di Pier-py
Com’è noto, le Regioni detengono la potestà legislativa esclusiva in materia di formazione professionale e concorrente per quanto riguarda le politiche attive del lavoro. Quindi le strategie attuative degli interventi mirati a migliorare l’efficienza dell’asfittico mercato del lavoro sono responsabilità delle Regioni. Non credo si tratti di roba da poco, anche se il tema sembra essere piuttosto ignorato dai media e dai dibattiti. Di certo non perché il nostro mercato del lavoro goda di ottima salute visti i dati che, ormai da anni, denunciano il cristallizzarsi del mismatch delle competenze richieste dalla domanda da quelle possedute dall’offerta, della mancanza di mobilità verticale della forza lavoro, per fare solo alcuni esempi.
In questo quadro i centri per l’impiego dovrebbero costituirsi qualche fulcro dell’azione incisiva del decisore politico che intende sviluppare realmente il proprio territorio.
Allo stato attuale i centri per l’impiego invece, nonostante le riforme e le assunzioni degli ultimi anni continuano a essere per lo più entità avulse dal mondo reale. Producono pezzi di carta del tutto inutili nel mondo ormai interamente digitalizzato e perseverano nell’inficiare e sminuire ogni tentativo di mutamento avviato a livello centrale (non nego le lacune dell’azione ministeriale sul tema ma questo è un altro discorso).
Per dirne una: non esiste un database in grado di incrociare la domanda e l’offerta di lavoro ossia far incontrare velocemente i posti di lavoro offerti dalle aziende del territorio con i candidati. I centri per l’impiego fanno compilare migliaia di fogli di carta agli utenti per candidarsi a offerte che verranno gestite da un solerte operatore che protocollerà, stamperà e timbrerà (sic) ulteriori fogli di carta per poi perdere tutte queste informazioni all’indomani della chiusura della vacancy.
Manca completamente un sistema gestionale che consenta di trattare in modo intelligente i dati. E’ chiaro che alcune di queste storture siano mantenute volontariamente al fine di giustificare la presenza di personale e di ulteriori immissioni. D’altra parte – però – il sospetto che la catena di comando abbia un qualche tipo di “ruolo” nella situazione attuale appare più che scontato. Non sta a noi stabilire se per volontà precipua di non attuare riforme e strategie definite centralmente oppure semplicemente per una importante mancanza competenze gestionali. Tant’è che questo è lo stato attuale e al di là di innumerevoli chiacchiere la realtà concreta è che i centri per l’impiego erano, sono e, nella prospettiva attuale, rimarranno “documentifici”. Chissà cosa ne pensa Donatella Bianchi e quale strategia attuerebbe per uscirne. Non sono a parole ma con fatti concreti.