Nord virtuoso? La mia regione, la Liguria, ha un poco invidiabile record: il primo presidente di regione condannato: Alberto Teardo iscritto alla P2. Poi è toccato a Lombardia (Roberto Formigoni) e Veneto (Giancarlo Galan). I legami con la mafia (attraverso Marcello Dell’Utri) suggellano un’alleanza nord-sud nella discesa in campo del milanesissimo Silvio Berlusconi, successore di un altro milanese, Bettino Craxi – fuggito all’estero per sottrarsi a una condanna definitiva. Intendiamoci: il sud non è da meno. Basta pensare alla Sicilia del condannato Totò Cuffaro, anche lui presidente di regione. Da decenni riceve fiumi di denaro (ora ci sono i fondi dell’Obiettivo 1 dell’Unione Europea), ma capita spesso che siano spesi male (cattedrali nel deserto, oppure gestioni mafiose) o non siano spesi. E le condizioni non migliorano. Molti politici operano con la finalità di ottenere i fondi dell’Obiettivo 1. L’azione politica dovrebbe mirare a non averne più bisogno avendoli utilizzati proficuamente. Se l’obiettivo è di continuare ad averne bisogno, non ci siamo.

Purtroppo, da nord a sud, l’Italia è governata (con le dovute eccezioni) da predoni della cosa pubblica che fanno capo a sodalizi occulti riconducibili alla malavita organizzata e a massonerie deviate. E non solo: il Banco Ambrosiano era capitanato dal milanese Roberto Calvi, detto il banchiere di Dio. Molte banche hanno gestito “allegramente” il denaro ad esse affidato, con il caso emblematico del Monte dei Paschi di Siena, tanto per dare un colpo anche al centro. L’enorme debito pubblico è frutto di questa attività predatoria che ha “coltivato” il consenso con il clientelismo, la concessione di posti di lavoro fittizi, pensioni, sussidi e molto altro. Per non parlare della impunibilità, di fatto, dell’evasione fiscale.

Che il nord sia economicamente in condizioni migliori del sud è innegabile, ma durante il Covid-19 le conseguenze delle politiche di privatizzazione della sanità nordica sono state drammatiche, e molti nodi stanno venendo al pettine. Gli asset strategici gestiti (male) dallo stato sono stati gestiti ancora peggio quando sono stati dati in mano ai privati: dalle autostrade all’acciaio, dalle aerolinee alla sanità. Devo continuare? Il privato gestisce nello stesso modo del pubblico e il risultato non cambia. La soluzione dovrebbe essere che il pubblico gestisse meglio del privato affidando le sue imprese non a faccendieri, ma a persone competenti. Come avvenne, ad esempio, con Enrico Mattei.

Ora abbiamo i fondi del Pnrr, ma non siamo preparati a utilizzarli – proprio come quelli per il sud dell’Obiettivo 1. Il successo nella progettazione europea va dalla lettura del bando al confezionamento del progetto, alla sua realizzazione e alle rendicontazioni scientifica e amministrativa. Ho coordinato un progetto complesso, con 22 paesi partner in tre continenti e una decina di milioni di budget: so di che parlo. Nel nostro paese le competenze per queste iniziative sono scarsissime. I ricercatori di altri paesi, invece, ricevono consistenti aiuti tecnici nella preparazione dei progetti e hanno molto più successo di noi. Quando arrivano milioni a seguito di progettualità di successo, poi, l’amministrazione collassa. Con qualche eccezione.

L’autonomia regionale non è una soluzione a garanzia di miglior funzionamento. Dall’esperienza del passato è la garanzia di altre ruberie e di incompetenza. Abbiamo bisogno di una classe politica integra e competente. Se non riusciamo a esprimerla, soprattutto a livello regionale ma non solo (sempre con le dovute eccezioni, ma il trend è quello), abbiamo un problema bello grosso. Chi non va a votare lo sta gridando da anni: non riesco a trovare qualcuno che valga la pena di essere votato! Se arriva qualcuno di “diverso” inizia la delegittimazione da parte degli altri politici e dei media ad essi collegati: il fine è di far pensare che “tanto sono tutti uguali”.

Pensare di risolvere il malfunzionamento dell’amministrazione del potere con l’autonomia differenziata significa non aver capito il problema, oppure si vuole continuare a predare la cosa pubblica. Il ministro Roberto Calderoli, artefice dell’autonomia differenziata, ha un valido curriculum in termini di procedimenti giudiziari e, anche, di iniziative evidentemente fallimentari, tipo la legge elettorale definita Porcellum che lui stesso definì una “porcata” e che fu bocciata dalla Corte costituzionale. Incurante del ridicolo, Calderoli persevera nei suoi intenti mettendo le sue furbe incapacità al servizio della collettività che, immemore della storia, invariabilmente lo conferma in ruoli apicali nella gestione della cosa pubblica ad architettare altre porcate.

Andrea Camilleri, prima, e Nicola Gratteri, dopo, hanno affermato che il potere promuove l’ignoranza e l’analfabetismo per continuare ad agire indisturbato. I tagli alla cultura e all’istruzione dimostrano la correttezza delle loro considerazioni riguardo a una “ignoranza coltivata”. Siamo oggetto di un olocausto culturale in cui le vittime scelgono i carnefici, visto che li eleggono a gestire le loro vite. Davvero si pensa che il rimedio sia l’autonomia differenziata? Con quale coraggio si insulta la presunta intelligenza degli elettori portando ad esempio l’efficienza amministrativa di regioni che hanno visto incarcerare così tanti presidenti?

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