È finita a Bali la fuga di Antonio Strangio, latitante di ‘ndrangheta. Il 32enne, legato alla omonima ‘ndrina di San Luca, era ricercato dal 2016 per produzione e traffico di droga con l’aggravante del metodo mafioso. La cattura è avvenuta, con la collaborazione dell’Interpol Indonesia, nell’aeroporto internazionale della città indonesiana ed è stata eseguita dalla polizia locale. Strangio era stato coinvolto nell’ambito dell’operazione Eclissi 2, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta dai carabinieri del capoluogo calabrese. Da tempo era stato colpito dalla Red Notice dell’Interpol, l’avviso di cattura internazionale per i soggetti ricercati in tutto il mondo.

L’indagine che vede coinvolto Strangio è la prosecuzione della “Operazione Eclissi” del luglio 2015, nell’ambito della quale era state emesse 11 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti appartenenti a cosche della ‘ndrangheta del Vibonese e del Reggino e legati al clan Bellocco di Rosarno. Nel 2016 il 32enne era scappato in Australia da dove, essendo stato naturalizzato cittadino australiano, non poteva essere estradato. I carabinieri, supportati dall’Unità I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) e dagli uomini per la Sicurezza italiana a Canberra, hanno continuato a seguire le sue tracce senza mollare la presa e al primo passo falso l’hanno catturato.

L’arresto di Strangio segue di poche ore la cattura avvenuta, a Saint Etienne, in Francia, di Edgardo Greco, latitante da 17 anni, conosciuto come lo “chef della ‘ndrangheta” e condannato all’ergastolo per duplice omicidio. Con Strangio sono 42 i latitanti arrestati in tutto il mondo in poco meno di tre anni dall’avvio del Progetto I-Can, che, sottolineano i carabinieri, “sta raccogliendo i risultati di un lavoro volto a far crescere nelle forze di polizia di 13 Paesi (quelli più esposti alla minaccia) la consapevolezza della pericolosità globale dalla ‘ndrangheta, che fino a poco tempo fa veniva considerata un fenomeno folcloristico italiano e non una potente organizzazione criminale che si è fatta impresa in tutto il mondo, che opera attraverso piattaforme criptate, paga in criptovalute e che inquina il tessuto economico e finanziario delle realtà che ‘colonizza’”.

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