Trecentonovantatré. È il numero delle persone senza dimora che sono morte in Italia nel 2022, il 55 per cento in più rispetto al dato dell’anno precedente. E il 2023 è iniziato nel peggiore dei modi, 54 morti in soli 38 giorni: in media quasi due decessi al giorno. È questo il quadro che emerge dal report annuale dell’osservatorio della Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora (fio.PSD) che raggruppa più di 140 enti che lavorano nel terzo settore.

“Il 2022 si porta con sé il bilancio più pesante degli ultimi tre anni” si legge nel report che sottolinea l’incremento del 55 per cento delle morti rispetto al 2021 e dell’83 per cento rispetto al 2020. I motivi di questo trend, secondo l’osservatorio, vanno ricercati nelle “situazioni emergenziali degli ultimi anni, imposte dalla pandemia, dall’emergenza ucraina e dalla crisi energetica che hanno creato una notevole pressione sui servizi che si ritrovano ad agire in un contesto di restrizioni e di difficoltà nel far fronte a una domanda di accoglienza sempre più diffusa”. Tradotto nella pratica: “Sempre più persone infatti si rivolgono ai servizi per la grave marginalità e al crescere di questi numeri cresce anche la quota di persone che non riesce a sopravvivere al disagio e alle sofferenze che non avere una casa comporta”.

Ma c’è un altro dato significativo: nel 2022 le morti nei mesi estivi (109) hanno superato quelle avvenute durante la stagione invernale (86). “Non si muore di freddo ma di disperazione, solitudine e disperazione – spiega al fattoquotidiano.it Lucia Fiorillo, dell’osservatorio fio.PSD – e dunque parlare di emergenza solo quando le temperature si abbassano è fuorviante”. A partire da questo dato la Federazione suggerisce due riflessioni. La prima fa riferimento all’impatto della crisi energetica e del cambiamento climatico sulla condizione del senza dimora: “Nel periodo estivo le condizioni di vita di queste persone appaiono particolarmente critiche, a causa di un peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie ed essendo per essi difficile proteggersi dalle ondate di calore e accedere alle risorse idriche.”. La seconda spiegazione fa riferimento al ruolo dei “piani emergenziali adottati dalle amministrazioni locali tra i mesi di dicembre-marzo, con l’ampliamento dei posti letto nelle strutture di accoglienza notturna e il rafforzamento dell’attività delle unità di strada” che potrebbero “aver contribuito a contenere, almeno in parte, i decessi”.

I numeri, secondo la Federazione, sono quelli di “una strage invisibile”. O meglio: i riflettori sembrano accendersi soltanto nei mesi invernali durante la cosiddetta “emergenza freddo”. Ma come risulta dal report “parlare di emergenza rispetto al tema della grave marginalità adulta risulta doppiamente fuorviante, perché non permette di guardare ad una situazione dettata in larga parte da meccanismi sociali ed economici di tipo strutturale, e perché conduce a un’azione guidata da un’ottica riparativa, quando ci sarebbe necessità di porsi in una logica di intervento strutturato e di lungo periodo, in grado di incidere sulle cause profonde che generano il fenomeno dei senza dimora”. Un esempio? “L’accesso a una casa, alle cure e a percorsi di reinserimento sociale – sottolinea la presidente fio.PSD Cristina Avonto – è il primo passo per poter vivere una vita dignitosa e fornire a chi ne ha più bisogno una rete di protezione che può salvare la vita”. I servizi tradizionali come la distribuzione di pasti e vestiti, secondo Avonto, “seppur indispensabili non sono più sufficienti. Negli ultimi anni sono state stanziate ingenti risorse destinate al contrasto della grave marginalità adulta e questi stanziamenti dovrebbero creare le condizioni per innescare un cambiamento nella mentalità con cui viene affrontato il fenomeno”.

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