L'intervento risale al 2019, quando aveva già chiesto l'archiviazione di 5 indagati bianconeri, compreso l'ex presidente, in un'altra inchiesta spiegando: "Nessun inganno nel bilancio". E svela un altro fascicolo "aperto e chiuso" su scambi con Genoa e Sampdoria. L'avvocato di due dirigenti coinvolti nel procedimento Prisma: "Colto, non confonde sport e diritto". Il ministro dello Sport Andrea Abodi lo segnala, ma non spiega a chi
“Sono tifosissimo del Napoli, odio la Juventus”. Ed è partita la tempesta social scatenata dai tifosi, arrivando a coinvolgere il ministro dello Sport Andrea Abodi che ha “segnalato” – senza spiegare a chi – il frammento video incriminato. Due battute di spirito, magari fuori luogo, estrapolate da una relazione di oltre 45 minuti, hanno fatto montare la polemica su Ciro Santoriello, uno dei due pubblici ministeri – coordinati da un terzo magistrato, Marco Gianoglio – che hanno portato avanti l’inchiesta sui presunti falsi in bilancio dei bianconeri durante l’era Andrea Agnelli. La qualità del lavoro svolto dal pool della procura di Torino – finita nel mirino dei tifosi – è attesa da un primo vaglio il 27 marzo, quando inizierà l’udienza preliminare davanti al giudice Marco Picco. Ma intanto fa discutere lo spezzone di un intervento di Santoriello nel 2019, due anni prima dell’indagine che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio dell’ex presidente e di tutti i vertici della Vecchia Signora. È il 14 giugno e Santoriello parla a una tavola rotonda, organizzata da due studi legali (Fornari e associati e Grassani e associati) con Pwc Tls Avvocati e commercialisti. Il tema è “Il modello organizzativo e le società calcistiche: la prevenzione degli illeciti tra giustizia penale e giustizia sportiva”.
Il frammento: “Tifo Napoli, odio la Juve” – Al termine della sua relazione, in uno scambio di battute con un altro relatore, Santoriello precisa: “Basta che non si tifi Juventus”. Ma a surriscaldare i social è stato soprattutto un passaggio precedente. In un discorso che verteva soprattutto sull’applicazione della legge 231 del 2001, ovvero la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato, Santoriello fa una digressione – al più discutibile per ragioni di opportunità – e ammette a un certo punto di essere “tifosissimo del Napoli” e aggiunge: “Odio la Juventus”. In sala si ride e qualcuno chiede: “Qual è più importante delle due?”. Il magistrato si lascia andare: “Come tifoso è importante il Napoli, come pubblico ministero sono anti-juventino, cioè contro i latrocini in campo, eppure mi è toccato scrivere le archiviazioni”. Per molti è la “prova” di un presunto “accanimento” giudiziario, qualcosa che inficia il lavoro della Guardia di finanza, nato dagli accertamenti della Consob e coordinato da tre magistrati. Il riferimento di Santoriello è a una precedente indagine che gli fu affidata: nel 2017 fu proprio lui – che si è occupato anche del fallimento dell’Auxilium Torino – a chiedere l’archiviazione di Andrea Agnelli e altri quattro indagati (l’ex ad Aldo Mazzia e i sindaci) nell’ambito di una indagine per falso in bilancio nata da una denuncia dell’ex presidente del Bologna Giuseppe Gazzoni Frascara. Sulla base delle sentenze della Cassazione relative a Calciopoli che indicavano la Juventus e la Fiorentina come responsabili civili, sosteneva Gazzoni Frascara, i club avrebbero dovuto accantonare un ‘fondo oneri e rischi’ per eventuali richieste risarcitorie. Avendo l’obbligo di esercitare l’azione penale, a marzo la procura di Torino avviò gli accertamenti.
Quando archiviò nel 2017: “Juve corretta” – All’epoca Santoriello lavorò sul caso da solo e non in pool: tre mesi più tardi, sentito il responsabile finanziario della Juve, Marco Re, il quale aveva riconosciuto che la società rischiava di dover pagare ma aveva detto che questa probabilità era ritenuta inferiore al 50 per cento, chiese l’archiviazione, poi accolta dal giudice per le indagini preliminari. Scriveva il pubblico ministero: “La concreta idoneità ingannatoria dei bilanci della Juventus Spa, pur volendoli ritenere civilisticamente censurabili, è palesemente assente”. Nelle 13 pagine con cui smontò la denuncia della Victoria 2000 di Gazzoni Frascara, Santoriello spiegava per filo e per segno come la società bianconera si fosse comportata in maniera corretta esponendo “chiaramente” nei bilanci 2015 e 2016 l’esistenza di cause civili spiegando perché non riteneva di dover accantonare un fondo per eventualmente risarcire in sede civile. Il modus operandi dei bianconeri, disse il pubblico ministero, è “assolutamente conforme” ai principi contabili di riferimento e le decisioni prese “precludono ogni possibilità di qualificare come penalmente rilevante” il bilancio. Tra l’altro, sottolineava Santoriello, era stata “evidenziata espressamente nella nota integrativa” l’esistenza di cause civili: “Sicché nessun lettore del bilancio può dirsi ingannato”. Dopo le polemiche, al fianco di Santoriello si è schierato anche Luigi Chiappero, legale della Juventus e che nel procedimento Prisma difende due ex dirigenti bianconeri: “Un magistrato colto che non ha mai confuso il calcio con il diritto – ha detto a La Stampa – A tal proposito ricorderei come fu proprio lui ad archiviare tutte le accuse in un procedimento del passato aperto sui conti della società bianconera”. Nel corso della relazione, tra l’altro, è lo stesso Santoriello a rendere pubblica un’altra occasione nella quale la procura di Torino ha svolto accertamenti sulla Juventus senza esercitare l’azione penale.
Il fascicolo “aperto e chiuso” e Abodi “segnala” – Il pubblico ministero spiegava come, dopo un’oscillazione negativa del titolo in seguito a una sconfitta per 2-0 a Madrid in Champions League, erano state monitorate alcune operazioni di mercato, in realtà ‘aperte’ nei mesi precedenti: “Sarà un caso ma da quel giorno fanno scambi con Sampdoria e Genoa, noi come procura ci siamo attivati, abbiamo aperto e chiuso il fascicolo”. Non ravvisando falso in bilancio, aggiunse, “ci sarà stata probabilmente una turlupinazione” degli azionisti “ma il penale non c’è”. E sottolineava: “Sul punto delle plusvalenze non si deve scherzare, le problematiche che aprono quando si è quotati sono un problema”. Quel tipo di operazioni sono poi entrate nel procedimento in corso, nato dagli accertamenti della Consob e assegnato dai suoi superiori a lui e al collega Mario Bendoni, e ne vengono contestate in serie anche grazie alle intercettazioni, mai disposte nelle altre due inchieste nonostante l’ipotesi di falso in bilancio permettesse di richiederle. Alla luce degli accertamenti, il pool le ritiene frutto di una “pianificazione” descritta come “precisa” e “necessaria” per non rinunciare ai “giocatori di maggior rilievo”. Insomma, alla luce dell’ultima inchiesta, gli scambi appaiono come “piegati non ad esigenze tecnico-sportive ma di bilancio”. In un ulteriore passaggio della sua relazione, Santoriello aveva anche spiegato come in passato – quando era in servizio a Napoli – si sia occupato a livello giudiziario dell’ex presidente del club partenopeo Salvatore Naldi, che nel 2001 acquistò le quote da Corrado Ferlaino. Mentre la Juventus tace, tra le innumerevoli reazioni sui social c’è stata quella del ministro dello Sport Andrea Abodi. “Ho visto, ascoltato e segnalato, nel rispetto dei ruoli, per le opportune verifiche e valutazioni. Per ora penso sia corretto che mi fermi qui”, ha twittato in piena notte senza spiegare a chi abbia posto la questione delle dichiarazioni del pubblico ministero.