Ricorsi, accuse, carte bollate. A Taranto il congresso del Partito democratico si è già trasformato in uno scontro tra mozioni. Mentre in Campania è già stata sollecitata la commissione di garanzia regionale, spunta anche il caso pugliese. Anche qui è il comitato per la mozione di Elly Schlein ad accusare quello per Stefano Bonaccini: la denuncia riguarda un circolo che, dicono, è stato aperto all’insaputa di tutti e, in particolare, ha emesso nel giro di pochissimo 600 nuove tessere. I fatti sono finiti sui tavoli dei presidenti delle commissioni provinciale e regionale per il Congresso Pd attraverso un ricorso: si chiede ai vertici regionali di chiudere una sede nella popolosa borgata di Talsano, nella periferia di Taranto, nata senza alcuna autorizzazione e che avrebbe attivato un numero di iscritti tale da far sospettare che si tratti solo di una manovra interna.
Sul banco dell’accusa, inizialmente è finito Cosimo Borraccino, attuale consigliere del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e storico militante della sinistra ionica, transitato a luglio 2022 nel Pd: senza citarlo è a lui che si rivolgevano i firmatari del documento che, anche se nessuno lo dice direttamente, sarebbero riconducibili a esponenti dem della mozione Schlein. “Si è appreso attraverso una postuma comunicazione di stampa che il Movimento Politico ‘Più CentroSinistra’, lista civica presentatasi alle passate elezioni amministrative del Comune di Taranto, ha semplicemente cambiato l’insegna della propria sede e la stessa denominazione della pagina social Facebook da quella della sua lista a quella del Partito Democratico (“Più CentroSinistra” passa a “Pd Talsano”) da un giorno all’altro”. Non solo. L’accusa più grave è di aver effettuato “numerose tessere del Pd in modalità on line con denominazione ‘Talsano’ nelle note della schermata di inserimento dei dati per alcuni residenti a Taranto” e soprattutto che “non è possibile controllare la reale identità di chi abbia effettuato tali bonifici”. A questo i firmatari aggiungono una serie di violazioni del regolamento del partito, soprattutto per l’imminente appuntamento congressuale: l’accusa, quindi, è di aver organizzato tutto per avere più voti al Congresso.
“Ma quali tessere fantasma? Questi sono i bonifici fatti direttamente dagli iscritti e questi tutti i documenti che hanno autorizzato l’apertura del circolo di Talsano” risponde a ilfattoquotidiano.it lo stesso Borraccino che poi ripercorre passo dopo passo l’intera vicenda. Mostra ricevute, mail e anche le lettere scambiate da dicembre scorso con il commissario provinciale ionico Antonio Misiani. Borraccino sostiene che dopo le elezioni amministrative di Taranto, nelle quali ha sostenuto Rinaldo Melucci con la lista civica “Più Censtro Sinistra” ha deciso di entrare tra i Dem: “Alle comunali di Taranto la nostra lista ha ottenuto oltre 4mila voti, eletto due consiglieri comunali e ha espresso in giunta un assessore. Con quasi tutti i candidati e i miei sostenitori abbiamo deciso di confluire nel Pd e abbiamo chiesto a Misiani di aprire un circolo nel nostro comitato elettorale, ma il commissario non ha autorizzato quella sede, ma ci ha dato l’opportunità di riattivare il circolo del quartiere di Talsano che era chiuso da diverso tempo. E così – prosegue Borraccino – abbiamo cercato e trovato un locale sul viale principale del quartiere, abbiamo stipulato un contratto con la proprietà, ci siamo autotassati per l’affitto, i lavori e tutto il resto. Le tessere? Certo che sono tante, ma è falso che non sia possibile risalire all’autore del bonifico: eccoli. E poi tenga presente il sistema online non consente di acquisire più di tre tessere per un’unica carta di credito. Questo ricorso è solo la reazione di chi ha paura di chi si sente ormai in netta minoranza e cerca qualunque strada per resta politicamente in piedi senza rendersi conto sta lanciando fango sul partito, su tutto il partito e quindi anche su lui stesso”. Scambi di accuse, quindi, che animeranno lo scontro fino al 26 febbraio, giorno delle primarie. E se a Taranto l’aria è pesante, per una volta, l’ex Ilva non c’entra niente.