Le notizie che giungono dalla Turchia e dalla Siria generano, come sempre in questi casi, un senso di sgomento e di impotenza. Dal caldo delle nostre case guardiamo in tv i superstiti intirizziti aggirarsi nella neve, senza più nulla: con le nostre risorse sovrabbondanti vorremmo dare una mano ed essere vicini. Ma il nostro desiderio (di umanità) è frustrato dall’immensità della catastrofe e dalla distanza.

La Protezione Civile rassicura le nostre turbate coscienze: “Il nostro Paese ha offerto un modulo Usar (ricerca e soccorso in ambito urbano), messo a disposizione dai Vigili del Fuoco e composto da 57 operatori, di cui 11 medici e 12 tonnellate di attrezzature, che nelle prossime ore partirà per la Turchia”. Meno male, ci pensano loro! E i volontari? Dove sono i volontari? Le Protezioni Civili europee provano a organizzarli e coordinarli, però in numeri minimi. Quella italiana in teoria pesca da un ampio pool di Ong associate; in pratica verranno coinvolte poche persone.

Ai comuni mortali non resta che inviare denaro tramite Caritas, Unicef, Cei (otto per mille), ecc. Però non sai mai quando una data organizzazione ha già raggiunto il suo target; o come, e quando, spende i soldi. La Protezione Civile non potrebbe coordinare questi aspetti informativi cruciali? Ad esempio pubblicando, per ogni singola emergenza, un elenco di Ong con i loro obiettivi di entrate e di spesa e quanto hanno già ricevuto? Anche per darci degli obiettivi. A volte poi, le nostre case sono piene di roba inutilizzata che non riusciamo a riciclare e di cui ci libereremmo più volentieri dei soldi. I bonifici disumanizzano la carità trasformandola in anonime transazioni finanziarie. Viceversa, preparare pacchi dono c’impegna, ci costringe a pensare al destinatario, a entrare un poco di più in relazione. E la relazione è importante per tutti.

Oggi in Turchia e Siria c’è bisogno di vestiti caldi e nel brevissimo termine sarebbero più utili dei soldi; noi ne abbiamo e vorremmo donarli, ma non sappiamo come. L’intervento diretto della Protezione Civile resta pur sempre una preziosa goccia nel mare. Ma 60 milioni di italiani – fra cui 6 milioni di volontari – potrebbero e vorrebbero fare di più. Come già durante l’emergenza Covid, ci piacerebbe che la Protezione Civile e le istituzioni aiutassero il Paese a mobilitarsi, invece di abituarlo solo a delegare.

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