida del progetto per l’Italia e l’Austria.
Questo progetto italo-austriaco vedeva la partecipazione di un altro esponente leghista, il senatore Paolo Tosato, che come il deputato austriaco del partito di estrema destra FPÖ, Johannes Hübner, doveva presentare risoluzioni per revocare le sanzioni contro la Russia. Non vengono indicati i modi con cui queste azioni debbano essere portate a compimento, anche se si parla di un “budget” di 20mila euro sia per la risoluzione italiana che per quella austriaca, con ulteriori 15mila euro per ciascuna “in caso di votazione positiva”. Non è chiaro, però, se queste somme fossero destinate a essere pagate direttamente ai due politici o solo budget per l’intero progetto. Le risoluzioni dei due politici non si sono fatte attendere, anche se queste non hanno mai ricevuto approvazione da parte delle aule. Entrambi i politici hanno negato di aver ricevuto pagamenti da gruppi di pressione legati al Cremlino.
È invece in alcuni Consigli regionali italiani e nel Parlamento nazionale di Cipro che le mozioni filo-russe hanno trovato il sostegno e l’approvazione dei componenti delle assemblee. “È una bomba! Dal punto di vista mediatico questa sarà probabilmente la nostra operazione più rumorosa”, ha scritto Mirzakhanyan a un collega nell’aprile 2016. Un consiglio locale in Veneto, in quei giorni, stava appunto preparando una mozione che riconosceva i risultati dei referendum russi in Crimea e chiedeva la fine delle sanzioni dell’Ue contro la Russia. La mozione era stata redatta con l’aiuto del gruppo di Mirzakhanian e il loro uomo era proprio l’assessore locale Valdegamberi. Il 18 maggio 2016 la delibera è stata adottata in Consiglio e questo, nonostante le scarse conseguenze a livello nazionale, ha permesso a numerosi media di propaganda russi di scrivere della prima regione dell’Ue a dare legittimità all’annessione della Crimea. Nei mesi successivi, guidati dalla Lega Nord, i consigli comunali italiani in Liguria e Lombardia hanno seguito l’esempio del Veneto e hanno approvato le proprie risoluzioni “riconoscendo” la Crimea come parte della Russia. “Tutte cazzate – ha sbottato Valdegamberi sentito da Il Mattino di Padova – Si evince chiaramente che le attività promosse erano di natura commerciale. La risoluzione l’ho scritta io il 25 aprile di quell’anno. Sono orgoglioso di quel che ho fatto, contestando la scellerata scelta dell’Italia sulle sanzioni, che ebbe effetti disastrosi sull’economia agricola veneta e nazionale. Conosco ditte fortemente danneggiate, qualcuna spinta sull’orlo del fallimento per le sanzioni. Il resto è gossip. Io non ho mai preso un soldo”.
Pochi mesi dopo, un altro successo. Questa volta a Cipro. Alla fine dell’aprile 2016, l’aiutante di Mirzakhanian, Areg Agasaryan, gli ha inviato un’altra idea di progetto, suggerendo una mozione da proporre al Parlamento cipriota da Andros Kyprianou, segretario generale di lunga data del Partito progressista dei lavoratori di Cipro. Agasaryan aveva preso contatti nel Paese tramite Dmitry Kozlov, un uomo d’affari russo-cipriota che aveva messo in contatto il gruppo con politici filo-russi. Si trattava di una mozione molto simile a quelle presentate nei Consigli locali italiani e, anche in questo caso, il risultato non è cambiato: il testo è stato approvato, mettendo il Parlamento cipriota in contrasto con la posizione dell’Ue. Poco dopo, nell’ottobre 2016, Kyprianou è stato invitato a Mosca a un incontro con Kozlov e due figure di spicco che promuovono gli investimenti in Crimea: Andrey Nazarov e Rustam Muratov.
Il gruppo russo ha inoltre organizzato viaggi estremamente costosi per favorire la partecipazione di politici provenienti da Austria, Germania, Italia, Repubblica Ceca e Polonia al forum di Yalta, insieme a un totale di 21.500 euro di “onoraria” suddivisa per politico. Queste commissioni sembrano andare oltre il compenso per le spese, poiché i costi di viaggio per ciascun partecipante sono stati discussi in scambi di mail separati. L’acquisto dei voli è stato organizzato da un direttore marketing di Granel, un’importante società di costruzioni russa co-fondata e presieduta dal dirigente del forum di Yalta Nazarov. Gli organizzatori hanno anche pagato l’alloggio dei politici presso il Mriya Resort and Spa a cinque stelle, un hotel da 300 milioni di dollari sulle rive del Mar Nero. Il governo russo e un mix di banche statali e private hanno sponsorizzato l’evento, secondo il sito web del forum di Yalta, e la Sberbank di proprietà statale ha finanziato la costruzione dell’hotel, che in seguito sarebbe stato sanzionato dagli Stati Uniti.
La corrispondenza di Mirzakhanyan svela anche le mail con Leonid Slutsky, membro di lunga data della Duma russa che presiede la commissione per gli affari internazionali. Uno scambio del 2017 rivela come i team di Mirzakhanian e Slutsky abbiano lavorato insieme per portare importanti europei a osservare le elezioni locali in Russia, coprendo le spese di viaggio e alloggio. Gli inviti sono stati organizzati tramite una ong guidata da Slutsky, Russian Peace Foundation, e il progetto di osservazione elettorale del 2017 aveva un budget di almeno 68mila euro, secondo le mail. Per l’occasione sono arrivati in aereo tre membri del Parlamento europeo e diversi parlamentari locali provenienti da Paesi come il Belgio e la Svezia. Anche Valdegamberi ha partecipato alle elezioni presidenziali russe nella Crimea annessa, nel 2018, ed è stato anche osservatore elettorale alle elezioni parlamentari russe del 2021. Lo stesso consigliere veneto ha, secondo quanto si legge, cercato di monetizzare le sue connessioni con il Cremlino. Dopo il forum di Yalta del 2016, è volato in Crimea alla ricerca di relazioni d’affari e ha portato con sé altri politici italiani: tre dal Veneto, più uno ciascuno da Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Liguria. Al viaggio si è unita una delegazione di investitori italiani. “Per Stefano (Valdegamberi, ndr) il motivo del viaggio non è legato esclusivamente ad attività di pubbliche relazioni, ma anche all’organizzazione di contatti promettenti per iniziative imprenditoriali che pagano le sue campagne elettorali e sostengono la sua vitalità politica”, ha scritto uno dei soci europei di Mirzakhanian in una mail a lui inviata nell’ottobre 2016, subito dopo la visita della delegazione in Crimea. La strategia ha dato i suoi frutti: il presidente del Consiglio di Stato dell’autoproclamata Repubblica di Crimea ha firmato un accordo di cooperazione con il presidente del consiglio regionale del Veneto promettendo di costruire legami economici e i media statali russi hanno annunciato vari accordi commerciali stabiliti tra industriali italiani e la Penisola annessa da Mosca.