Il terribile terremoto che ha mietuto migliaia di vittime in Turchia, Siria e Iran ha commosso fortemente la comunità mondiale facendo riemergere quel senso di solidarietà che sembrava sopraffatto dal neoliberismo economico.
Condivido in pieno questi sentimenti ed esprimo innanzitutto la mia più accorata partecipazione a questa dolorosa tragedia, pensando ai tanti, anche bambini, condannati a una terribile morte.
Purtroppo è da notare che nonostante le tragedie naturali, quelle provocate dall’uomo non tendono a fermarsi. Non possiamo tacere che Assad è stato capace di bombardare i siriani, vittime del terremoto, ritenuti contrari al suo regime, mentre la guerra in Ucraina sembra allargarsi rendendo più probabile un olocausto finale.
Come ho sempre ripetuto, il tutto dipende dal fatto che gli ideali di eguaglianza economica e sociale chiaramente sanciti in Costituzione sono stati oscurati e sovente calpestati dalla concezione egoistica neoliberista, condivisa da Draghi e dall’attuale Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, secondo i quali vale il motto di Orban: “avanti il merito, indietro i diritti”.
In sostanza si è tolto l’argine dell’ordinamento giuridico contro le sopraffazioni e gli atti delinquenziali, dimenticando la necessità inderogabile di una vita libera e dignitosa da parte di tutti per arrivare alla conclusione del dominio della forza, la quale esalta gli istinti e distrugge la ragione.
In questa prospettiva ha avuto successo quella che definisco una corsa all’imbarbarimento e cioè la cancellazione delle norme che tutelano la Comunità e che invece favoriscono le azioni speculative del libero mercato.
Gli effetti tragici di questa involuzione di pensiero hanno distrutto l’economia italiana, hanno allargato la forbice tra ricchi e poveri e hanno indotto alla formulazione di leggi che poco hanno a che vedere con la nostra Costituzione, fondata sulla tutela della persona umana, e molto invece hanno a che condividere con le cosiddette leggi di mercato.
Ne è un esempio quanto sta avvenendo a proposito del superbonus edilizio ed energetico al 110%. Questo provvedimento deriva dall’accoglimento della direttiva europea 2010/13/UE, che dopo vari passaggi ha ricevuto la sua completa regolamentazione con l’articolo 119, della legge numero 77 del 2020, relativa agli incentivi per l’efficienza energetica.
Sennonché è avvenuto che numerose imprese, per la cui attività non era stato previsto alcun controllo, hanno aumentato la somma del loro credito, rendendo impossibile far rientrare nelle previsioni di bilancio questa maggiore spesa. Per cui il governo Draghi con il decreto aiuti quater del 18 novembre 2022 n.176, convertito nella legge n.6 del 12 gennaio 2023 entrata in vigore il 13 gennaio scorso, ha improvvisamente ridotto il credito fiscale (e cioè la somma versata dallo Stato per la realizzazione dell’opera di efficienza energetica) dal 110% al 90%, riducendo del 10% il guadagno da parte degli intermediari (in pratica delle banche) per l’acquisto dei titoli di credito relativi alle opere di efficientamento energetico, con la conseguenza che detti intermediari si sono rifiutati di acquistare tali titoli di credito.
A questo punto le imprese creditrici che hanno in parte compiuto i loro lavori hanno bloccato 90mila cantieri, creando 130mila disoccupati. Tutto questo dimostra come il rifiuto dei controlli da parte dello Stato o delle pubbliche amministrazioni e l’affidamento completo alle leggi di mercato abbia favorito la speculazione da parte delle imprese private, producendo enormi danni a carico della collettività, non più protetta dalla legge, ma oggetto di preda da parte del mercato generale.
È per questo che ancora una volta mi sento di affermare che le liberalizzazioni e le privatizzazioni costituiscono un forte danno per il popolo e che il governo deve immediatamente cambiare strada.