Si definiscono “sopravvissute” e non “vittime” per evidenziare la volontà di reagire e di riprendere in mano la propria vita. Sono le donne che hanno subìto mutilazioni genitali femminili (MGF) e che lavorano sul campo per mettere fine a questa pratica che colpisce 200 milioni di ragazze e donne in 31 paesi del mondo, secondo i dati diffusi da Unicef. Una pratica che comporta la mutilazione parziale o totale dei genitali esterni femminili, che non è prescritta dalla religione (al contrario di un’opinione ancora diffusa), e che può causare traumi fisici e psicologici, oltre che patologie. La maggior parte delle ragazze e delle donne pensa che vada abbandonata ma, sebbene si osservi un calo generale della sua prevalenza negli ultimi tre decenni, non tutti i paesi hanno fatto progressi e il ritmo del declino è stato irregolare. Per questo, nella Giornata della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, Aidos lancia un nuovo video e il network europeo End FGM EU lancia la campagna #Road2EndFGM.
LA DIMENSIONE DEL FENOMENO E COME SRADICARLO – In Indonesia, Egitto ed Etiopia vivono più della metà dei 200 milioni di donne che subiscono MGF, ma la pratica è diffusa a livello globale e presente in tutti i continenti, inclusa l’Italia dove la presenza al primo gennaio 2018 sarebbe di 87.600 donne sopravvissute a MGF, di cui 7600 minorenni, secondo le stime di Patrizia Farina, Livia Elisa Ortensi e Alessio Menonna (rispettivamente dell’Università Milano-Bicocca, Università di Bologna e Fondazione IULM). In Italia, sarebbero a rischio dal 15% al 24% delle ragazze di età compresa tra 0 e 18 anni provenienti da paesi in cui si pratica la mutilazione genitale femminile, su una popolazione totale di 76.040 (dati EIGE 2018). Si tratta di stime in quanto in Italia non c’è un registro nazionale.
Intervenire solo sulle mutilazioni genitali femminili senza affrontare gli squilibri di potere tra uomini e donne ha un impatto limitato. È il messaggio che Aidos, ONG che opera da molti anni per sradicare questa pratica, affida ad un nuovo video disponibile sul suo canale YouTube. “Come ogni altra forma di violenza di genere, le MGF sono strettamente legate alle relazioni di potere tra uomini e donne. Per porre fine alla pratica è indispensabile lavorare sulle sue cause profonde e quindi rimettere in discussione i ruoli di genere. Questo vuol dire informare e sensibilizzare le comunità e coinvolgere uomini e ragazzi, al fine di affrontare una mascolinità tossica e quelle norme sociali che perpetuano disuguaglianze e stereotipi di genere, favorendo al contempo l’empowerment di donne e ragazze”, spiega Clara Caldera, coordinatrice dei progetti Aidos sulle pratiche dannose. Come promuovere azioni per realizzare l’uguaglianza di genere? “Dando potere alle ragazze e alle donne, coinvolgendo anche i ragazzi e gli uomini, che devono mettere in discussione la loro posizione di privilegio per costruire una società più equa. Tutt* hanno la responsabilità di trasformare le norme di genere”, è uno dei messaggi del video in inglese con sottotitoli in italiano realizzato da AIDOS nell’ambito del Programma congiunto UNFPA/UNICEF sulle mutilazioni genitali femminili e Spotlight Initiative per eliminare la violenza contro donne e ragazze.
LA MAPPA POLITICA DEL CONTRASTO ALLE MGF – La campagna #Road2EndFGM promossa dal network End FGM EU, che raccoglie 32 organizzazioni con sede in paesi, fornisce una preziosa mappa interattiva delle leggi e delle politiche dei paesi europei. Mappa da cui sappiamo, per esempio, che l’Italia ha una legislazione specifica che punisce chi pratica MGF e che, sulla base della Convenzione di Istanbul, consente alle donne che hanno subìto MGF di chiedere l’asilo politico, ma non ha un coordinamento nazionale delle azioni né un registro sui casi. Iniziative di finanziamento, di formazione e di comunicazione sono solo a livello regionale, non coordinate e non sistemiche.
I SERVIZI IN ITALIA – Come su tanti altri capitoli della sanità italiana, anche in questo la frammentazione regna sovrana, finendo per determinare chi ha accesso e chi no. “Alcuni ospedali e strutture sanitarie forniscono un supporto sanitario e psicologico, a volte anche sessuologico specializzato, mentre varie associazioni, centri antiviolenza, strutture di accoglienza migranti forniscono supporto sociale, mediazione linguistico-culturale, sensibilizzazioni e informazioni e riferimento verso le strutture sanitarie specializzate e quelle legali”, spiega Clara Caldera. Ma sono scollegate e manca un’informazione centralizzata. “Nel 2016 AIDOS aveva fatto una prima mappatura di questi servizi che verrà aggiornata entro il 2024 nell’ambito del progetto europeo End FGM e-campus: e-learning portal for professionals to end fgm in Europe.
Quello che la rete dei servizi, che include enti pubblici e privati, si organizza su base volontaria e ha tra i suoi nodi i Centri di riferimento regionali per le MGF che forniscono sia il supporto legale per l’avvio delle pratiche di richiesta di asilo politico, sia quello medico per l’assistenza (es. per il parto, la deinfibulazione, la cura delle patologie derivate) sia quello psicologico in ottica interculturale.
MANCA LA FORMAZIONE DEL PERSONALE SOCIO-SANITARIO – La mancanza di formazione è un problema strutturale, come spiega Augusta Angelucci, psicoterapeuta che per tanti anni ha lavorato Centro laziale di riferimento regionale per le MGF, che ha sede all’Ospedale San Camillo, diretto fino a poco tempo da Giovanna Scassellati. All’ignoranza si accompagna lo stigma: “In Italia nei corsi di formazione per le figure professionali socio-sanitarie legate alla salute sessuale, ma non solo, i temi relativi alle mutilazioni genitali femminili non vengono menzionati. Spesso le donne portatrici di MGF vengono ulteriormente discriminate e giudicate durante le visite mediche a causa dell’ignoranza dei sanitari che si interfacciano con loro”. Angelucci rimarca l’importanza di questo tipo di formazione in una società multiculturale come la nostra e la “necessità di avere in ogni regione un team multidisciplinare per accompagnare le donne che vogliono deinfibularsi (cioè ripristinare chirurgicamente l’apertura dell’orifizio vaginale che è stata chiusa durante l’infibulazione, praticata perlopiù in età infantile), essere informate sul tipo di mutilazione e sul diritto di accedere alla protezione umanitaria perché vittima di violenza di genere”.
LA PAROLA ALLE SOPRAVVISSUTE – Il network europeo EndFGM nasce nel 2014 come prosecuzione della campagna Endfgm (2009-2014) ai tempi capeggiata da Amnesty International insieme ad altre 10 organizzazioni europee (di cui AIDOS). La campagna è riuscita a porre la questione delle mutilazioni genitali femminili all’ordine del giorno nelle istituzioni europee e le organizzazioni hanno deciso di continuare per consolidare i risultati raggiunti. Questo riconoscimento ufficiale delle MGF tuttavia non sarebbe stato possibile senza gli sforzi di base delle comunità colpite dalle MGF. Lo rimarca il sito del network, che per la campagna 2023 punta sulle storie delle persone coinvolte nel movimento per la fine delle MGF o che sono state colpite da questa pratica.
SONO UNA SOPRAVVISSUTA, NON UNA VITTIMA – “Come sopravvissuta, capita che le persone esprimano compassione per me e non è una bella sensazione, soprattutto in un contesto professionale, dove sono presente come attivista che cerca di lavorare. Sì, sono una sopravvissuta, ma sono molto di più, non sono infelice per il mio percorso, ne sono orgogliosa e sto cercando di usarlo per migliorare la vita di altre persone. Sto bene.” Sono parole usate da Basma Kamel, 29 anni, figlia della diaspora egiziana e residente nel Regno Unito. Una delle 9 attiviste che ha voluto metterci la faccia e di cui si può leggere sul sito endfgm.eu.
Diritti
Mutilazioni genitali femminili, la campagna europea per fermare una pratica subita da 200 milioni di donne in 31 Paesi
"Come ogni altra forma di violenza di genere, le MGF sono strettamente legate alle relazioni di potere tra uomini e donne. Indispensabile quindi rimettere in discussione i ruoli di genere", spiega Clara Caldera, coordinatrice dei progetti dell'ong Aidos sulle pratiche danno, nella Giornata della tolleranza zero
Si definiscono “sopravvissute” e non “vittime” per evidenziare la volontà di reagire e di riprendere in mano la propria vita. Sono le donne che hanno subìto mutilazioni genitali femminili (MGF) e che lavorano sul campo per mettere fine a questa pratica che colpisce 200 milioni di ragazze e donne in 31 paesi del mondo, secondo i dati diffusi da Unicef. Una pratica che comporta la mutilazione parziale o totale dei genitali esterni femminili, che non è prescritta dalla religione (al contrario di un’opinione ancora diffusa), e che può causare traumi fisici e psicologici, oltre che patologie. La maggior parte delle ragazze e delle donne pensa che vada abbandonata ma, sebbene si osservi un calo generale della sua prevalenza negli ultimi tre decenni, non tutti i paesi hanno fatto progressi e il ritmo del declino è stato irregolare. Per questo, nella Giornata della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, Aidos lancia un nuovo video e il network europeo End FGM EU lancia la campagna #Road2EndFGM.
LA DIMENSIONE DEL FENOMENO E COME SRADICARLO – In Indonesia, Egitto ed Etiopia vivono più della metà dei 200 milioni di donne che subiscono MGF, ma la pratica è diffusa a livello globale e presente in tutti i continenti, inclusa l’Italia dove la presenza al primo gennaio 2018 sarebbe di 87.600 donne sopravvissute a MGF, di cui 7600 minorenni, secondo le stime di Patrizia Farina, Livia Elisa Ortensi e Alessio Menonna (rispettivamente dell’Università Milano-Bicocca, Università di Bologna e Fondazione IULM). In Italia, sarebbero a rischio dal 15% al 24% delle ragazze di età compresa tra 0 e 18 anni provenienti da paesi in cui si pratica la mutilazione genitale femminile, su una popolazione totale di 76.040 (dati EIGE 2018). Si tratta di stime in quanto in Italia non c’è un registro nazionale.
Intervenire solo sulle mutilazioni genitali femminili senza affrontare gli squilibri di potere tra uomini e donne ha un impatto limitato. È il messaggio che Aidos, ONG che opera da molti anni per sradicare questa pratica, affida ad un nuovo video disponibile sul suo canale YouTube. “Come ogni altra forma di violenza di genere, le MGF sono strettamente legate alle relazioni di potere tra uomini e donne. Per porre fine alla pratica è indispensabile lavorare sulle sue cause profonde e quindi rimettere in discussione i ruoli di genere. Questo vuol dire informare e sensibilizzare le comunità e coinvolgere uomini e ragazzi, al fine di affrontare una mascolinità tossica e quelle norme sociali che perpetuano disuguaglianze e stereotipi di genere, favorendo al contempo l’empowerment di donne e ragazze”, spiega Clara Caldera, coordinatrice dei progetti Aidos sulle pratiche dannose. Come promuovere azioni per realizzare l’uguaglianza di genere? “Dando potere alle ragazze e alle donne, coinvolgendo anche i ragazzi e gli uomini, che devono mettere in discussione la loro posizione di privilegio per costruire una società più equa. Tutt* hanno la responsabilità di trasformare le norme di genere”, è uno dei messaggi del video in inglese con sottotitoli in italiano realizzato da AIDOS nell’ambito del Programma congiunto UNFPA/UNICEF sulle mutilazioni genitali femminili e Spotlight Initiative per eliminare la violenza contro donne e ragazze.
LA MAPPA POLITICA DEL CONTRASTO ALLE MGF – La campagna #Road2EndFGM promossa dal network End FGM EU, che raccoglie 32 organizzazioni con sede in paesi, fornisce una preziosa mappa interattiva delle leggi e delle politiche dei paesi europei. Mappa da cui sappiamo, per esempio, che l’Italia ha una legislazione specifica che punisce chi pratica MGF e che, sulla base della Convenzione di Istanbul, consente alle donne che hanno subìto MGF di chiedere l’asilo politico, ma non ha un coordinamento nazionale delle azioni né un registro sui casi. Iniziative di finanziamento, di formazione e di comunicazione sono solo a livello regionale, non coordinate e non sistemiche.
I SERVIZI IN ITALIA – Come su tanti altri capitoli della sanità italiana, anche in questo la frammentazione regna sovrana, finendo per determinare chi ha accesso e chi no. “Alcuni ospedali e strutture sanitarie forniscono un supporto sanitario e psicologico, a volte anche sessuologico specializzato, mentre varie associazioni, centri antiviolenza, strutture di accoglienza migranti forniscono supporto sociale, mediazione linguistico-culturale, sensibilizzazioni e informazioni e riferimento verso le strutture sanitarie specializzate e quelle legali”, spiega Clara Caldera. Ma sono scollegate e manca un’informazione centralizzata. “Nel 2016 AIDOS aveva fatto una prima mappatura di questi servizi che verrà aggiornata entro il 2024 nell’ambito del progetto europeo End FGM e-campus: e-learning portal for professionals to end fgm in Europe.
Quello che la rete dei servizi, che include enti pubblici e privati, si organizza su base volontaria e ha tra i suoi nodi i Centri di riferimento regionali per le MGF che forniscono sia il supporto legale per l’avvio delle pratiche di richiesta di asilo politico, sia quello medico per l’assistenza (es. per il parto, la deinfibulazione, la cura delle patologie derivate) sia quello psicologico in ottica interculturale.
MANCA LA FORMAZIONE DEL PERSONALE SOCIO-SANITARIO – La mancanza di formazione è un problema strutturale, come spiega Augusta Angelucci, psicoterapeuta che per tanti anni ha lavorato Centro laziale di riferimento regionale per le MGF, che ha sede all’Ospedale San Camillo, diretto fino a poco tempo da Giovanna Scassellati. All’ignoranza si accompagna lo stigma: “In Italia nei corsi di formazione per le figure professionali socio-sanitarie legate alla salute sessuale, ma non solo, i temi relativi alle mutilazioni genitali femminili non vengono menzionati. Spesso le donne portatrici di MGF vengono ulteriormente discriminate e giudicate durante le visite mediche a causa dell’ignoranza dei sanitari che si interfacciano con loro”. Angelucci rimarca l’importanza di questo tipo di formazione in una società multiculturale come la nostra e la “necessità di avere in ogni regione un team multidisciplinare per accompagnare le donne che vogliono deinfibularsi (cioè ripristinare chirurgicamente l’apertura dell’orifizio vaginale che è stata chiusa durante l’infibulazione, praticata perlopiù in età infantile), essere informate sul tipo di mutilazione e sul diritto di accedere alla protezione umanitaria perché vittima di violenza di genere”.
LA PAROLA ALLE SOPRAVVISSUTE – Il network europeo EndFGM nasce nel 2014 come prosecuzione della campagna Endfgm (2009-2014) ai tempi capeggiata da Amnesty International insieme ad altre 10 organizzazioni europee (di cui AIDOS). La campagna è riuscita a porre la questione delle mutilazioni genitali femminili all’ordine del giorno nelle istituzioni europee e le organizzazioni hanno deciso di continuare per consolidare i risultati raggiunti. Questo riconoscimento ufficiale delle MGF tuttavia non sarebbe stato possibile senza gli sforzi di base delle comunità colpite dalle MGF. Lo rimarca il sito del network, che per la campagna 2023 punta sulle storie delle persone coinvolte nel movimento per la fine delle MGF o che sono state colpite da questa pratica.
SONO UNA SOPRAVVISSUTA, NON UNA VITTIMA – “Come sopravvissuta, capita che le persone esprimano compassione per me e non è una bella sensazione, soprattutto in un contesto professionale, dove sono presente come attivista che cerca di lavorare. Sì, sono una sopravvissuta, ma sono molto di più, non sono infelice per il mio percorso, ne sono orgogliosa e sto cercando di usarlo per migliorare la vita di altre persone. Sto bene.” Sono parole usate da Basma Kamel, 29 anni, figlia della diaspora egiziana e residente nel Regno Unito. Una delle 9 attiviste che ha voluto metterci la faccia e di cui si può leggere sul sito endfgm.eu.
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Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Le persone vogliono sentirsi sicure nelle loro città, nelle loro case. Ma l'approccio della destra è sbagliato perchè non basta rafforzare i presidi delle forze dell'ordine, che neanche fanno perchè non ci mettono soldi e mandano poliziotti a fare la guardia ai centri migranti vuoti in Albania, servono presidi sociali e educativi e anche la questione del cambiamenti climatico è una questione di sicurezza". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
Milano, 22 gen. (Adnkronos) - "Come ogni anno, Samsung presenta il nuovo flagship: Samsung Galaxy S25. Lo scorso anno, con Galaxy S24, abbiamo introdotto per la prima volta l’intelligenza artificiale sugli smartphone e quest’anno, con la nuova serie, facciamo un ulteriore balzo in avanti, riuscendo a dare all’intelligenza artificiale una connotazione ancora più fluida, semplice e, direi, conversazionale”. Lo spiega ai microfoni dell’Adnkronos Nicolò Bellorini Vice President Mobile eXperience division di Samsung Electronics Italia, in occasione di Samsung Galaxy Unpacked 2025, l’evento con cui l’azienda sudcoreana presenta la nuova serie di smartphone Samsung Galaxy.
Questa rivoluzione nel mondo degli smartphone AI è resa possibile da diverse innovazioni, la multimodalità in primis, come sottolinea Bellorini: “Samsung Galaxy S25 è in grado di capire perfettamente il contesto nel quale avvengono le richieste, perché comprende voce, video, suoni, testi, file Pdf e qualunque altra cosa. La seconda innovazione importante è la potenza degli agenti AI, che consente a S25 di performare task complessi, che possono andare anche da un’app all’altra”.
I più recenti top di gamma di Samsung portano infatti le capacità di Galaxy AI a un livello superiore, con un’elaborazione AI avanzata direttamente sul dispositivo, migliorando ulteriormente il comparto fotografico leader del settore Galaxy grazie a ProVisual Engine di nuova generazione e offrendo prestazioni eccezionali grazie al processore Qualcomm Snapdragon 8 Elite per Galaxy.
La nuova serie Galaxy S25 stabilisce così un nuovo standard per l’AI mobile, garantendo l’esperienza mobile più naturale e consapevole mai raggiunta, e rappresenta il primo passo nella visione di Samsung di cambiare il modo in cui gli utenti interagiscono con i loro smartphone e con il mondo che li circonda.
“Come l’anno scorso, sono tre i modelli disponibili, Galaxy S25 Ultra, Galaxy S25+ e Galaxy S25, con vari tagli di memoria - conclude il Vice President Mobile eXperience division di Samsung Electronics Italia - da 128Gb fino 1Tb, tutti con 12Gb di Ram”.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Quale è la visione del governo Meloni di fronti ai cambiamenti climatici? E' semplice, basta fare così". Lo dice Elly Schlein tappandosi gli occhi all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato. "Come facevamo da bambini, quando c'era qualcosa che ci faceva paura. Ma il prezzo della non conversione, del non affrontare i cambiamenti climatici è molto più costoso che farlo".
"Quanta competitività perdono le aziende italiane rispetto" ad altri Paesi dove si investe in rinnovabili? Ma "il governo non se ne occupa. Questi sono invece gli obiettivi che ci stiamo dando in vista della Cop 30" in Brasile.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La Lega di Matteo Salvini non perde tempo e scavalca a destra Giorgia Meloni, sempre più legata all'internazionale nera, annunciando la decisione di aprire il dibattito per dire stop all'adesione dell'Italia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Questa posizione, ispirata all'analogo passo compiuto ieri da Donald Trump, rappresenterebbe un grave segnale di isolamento dell'Italia a livello internazionale e dai principali organismi impegnati nella tutela della salute globale". Così Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di Avs.
"L'Oms non è solo un'istituzione scientifica di riferimento, ma un baluardo nella lotta contro pandemie, malattie croniche e disuguaglianze sanitarie in Africa e nei Paesi più poveri. Quando, a metà del XIX secolo, la peste, il colera e la febbre gialla hanno scatenato ondate mortali in un mondo appena industrializzato e interconnesso, l’adozione di un approccio globale alla salute è diventata un imperativo. Medici, scienziati, presidenti e primi ministri convocarono con urgenza la Conferenza Sanitaria Internazionale di Parigi nel 1851, un precursore di quella che oggi è la più grande del suo genere: l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nota come Oms. In mezzo alle crisi, ai conflitti, alla continua minaccia di epidemie e ai cambiamenti climatici, l’Oms ha reagito: dalle guerre a Gaza, in Sudan e in Ucraina fino a garantire l’arrivo di vaccini e forniture mediche salvavita in aree remote o pericolose, svolgendo un ruolo fondamentale di indirizzo nel rispondere all'emergenza Covid-19".
"La Lega dimostra ancora una volta un approccio irresponsabile, che antepone logiche ideologiche e sovraniste al benessere dei cittadini. Interrompere la nostra adesione all'Oms significa rinunciare a strumenti essenziali di coordinamento globale, scambio di conoscenze e accesso a risorse indispensabili per affrontare emergenze sanitarie. Andrebbero ignorati: ma siccome governano il Paese è bene sapere cosa pensano di questa folle proposta il Ministro della salute Schillaci, la premier Giorgia Meloni e la maggioranza di destra che sostiene il suo governo" conclude Bonelli.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - L'Istituto per il Credito Sportivo e Culturale ('Icsc') torna per la seconda volta sul mercato delle emissioni Esg portando a termine con straordinario successo il collocamento di un prestito obbligazionario Social unsecured senior preferred dedicato al supporto di investimenti ad elevato impatto nei settori Sport e Cultura, riservato agli investitori istituzionali.
L’operazione ha registrato ordini complessivi per circa 2 miliardi di euro, pari a oltre 6 volte l’offerta iniziale. L’emissione ha visto la partecipazione di un’ampia platea di sottoscrittori nazionali ed esteri per il 45%, in particolare Germania/Austria (24%), a dimostrazione del crescente interesse degli investitori per il settore delle infrastrutture sociali in Italia.
Il prestito obbligazionario, con scadenza a cinque anni e cedola a tasso fisso annua del 3,50%, costituisce la prima emissione a valere sul programma Emtn (Euro Medium Term Note) da 1 miliardo di euro pubblicato il 19 dicembre 2024, la seconda per Icsc dopo l’emissione stand alone del 2022. Il rating del Social Bond è stimato in linea con quelli assegnati alla Banca dalle agenzie S&P e DBRS, rispettivamente pari a BBB- (Stable) e BBB (Positive).
I proventi dell’emissione saranno utilizzati per sostenere investimenti ad elevato impatto sociale nei settori Sport e Cultura, in linea con la missione dell’Istituto e gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
“L’emissione del nuovo Social Bond riflette il crescente impegno di Icsc sul fronte della finanza sostenibile, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dei settori Sport e Cultura. La straordinaria domanda da parte degli investitori istituzionali conferma la fiducia dei mercati nei confronti di Icsc, riconoscendone la consolidata capacità di mobilitare capitali a lungo termine secondo principi di sostenibilità, responsabilità e inclusione sociale, equità intergenerazionale. Lo Sport e la Cultura rappresentano in misura crescente asset class in grado di generare significative opportunità di investimento a impatto, creando valore economico e sociale, reale e duraturo per il Paese", ha commentato l’Amministratore Delegato Antonella Baldino.
Il bond, ammesso alla negoziazione presso il mercato regolamentato della Borsa del Lussemburgo, è stato emesso a valere sul Social Bond Framework di Icsc, pubblicato nel luglio 2022, che ha ottenuto una favorevole Second Party Opinion rilasciata da Iss Corporate Solutions, confermando l’allineamento agli Icma Principles e la robustezza degli Eligibility Criteria.
Imi-Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Santander e Morgan Stanley hanno agito in qualità di Joint Lead Managers del collocamento.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Mi ha molto colpito la fila di multimiliardari" all'Inauguration Day. "E' un'idea di società opposta alla nostra, una società in cui sono i ricchi a scrivere le leggi per tutti gli altri e a scegliere i giudici che le facciano rispettare. E anche da queste parti non ce la passiamo troppo bene". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La politica sta facendo abbastanza sul cambiamento climatico? No. E noi come prima forza di opposizione del Paese abbiamo una responsabilità di un governo che nega l'emergenza e ci riporta indietro. Mentre occorre rendere transizione ecologica conveniente ma le politiche di questo Paese non hanno mai accompagnato questa innovazione". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
"Troppe esitazioni e ritardi. Confidiamo nella leadership di Lula che ha organizzato la prossima Cop a Belem, nel cuore dell'Amazzonia" dopo "l'esito insoddisfacente della Cop 20 a Baku. Dobbiamo evitare che tra le tante ricadute nefaste dell'elezione di Trump ci sia un massiccio disimpegno degli Stati Uniti" nelle politiche per il clima. "Abbiamo sentito il suo discorso di insediamento grondante di slogan della campagna elettorale. Il pianeta non si può permettere 5 anni di Trump con queste premesse. E' vero è stato democraticamente eletto, ma c'è chi non ha potuto votare: la nuove generazioni che ci chiederanno il conto".
"A questo nuovo indirizzo dell'amministrazione americana è necessaria una risposta altrettanto forte dell'Europa, è necessario un protagonismo dell'Ue ma non è l'aria che tira a Bruxelles e questo come Pd ci preoccupa moltissimo".