La prima denuncia anonima è stata fatta pervenire sulla scrivania della presidente dell'azienda, Michaela Castelli, il 4 gennaio. Da allora sono state diverse le dipendenti a raccontare di aver subito "comportamenti viziati da razzismo maschilista". Dopo un audit interno all'azienda, per l'Ethic officer di Acea le accuse sono infondate. Ma da Palazzo Senatorio chiedono trasparenza
“Pretende di essere servito e riverito dalla mattina alla sera con modalità di asservimento da terzo mondo riguardo il rispetto delle donne, le quali vengono sminuite a semplici serve”: è un estratto della lettera di denuncia anonima fatta recapitare il 4 gennaio sulla scrivania della presidente di Acea, Michaela Castelli, da una lavoratrice dell’azienda addetta all’accoglienza. Le pesanti accuse di misoginia che si leggono sul foglio dattiloscritto sono rivolte a Fabrizio Palermo, amministratore delegato dell’Azienda Comunale Energia e Ambiente. L’autrice non si firma. Scrive di aver “paura di vendette” che le farebbero sicuramente perdere il posto di lavoro. Da Acea respingono le accuse, ma la lettera inviata a Castelli non è l’unica testimonianza delle vessazioni subite dalle hostess.
Come riportato su La Repubblica, altre lavoratrici raccontano di essere state preda di comportamenti “viziati da razzismo maschilista” dell’amministratore delegato, in carica dal 26 settembre 2022. “Spesso – racconta una di loro – in tarda mattinata, l’ad vuole una mela. Ma la vuole sbucciata. Da noi hostess. Bisogna portargliela in un piattino con il coltello accanto per tagliarla”. Non solo frutta, però. Secondo le testimonianze raccolte, Palermo gradisce anche il tè e ha le idee chiare su come deve essere effettuata la preparazione: “È una delle sue fissazioni che lo portano a trattarci come serve – racconta una dipendente – Una volta si è soffermato nel cucinotto all’ottavo piano e ha voluto assistere alla preparazione di un tè destinato a lui. Quando ha visto che la tazza con l’acqua veniva messa nel forno a microonde si è infuriato, vuole che l’acqua venga scaldata solo con il bollitore”.
Dalle voci raccolte emergono crisi di pianto, preferenza del dirigente per le ragazze giovani, campanellini utilizzati per chiamare le lavoratrici. Ma, dopo un audit interno all’azienda, per l’Ethic officer di Acea le accuse sono infondate. Risultato che non stupisce le dipendenti che denunciano: “Nessuna hostess è stata chiamata a testimoniare”. Un quadro che scuote il panorama politico romano. Acea, infatti, al 51% è partecipata da Roma Capitale e a Palazzo Senatorio vogliono che sia fatta chiarezza, al di là della smentita dell’azienda.
La presidente della commissione Pari opportunità del Comune di Roma, Michela Cicculli, ha chiesto alla società trasparenza. Appello al quale si sono unite anche le voci dei consiglieri dem Yuri Trombetti, Antonio Stampete e Carla Fermariello: “A fronte del susseguirsi di gravi notizie rispetto a presunte condotte improprie rilevate all’interno di Acea, prendiamo atto della smentita pervenuta da parte dell’azienda. Tuttavia – proseguono i consiglieri – al fine di fugare ogni ombra e di garantire la effettiva regolarità delle condotte già confermata da Acea, sarà nostra cura richiedere all’azienda l’incartamento completo dell’audit interno e di convocare dinanzi alle commissioni consiliari competenti i soggetti apicali coinvolti, al fine di poter dar modo a tutti di chiarire quanto accaduto”. E concludono: “Riteniamo sia interesse precipuo dell’amministrazione assicurare ai cittadini la massima trasparenza dell’operato all’interno delle partecipate del Comune di Roma”.