Una ventina di prigionieri, accusati di essere combattenti dell’Isis, hanno approfittato del terremoto che si è abbattuto sul nordovest della Siria e sono evasi dal carcere militare di Rajo, al confine con la Turchia. Secondo quanto riportato da alcune fonti sul territorio, dopo il sisma che ha colpito la regione, causando migliaia di morti, i detenuti hanno organizzato un ammutinamento e hanno preso il controllo di alcune sezioni del carcere. Nel corso della rivolta, sfruttando i danni subiti dalle porte e dalle mura del penitenziario, un manipolo di carcerati è riuscito a fuggire.
Il terremoto, con epicentro a meno di 100 km da Rajo, vicino alla città della Turchia del sud di Gaziantep, “ha creato delle falle nella struttura carceraria”, ha dichiarato una fonte della sicurezza. “Una ventina di prigionieri sono fuggiti. Si ritiene che siano membri dell’Isis”, ha continuato. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong con sede a Londra e con una vasta rete di fonti nel Paese in guerra, ha confermato la notizia dell’ammutinamento. Allo stesso tempo, però, ha affermato di non essere in grado di dire se qualche carcerato sia evaso durante la rivolta.
Situata nella zona di Afrin, teatro di conflitti tra forze armate di Ankara e milizie curde, la prigione militare di Rajo è controllata dalle forze filo-Ankara. Ospita circa 2.000 detenuti, di cui 1.300 sospettati di aver combattuto per lo Stato Islamico. In questa area sono presenti diverse strutture detentive in cui sono rinchiusi molti miliziani di Daesh. L’organizzazione terroristica ha tentato più volte di liberare i suoi veterani con degli assalti armati. Le tremende conseguenze del terremoto sul territorio potrebbero facilitare queste operazioni.