Parigi ha sospeso tre rotte per valutare l'impatto di un divieto di volare tra distanze minori di 250 chilometri. Le organizzazioni di settore si preparano a dare battaglia a Bruxelles e sostengono che il bando influirebbe sulla riduzione della CO2 solo per lo 0,04%. Se fosse esteso, dice invece Greenpeace, si arriverebbe a 3,5 milioni di tonnellate in meno. Intanto gli altri Paesi osservano: in Italia si valuta di tagliare i collegamenti da Fiumicino a Pisa, Firenze, Bologna e Napoli
La messa al bando dei voli a corto raggio non convince ancora in Francia. A dicembre 2022 la Commissione europea aveva dato il suo assenso per valutare in un periodo di tre anni le conseguenze del divieto di spostarsi in aereo per le distanze minori di 250 chilometri, percorribili agevolmente in treno con viaggi inferiori alle due ore e mezza. Per ora le tratte sotto esame sono solo tre (da Parigi Orly a Bordeaux, Nantes e Lione), ma le organizzazioni di settore si preparano a dare battaglia alla legge davanti agli organi di Bruxelles, appellandosi al diritto fondamentale di libertà di movimento. Intanto però dalla Danimarca, fino alla Spagna e alla Germania, sono già diversi gli Stati che pensano a introdurre un vincolo simile. Anche l’Italia valuta di tagliare, secondo le direttive europee, le rotte già chiuse o in declino tra Roma e Bologna, Firenze, Pisa e Napoli.
Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, i voli aerei rappresentano il 2% della produzione di CO2 di tutta l’Europa. Limitare questo settore, utilizzato soprattutto da persone a reddito medio-alto, è diventata una delle battaglie più sentite dagli ambientalisti. L’entrata in vigore della norma francese è stata quindi vissuta come un passo importante in questa direzione, osservato anche dagli altri Paesi dell’Ue in vista degli obiettivi climatici del pacchetto Fit for 55 (che prevede il taglio del 55% delle emissioni nazionali entro il 2030). Anche se la sperimentazione da Parigi Charles de Gaulle a Bordeaux e Nantes è stata bocciata in partenza, il divieto è stato approvato su tre tratte e, se le condizioni della linea ad alta velocità migliorassero in tempi brevi, potrebbero aggiungersi anche quelle da Parigi Charles de Gaulle a Lione e Rennes e quella tra Lione e Marsiglia.
L’industria dell’aviazione però non si è arresa al divieto e si sta preparando a dare battaglia. L’argomento principale sarà, secondo Reuters, la creazione di un precedente per la violazione della garanzia di libertà di movimento dei cittadini all’interno dell’Unione Europea. “L’Ue in quanto un mercato libero e aperto permette di fornire servizi aerei a qualsiasi compagnia tra qualsiasi punto all’interno dell’Europa”, ha riferito all’agenzia di stampa britannica un funzionario del settore. Fonti interne hanno rivelato inoltre che, almeno in questa fase, le organizzazioni che tutelano l’aviazione eviteranno un vero e proprio ricorso legale e si limiteranno ad azioni di lobbying e di pressione informale. Collegare il divieto alla violazione della libertà è infatti molto complesso, sempre in base alle informazioni raccolte da Reuters. La Commissione infatti ha giudicato la legge francese “non discriminatoria, non distorsiva della concorrenza tra i vettori aerei e non restrittiva più del necessario per alleviare il problema”.
Anche i dati sull’efficacia del bando nella tutela del clima e nella riduzione delle emissioni sono dibattuti. Il numero di rotte sostituite dal treno infatti è molto inferiore a quello sperato dagli ambientalisti. Secondo Scara, il gruppo che riunisce le compagnie aeree francesi, vietare tutti i voli a corto raggio previsti attualmente in Europa permetterebbe di risparmiare solo il 4% delle emissioni dovute al traffico aereo nel continente. Due terzi delle distanze percorse oggi in aereo sono infatti più lunghe di 250 chilometri. Nella stessa Francia, le rotte interrotte rappresentano solo lo 0,23% dell’intero settore dei voli del Paese e, di conseguenza, anche il loro contributo alla riduzione delle emissioni è minimo: dello 0,04% secondo le stime di Uaf (Union des aéroports français), confermate anche da Transport&Environment.
Sulla base di questo calcolo l’associazione di settore sta preparando un ricorso al Consiglio di Stato francese. Non sono però d’accordo gli ambientalisti: per loro i dati provano che il divieto ai voli a corto raggio deve essere rafforzato ed esteso. La proposta originaria di Greenpeace era infatti di bandire le rotte percorribili su rotaia non in due ore e mezza, ma addirittura in quattro o in sei ore, comunque entro il limite della giornata. In questo modo, secondo l’ong, la riduzione sarebbe di ben 3,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Il divieto attuale è molto meno ambizioso e “ipocrita, è stato fatto per non avere nessun impatto reale”, ha spiegato Sarah Fayolle, esperta di trasporti per Greenpeace Francia.
In attesa di sapere se la legge francese reggerà, il braccio di ferro tra attivisti e compagnie aeree non ha ancora scoraggiato eventuali emulatori. La Danimarca programma di abolire tutti i voli interni dal 2030, se questi continueranno a decollare grazie a carburanti fossili. In Spagna è in discussione da un anno un bando agli spostamenti aerei tra città vicine da introdurre nei prossimi trent’anni. In Germania questa è stata una delle promesse elettorali della leader dei Verdi Annalena Baerbock, anche se senza una tabella di marcia definita. In Italia, secondo il ‘Documento strategico sulla mobilità ferroviaria’ depositato alla Camera e al Senato, le rotte convertibili su rotaia sarebbero quelle da Roma Fiumicino a Pisa, Firenze, Bologna e Napoli, tutte operate da Ita Airways. La compagnia ha già chiuso dopo pochi mesi, a giugno 2022, la sperimentazione tra il Lazio e la Toscana per mancanza di passeggeri.