L'anarchico prosegue a rifiutare cibo e integratori e ad andare avanti ad acqua e sale e zucchero. Scelta che rende sempre più concreta l’ipotesi di un ricovero ospedaliero
Non si era trattato di un sequestro, ma semplicemente di un controllo. Ha riavuto i suoi libri e i suoi scritti su un block notes Alfredo Cospito, da lunedì scorso in cella nel centro clinico del carcere milanese di Opera per via delle sue condizioni fisiche dovute allo sciopero della fame che sta portando avanti da 109 giorni per protestare contro il 41bis. Condizioni che se dovessero peggiorare renderanno necessario il suo trasferimento nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo.
Gli appunti, in cui ha messo nero su bianco alcuni suoi pensieri, e i libri che aveva con sé quando è arrivato dall’istituto di massima sicurezza Bancali di Sassari, da quanto si è saputo, gli sono stati restituiti l’altro ieri o addirittura giovedì dopo un ‘controllo da parte degli agenti di polizia penitenziaria per via della censura prevista dalla normativa. Intanto lui prosegue a rifiutare cibo e integratori e ad andare avanti ad acqua e sale e zucchero. Scelta che rende sempre più concreta l’ipotesi di un ricovero ospedaliero che avverrà quando i medici del Servizio di Assistenza Integrata, ossia il centro clinico di Opera, stabiliranno che il suo quadro clinico richiede un monitoraggio e un’assistenza che il carcere non può assicurare. Inoltre è sempre convinto di far valere la sua volontà, in caso di un peggioramento, di non essere alimentato artificialmente.
I giudici quotidianamente ricevono una relazione sullo stato di salute di Cospito. Cospito, già condannato in via definitiva per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo Nucleare e in attesa della definizione del giudizio per l’attentato alla Scuola allievi dei carabinieri di Fossano, da ottobre non tocca cibo. Da qualche giorno va avanti ad acqua, zucchero e sale e ha fatto pervenire al Dap una dichiarazione nella quale esprime la volontà di non procedere con l’alimentazione forzata, nel caso in cui le sue condizioni peggiorassero a tal punto e fosse incosciente.