Bagarre infuocata a L’aria che tira (La7) tra i giornalisti Antonio Caprarica e Tommaso Cerno sul caso Donzelli-Delmastro. Il primo critica duramente il comportamento istituzionale del vicepresidente del Copasir e del sottosegretario della Giustizia, osservando: “Non possono comportarsi come due amici che sono andati insieme all’osteria, dove hanno fatto quattro chiacchiere. Poi vanno in Parlamento e uno dei due comincia a spararle grosse. C’è un problema di comportamento e di senso delle istituzioni. E penso che se la Meloni avesse dato una strigliata a dovere con le successive dimissioni dei due, si sarebbe guadagnata parecchi punti di credibilità”.
Dissente Cerno: “Se prendete i giornali del 13 gennaio, vedrete che quella relazione citata da Donzelli era già uscita. Quello a essere sconvolgente è il merito della questione, e cioè che il 41 bis era applicato non come è scritto nella norma. Ma quello che ha detto Donzelli era già pubblico, si sapeva già la notizia”.
“Ma cosa c’entra?”, chiede Caprarica.
“C’entra – ribatte Cerno – perché a me non interessa la forma e basta. Noi parliamo solo di forma, ma dobbiamo occuparci del 41 bis”.
“Ma che significa ‘la forma’? – replica Caprarica – In democrazia la forma è sostanza. Se scordiamo che in democrazia la forma è sostanza, la democrazia è finita”.
“Risolviamo il problema del 41 bis – ribadisce l’ex direttore dell’Espresso – anziché occuparci della forma”.
“Che razza di ragionamenti sono?”, ripete Caprarica, che tenta di formulare il suo pensiero ma è interrotto da un Cerno particolarmente veemente.
“Io faccio i ragionamenti che voglio – urla Cerno – In democrazia io dico quello che voglio e quando voglio”.
L’atmosfera si fa sempre più incandescente e la conduttrice Myrta Merlino tenta di ripristinare la calma, pregando Cerno di lasciar parlare il collega.
“Va bene, ascolto – commenta Cerno – Tanto lui è un genio. Che parli. Io ascolto e obbedisco”.
“Meno male, grazie a Dio – risponde Caprarica – Siamo di fronte all’esempio di quanto la forma sia democrazia, perché se tu non mi lasci parlare, stai violando la regola democratica”.
“Sì, proprio, ma guardati – ribatte Cerno – E tu invece che parli in inglese, sei tutto elegante e mi dici: ‘Che razza di ragionamenti fai’? Ma ti ascolti quando parli o no? E finiscila!”.
“La prossima volta vengo in maglione?”, rilancia Caprarica.
All’ennesimo invito di Myrta Merlino alla calma, Cerno risponde sarcasticamente col saluto militare: “Va bene, ascolto e obbedisco. Sì, signore. Faccio come dice Caprarica e come si fa in questo paese. Dimmi poi cosa devo dire”.
Caprarica decide allora di lasciare la trasmissione, non prima di rivolgere il suo monito alla conduttrice: “Scusami Myrta, ma che razza di discussione è questa? Che senso ha tutto questo? Perdonami, ma io me ne vado, perché francamente ho meglio da fare che discutere. Visto che stiamo discutendo di forma, ti dico che la forma adottata dal tuo ospite è la maleducazione totale. Non ha rispetto per gli altri, non lascia parlare, e questa è la sua democrazia. Con lui non ho nessuna voglia di discutere. Perdonami, ma stamattina ti lascio. Buona giornata”.
“Ma no, Antonio, ti prego”, risponde Merlino.
E in sottofondo si sente rimbombare una voce stentorea inequivocabile. È quella di Vittorio Feltri, che in collegamento borbotta crozzianamente: “Ma chi se ne frega. Che due coglioni, ragazzi”.