A tre giorni dall’inizio del processo davanti ai giudici della Corte d’assise per i famigliari di Saman Abbas, la 18enne di Novellara i cui resti sono stati finalmente trovati, a Islamabad è stato deciso un nuovo rinvio del procedimento per la discussione sulla richiesta di estradizione per il padre della giovane, Shabbar Abbas. L’uomo, la moglie e madre della vittima, uno zio (che indicato il luogo dove era stato seppellito il corpo, ndr) e due cugini sono accusati di omicidio e occultamento di cadavere della 18enne che aveva rifiutato un matrimonio combinato. In udienza è stato discusso il tema della documentazione arrivata dall’Italia. Il difensore di Abbas ne avrebbe ancora eccepito la regolarità, non fornendo però ulteriori argomenti a fronte della richiesta del giudice di specificare il motivo dell’eccezione. Il pubblico ministero ha prodotto tutta la documentazione originale emessa dagli uffici pakistani coinvolti nella procedura. Ancora pendente anche la decisione sulla liberazione su cauzione. L’udienza è stata rinviata al 14 febbraio.
Al processo che inizierà in Italia si è costituito parte civile il fidanzato di Saman, Saqib Ayub. “Se mai otterremo dei soldi, li utilizzeremo per aprire una ‘Fondazione Saman’ che possa tutelare le vittime dei matrimoni forzati”, racconta l’avvocato, Claudio Falleti. oggi a Qn-il Resto del Carlino. Il giovane non sarà però presente in udienza. “Andrò solo io – spiega il legale – Lui non vuole trovarsi davanti quei mostri”, riferendosi ai tre dei cinque imputati che saranno in aula ovvero Danish Hasnain, lo zio di Saman e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Alla sbarra mancheranno la madre Nazia Shaheen, tuttora latitante, e appunto il padre Shabbar Abbas che ancora a novembre sosteneva che la figlia fosse viva. “I dieci rinvii d’udienza per la decisione sull’estradizione sono scandalosi – dice l’avvocato Falleti – Ho letto parole inaccettabili da parte della difesa di Shabbar che mette in discussione la nostra magistratura“. Poi lancia un appello al ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Nel giugno 2021 disse che la vicenda Saman non può lasciare indifferenti. Ora che è al Governo, agisca e convochi l’ambasciatore pachistano”.
Il giovane che prima abitava in provincia di Frosinone, ora vive in Piemonte, ospitato dal suo stesso avvocato. “Non l’ho mai considerato un mio cliente, ma come un secondo figlio – racconta il legale – La sua storia mi ha colpito e mi sono subito offerto di aiutarlo, sia dal punto di vista legale sia nella vita. Così io, la mia compagna lo abbiamo preso sotto la nostra ala protettiva e l’abbiamo tenuto a casa con noi per un periodo. Da qualche mese ha ottenuto il permesso di soggiorno e ha trovato lavoro come chef in un ristorante. Vive in un appartamento in Piemonte, ma viene spesso a trovarci. Ha passato anche il Natale da noi”. Il ragazzo era inviso alla famiglia Abbas che aveva promesso in sposa la figlia Saman ad un cugino in patria. Nozze combinate alle quali lei si era opposto, denunciando tutto ai servizi sociali che l’avevano collocata in una struttura protetta nel 2020. In questo periodo aveva conosciuto Saqib, fidanzandosi. Nonostante la famiglia avesse minacciato più volte il ragazzo e i suoi genitori in Pakistan, Saman voleva sposarlo e, nella primavera del 2021, tornò a casa proprio per prendere i documenti custoditi ancora a casa a Novellara dal padre e scappare con Saqib. Ma, complice anche la foto di un bacio fra i due nelle vie di Bologna, pubblicato su TikTok, il padre – secondo l’accusa – avrebbe deciso di uccidere la figlia perché aveva disonorato la famiglia.