Diritti

Suicidio assistito, +111% le richieste all’Associazione Coscioni. Cappato annuncia due nuovi viaggi in Svizzera

"Ci siamo impegnati ad aiutare altre due persone ad andare in Svizzera" dice Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e fondatore dell’associazione Soccorso Civile. Altre dieci persone sono pronte "a pagare in prima persona per difendere le proprie convinzioni e la libertà di tutti"

Mentre il Parlamento sembra aver “dimenticato” di discutere una legge sul fine vita, come chiesto dalla Corte costituzionale nella storica sentenza su Dj Fabo, Marco Cappato è pronto a una nuova disobbedienza civile. Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e fondatore dell’associazione Soccorso Civile, che si è autodenunciato per avere accompagnato in Svizzera malati che non potevano accedere al suicidio assistito in Italia, fa sapere: “Ci siamo impegnati ad aiutare altre due persone ad andare in Svizzera”: la prima è una signora di Bologna che partirà proprio “nei prossimi giorni”.

Come negli ultimi casi, anche ora le persone malate che verranno accompagnate in Svizzera – precisa l’Associazione, non possono accedere al suicidio assistito in Italia in quanto, come nei recenti precedenti di Massimiliano, Romano (parkinsonismo) e Elena Altamira (paziente oncologica), non sono in possesso di uno dei requisiti previsti dalla sentenza della Consulta 242/2019 Cappato-Antoniani, ovvero non sono “tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale“. È infatti solo grazie alla sentenza 242 della Corte costituzionale, dopo la vicenda di Dj Fabo, che in Italia è possibile ‘l’aiuto al suicidio’ ma solo quando la persona malata che ne fa richiesta è affetta da una “patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e – appunto – è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”.

Tutte condizioni presenti nel caso di Federico Carboni, che lo scorso 16 giugno, primo in Italia, ha potuto accedere al suicidio assistito senza che l’aiuto fornito configurasse reato. Oggi, fa sapere l’associazione, altre dieci persone sono pronte “a pagare in prima persona per difendere le proprie convinzioni e la libertà di tutti” con coraggio. L’allargamento, precisano ancora dall’Associazione, è indispensabile per far fronte a una sempre maggiore richiesta viso che sono aumentate del 111% le persone che si sono rivolte a loro. Solo nell’ultimo anno sono state 351 le persone che hanno richiesto informazioni (contro le 166 dei 12 mesi precedenti), ovvero quasi 30 al mese: 62 richieste da gennaio 2023 (+313% rispetto alle 15 dello stesso periodo dell’anno precedente). Mentre 1.246 è il numero di persone che più in generale hanno chiesto informazioni sul fine vita. Per Filomena Gallo, avvocata e Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni il Parlamento non è in grado di “di affrontare adeguatamente la questione per rispondere alle urgenze dei pazienti che vogliono il rispetto delle loro scelte nel fine vita; per questo è importante che nel silenzio delle aule parlamentari siano le aule di giustizia a esprimersi su quello che consideriamo un diritto fondamentale, e che chiederemo anche all’Unione europea di riconoscere e garantire”.