Il gruppo bancario Monte dei Paschi di Siena, ancora al 64% di proprietà dello Stato, ha chiuso il 2022 con una perdita di 205 milioni di euro, a fronte di profitti per 310 milioni del 2021. La banca sarebbe però stata in utile se non ci fossero stati i 925 milioni di euro investiti nel piano di incentivi all’esodo che ha coinvolto 4mila dipendenti. Nel solo quarto trimestre dell’anno la banca ha registrato profitti per 156 milioni di euro, il doppio rispetto alle attese degli analisti. “Mps non è più un problema sistemico ma un vero asset di valore per il Paese”, afferma l’amministratore delegato Luigi Lovaglio, illustrando i dati. Nel 2022 Mps ha registrato ricavi per 3.088 milioni, in crescita del 3,6% sul 2021, grazie al balzo del 26% del margine di interesse, spinto dal rialzo dei tassi, che ha compensato il calo delle commissioni (-8%), penalizzate dalla volatilità dei mercati, e il risultato inferiore al 2021 dell’attività di trading e dei proventi da partecipazioni. I costi per il personale sono scesi del 2,4% rispetto al 2021. Salgono leggermente i crediti in sofferenza che passato dai 3,2 miliardi di settembre ai 3,3 miliardi di fine anni. In aumento le perdite su crediti, salite dai 250 del 2021 a 417 milioni. Il dato, spiega Mps, include le rettifiche connesse all’operazione di cessione dei crediti deteriorati conseguenti all’utilizzo di scenari di vendita nei modelli di stima, nonché il costo derivante dall’aggiornamento degli scenari macroeconomici, mentre nel 2021 la banca aveva beneficiato di riprese di valore per circa 130 milioni su alcune posizioni.

Nel corso del 2022 Mps ha visto ridursi sia i volumi di raccolta che gli impieghi alla clientela. La raccolta diretta è scesa del 9,2% a 82 miliardi di euro, quella indiretta dell’11,5% a 92,4 miliardi di euro, con una flessione superiore all’11% sia nella componente gestita (-11,6% a 57,7 miliardi) che in quella amministrata (-11,4% a 34,7 miliardi). “È trascorso un anno da quando ho avuto l’onore di sedermi in prima fila in questa banca, non pensavo che dopo solo 7 mesi dall’avvio del piano mi sarei trovato qui a presentare risultatati trimestrali con un utile di 156 milioni, un cost income del 60% e un core tier 1 del 15,6%”, ha detto Lovaglio. Il banchiere ha definito il quarto trimestre “un punto di svolta” per la banca, “nel pieno di un viaggio rigoroso e disciplinato” che la condurrà “alla destinazione fissata dal piano industriale”. I risultati 2022 – in particolare quelli del quarto trimestre che iniziano a beneficiare del calo del costo del personale, dimostrano come Mps sia “in grado di generare risultati sostenibili nel tempo”.

Il piano Mps è stato finanziato con un macchinoso aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, 1,6 a carico del Tesoro, realizzato lo scorso autunno. Va ricordato che, in generale, il 2022 è stato un anno particolarmente favorevole per i conti delle banche italiane, a cominciare dai big Unicredit e Intesa Sanpaolo che, grazie al rialzo dei tassi, hanno messo a segno utili da record. Per il prossimo anno l’amministratore delegato di Mps Lovaglio, conferma l’obiettivo di un utile pre tasse di 700 milioni di euro nel 2024. “Ci siamo impegnati a raggiungere questo target e riteniamo che ci avvicineremo a questo target già nel 2023″, ha detto in conference call con gli analisti. “La banca è sostanzialmente uscita da questo periodo oscuro e questo dovrebbe spianare la strada a qualsiasi operazione in futuro la banca dovesse intraprendere” ha detto Luigi Lovaglio concludendo che “Dopo anni difficili la banca è nella posizione di scegliere e raggiungere il suo porto sicuro”.

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