Il pm aveva chiesto l’ergastolo, ma per Rassoul Bissoultanov, il ceceno tuttora latitante, accusato dell’omicidio del 22enne Niccolò Ciatti avvenuto nel corso di un violento pestaggio fuori ad un locale di Lloret de Mar in Spagna i giudici della Corte d’assise di Roma hanno deciso una pena di 23 anni. I giudici, al termine di una camera di consiglio di oltre tre ore, non hanno riconosciuto le aggravanti degli abbietti e futili motivi.
A Ciatti, ucciso con pugni e calci l’11 agosto del 2017 fuori ad una discoteca di Lloret de Mar in Spagna, fu tolta la vita “in maniera crudele”. E con questa convinzione il pm di Roma, Erminio Amelio, ha chiesto l’ergastolo nella sua requisitoria per Rassoul Bissoultanov, il ceceno latitante già condannato in Spagna e scappato dopo essere stato liberato. “Il fatto oggetto del processo è stato ricostruito, con l’acquisizione del video in discoteca, sono stati sentiti testi oculari, che erano a pochi centimetri da Niccolò” ha sottolineato il pm. A inizio udienza il difensore di Bissoultanov, l’avvocato Francesco Gianzi, aveva chiesto di sentire come testimone un dj spagnolo, già sentito anche nel processo spagnolo, che si trovava nella discoteca al momento dell’aggressione, richiesta respinta dai giudici secondo cui non fornirebbe elementi necessari ai fini della sentenza. Nel corso delle scorse udienze, davanti ai giudici della Corte d’assise di Roma, è stato mostrato il video del pestaggio e i consulenti della Procura di Roma, sentiti in aula, hanno detto che Ciatti è stato aggredito e ucciso con tecniche tipiche delle arti marziali, della lotta Mma.
Un omicidio commesso in pochi secondi quello del 22enne di Scandicci (Firenze): un massacro a cui hanno assistito molte persone, tra cui gli amici della vittima. “Uccidere ha un significato ampio, può succedere in un incidente in auto o sul lavoro, Niccolò invece è stato ammazzato, assassinato, gli è stata tolta la vita in maniera crudele” ha detto il rappresentate dell’accusa. Niccolò è stato vittima di “violenza cieca”, afferma il pm nella requisitoria, scoppiata in una discoteca dove era andato, con i suoi amici, per divertirsi. Il giovane, “non ha insultato né aggredito nessuno – sottolinea l’accusa – Non era ubriaco né sotto l’effetto di sostanze stupefacenti”. Bissoultanov lo ha colpito, con “una tecnica di arte marziale tipica da combattimento” perché “voleva ammazzarlo”. E lo ha “assassinato” con un calcio violentissimo alla testa, “in modo gratuito”, quando Niccolò era già a terra, “colpito da diversi pugni” e “non poteva difendersi”.
Bissoultanov (per cui l’accusa in Spagna aveva chiesto 24 anni) è “un cultore e praticante di mma”, ricorda Amelio. I testimoni sono “attendibilissimi” e hanno reso una ricostruzione “dettagliata e circostanziata”. “Hanno raccontato quanto visto, in modo disinteressato, per amore della verità – spiega il pm – ma se noi non avessimo avuto questi testimoni, sarebbe bastato il video che immortala quanto successo in modo talmente eloquente da non lasciate adito a dubbi. Da qui la graniticità della ricostruzione“. Il pm cita anche la sentenza spagnola secondo la quale, vedendo il video del pestaggio, “la corte non ha avuto dubbi sul fatto che il calcio sia stato sferrato con l’intento di causare la morte” di Niccolò e “senza alcuna provocazione preventiva” da parte del giovane. Nel procedimento si è costituita parte civile la famiglia di Ciatti, assistita dall’avvocato Agnese Usai.
“Quello che Bissoultanov ha fatto nei confronti di Niccolò credo sia di una crudeltà unica – ha commentato il padre, Luigi – Sicuramente non è l’ergastolo che pensavamo potesse arrivare per questo assassino: il vero condannato, innocente, è stato in primo luogo mio figlio”. Bissoultanov venne estradato in Italia nel dicembre 2021 dalla Germania. È tornato libero alcune settimane dopo alla luce di una istanza, accolta dai giudici, su un difetto di procedura. Da quel giorno di lui si sono perse le tracce.