Dodici attivisti dei collettivi Cua e Cybilla di Bologna hanno ricevuto rispettivamente 10 obblighi di firma e due divieti di dimora su decisione della Procura del capoluogo emiliano. Le misure sono state eseguite dalla Digos. I provvedimenti sono legati all’episodio di novembre, quando un fantoccio raffigurante la presidente del consiglio Giorgia Meloni venne appeso al termine di una manifestazione nel centro della città, sotto la Torre di Garisenda, e all’occupazione dello spazio chiamato Beyoo di via Serlio. Tra le altre azioni contestate dagli inquirenti c’è anche l’imbrattamento di un supermercato Conad. Per il gip che ha firmato l’ordinanza occorre fronteggiare azioni come queste “per evitarne non solo la ripetizione, ma addirittura una pericolosissima escalation verso forme di più violenta aggressione a beni e valori”.

I 12 attivisti sono indagati, a vario titolo, per i reati di vilipendio, minaccia aggravata, resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata e danneggiamento. Questi ultimi reati sono riferiti anche all’assalto compiuto al Conad di via Indipendenza, costretto a chiudere dopo che durante la manifestazione erano state imbrattate di vernice con un compressore le vetrine, spaventando personale e clienti che erano all’interno. Il corteo si era poi concluso in piazza di Porta Ravegnana, sotto le Due Torri, dove era stato appeso un fantoccio con le sembianze della premier a testa in giù. Gli attivisti indagati sono ritenuti “i vertici” dei due collettivi e risultano tutti residenti o domiciliati a Bologna.

Per il giudice, che ha accolto le richieste del pm Antonello Gustapane analizzando le informative della Digos, i fatti hanno origine “non da estemporanee iniziative dei singoli, bensì da frange organizzate che, prendendo le mosse da campagne di sensibilizzazione su temi/beni molti dei quali non certo riprovevoli”, come per esempio il diritto allo studio, “hanno poi trasceso in azioni di sicuro rilievo penale”: invasioni, resistenze, violenze private, danneggiamenti. Quindi la prosecuzione della protesta, e “delle sanzioni che gli indagati ritengono di poter comminare verso questo o quel bersaglio” è “non solo facilmente pronosticabile ma finanche da essi stessi preannunciata”. Per i due “leader” del gruppo, un ragazzo e una ragazza, il gip dispone il divieto di dimora, per altri dieci l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per due volte alla settimana.

Il sindaco di Bologna Matteo Lepore, rispondendo ai giornalisti, oltre ad aver espresso “grande rispetto per il lavoro delle forze dell’ordine“, apprezzando “il lavoro che la Procura sta facendo”: “In questo momento le istituzioni a Bologna sono molto unite e bisogna continuare a lavorare insieme” ha aggiunto. Lepore ha poi aggiunto che per quanto riguarda l’occupazione di un locale sfitto da anni di proprietà dell’Acer da parte di alcuni attivisti di area anarchica la posizione del Comune “non cambia rispetto a tutte le occupazioni passate. La tratteremo come negli altri casi. Acer ha già detto di aver fatto denuncia, quindi ora spetta all’autorità giudiziaria decidere come gestire la cosa”.

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