“Non mi ha mai proposto di introdurre lezioni di tiro a segno a scuola”. Dopo oltre 24 ore di silenzio, il generale Franco Federici, consigliere militare della Presidenza del Consiglio, interviene in difesa del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, finito al centro di una tempesta politica per il retroscena de La Stampa che martedì ha ricostruito come il fedelissimo di Giorgia Meloni, da sempre vicino ai costruttori di armi, abbia chiesto una sponda all’alto militare per portare le pistole e carabine negli istituti scolastici.

“In merito alla notizia riportata su alcuni quotidiani nazionali, secondo la quale il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, mi avrebbe richiesto un parere per introdurre lezioni di tiro a segno nei programmi scolastici, dichiaro che tale richiesta non ha mai avuto luogo e non vi è stata alcuna proposta in tal senso. La notizia, pertanto, è totalmente priva di fondamento”, ha fatto vergare in una nota il generale Federici.

L’articolo de La Stampa riportava una conversazione tra Fazzolari e Federici, ascoltata subito dopo le dichiarazioni congiunte della premier e del primo ministro etiope: “Dobbiamo fare un tavolo per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole. C’è tutta una rete di associazioni che si possono coinvolgere, ci sono ragazzi molto appassionati e bravi che lo fanno nel tempo libero. Manca una struttura e un riconoscimento ufficiale. È un’attività che io penso meriti la stessa dignità degli altri sport”, erano le parole attribuite a Fazzolari dalla ricostruzione del giornale torinese. E il militare, prendendo tempo, avrebbe risposto: “Sì, in effetti è anche una disciplina olimpica. Vediamo cosa possiamo fare. Organizziamo un incontro e mettiamo intorno al tavolo i vari soggetti interessati”.

Per corroborare la ricostruzione, La Stampa ricordava la nota passione per le armi di Fazzolari, autore – nella scorsa legislatura – di un emendamento che ha autorizzato il commercio di munizioni parabellum anche per uso civile. Il senatore di FdI aveva subito definito l’articolo “ridicolo e infondato” e spiegando che la “chiacchierata” verteva “su tutt’altro”, cioè “la necessità di fornire maggiori risorse per l’addestramento di forze armate e forze di polizia e oltre a ciò l’ipotesi di prevedere un canale privilegiato di assunzione in questi corpi dello Stato per gli atleti di discipline sportive reputate attinenti, anche se non olimpiche, quali paracadutismo, alpinismo e discipline di tiro”. E nelle ore successive fonti a lui vicine avevano annunciato l’intenzione del sottosegretario di ricorrere alle vie legali.

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