Secondo uno studio di Enel Foundation con Elettricità Futura e Althesys la filiera, al 2030, potrebbe portare benefici economici per 345 miliardi e la creazione di mezzo milione di posti di lavoro in Italia. Ma al momento siamo lontani dai target europei e le semplificazioni approvate finora non bastano. Il ministro: “Non possiamo continuare a installare 3 gigawatt all’anno”
Se nel 2022 l’Europa ha visto eolico e solare generare insieme il 22% dell’elettricità dell’Unione, superando per la prima volta la quota del gas (20%), ma anche il deficit di idrogeologico e nucleare e un aumento della quota del carbone, l’Agenzia internazionale dell’Energia prevede che nel 2025 le fonti rinnovabili supereranno il carbone come prima fonte di energia al mondo. Insieme al nucleare, copriranno quasi tutta la crescita della domanda globale di elettricità. Entro i prossimi tre anni, quindi, la quota delle rinnovabili nella produzione globale di elettricità salirà dal 29% nel 2022 al 35% nel 2025, mentre caleranno le quote di carbone (dal 36 al 33%) e del gas. In quest’ultimo caso un calo compensato in parte dalla crescita nel Medio Oriente.
Al momento, le performance dei Paesi europei restano molto variegate e quella dell’Italia non brilla: come raccontato da ilfattoquotidiano.it, nel 2022 la produzione di elettricità da fonti rinnovabili è calata e la nuova capacità installata, pur essendo aumentata, è ben al di sotto delle promesse del governo Draghi. Eppure, nelle stesse ore in cui l’Aie presentava i dati del suo rapporto sul mercato dell’elettricità, è stato pubblicato lo studio che Enel Foundation ha realizzato insieme a Elettricità Futura e Althesys, secondo cui la filiera delle rinnovabili, al 2030, potrebbe portare benefici economici per 345 miliardi e la creazione di mezzo milione di nuovi posti di lavoro. Presente anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ribadisce: “Non possiamo continuare a installare 3 gigawatt all’anno”.
Il piano e lo studio di Enel – Il piano nazionale descritto nello studio ‘La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030’ prevede una nuova capacità rinnovabile per 85 GigaWatt, portando all’84% le rinnovabili nel mix elettrico (oggi siamo a una quota del 42% circa, ndr). “Raggiungendo questo traguardo, nei prossimi 8 anni l’Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas con un risparmio di 110 miliardi di euro”, ha spiegato Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura. Al 2030, inoltre, 540mila nuovi posti di lavoro nel settore elettrico e nella sua filiera industriale si aggiungerebbero ai circa 120mila di oggi. “Nei prossimi anni ci sarà sempre più bisogno di tecnologie, competenze e visione strategica a supporto della transizione energetica – ha sottolineato Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale di Enel – e l’Italia potrà avere un ruolo da protagonista solo creando e rafforzando una catena del valore nazionale in grado di competere nello scenario internazionale”. Bisognerà, però, tradurre il piano in fatti.
Le parole del ministro. Anche sulle comunità rinnovabili, che restano senza decreto – Perché i gigawatt che si possono realizzare secondo gli operatori, hanno bisogno di semplificazione e investimenti, prima di tutto. E finora, nonostante norme, piani e gigawatt annunciati, l’Italia è lontana dai target europei. Le ultime parole alla presentazione dello studio di Enel, nel corso della quale il ministro Pichetto Fratin, ricordando che la prossima settimana approderà in Consiglio dei ministri il decreto sulle semplificazioni per il Pnrr, ha commentato: “Oggi a livello energetico siamo 2/3 fonti fossili e 1/3 rinnovabili, se rispetteremo il quadro presentato nel 2030 invertiremo le proporzioni”. E, già nei giorni scorsi, aveva detto: “Dobbiamo arrivare a 10 GW all’anno” di capacità installata. Rilanciando anche il proposito di “attivare tra le 15 e le 20mila comunità energetiche”, per le quali, però, manca il decreto attuativo. Ma i problemi sono tanti e diversi. Basti pensare alla richiesta di verifica preventiva dell’interesse archeologico (VPIA) nella procedura propedeutica a presentare la Via: le modifiche introdotte la scorsa estate hanno creato un impasse a cui non si è ancora posto rimedio.
Le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’Energia – Con queste basi, occorre fare uno sforzo di immaginazione per vedere l’Italia proiettata tra i Paesi trascinatori delle rinnovabili, a livello globale, nel mercato dell’elettricità. Secondo l’Aie nel 2025, quindi tra non molto, le fonti rinnovabili nel 2025 supereranno il carbone come prima fonte di energia al mondo, coprendo (insieme al nucleare) quasi tutta la crescita della domanda globale di elettricità nei prossimi tre anni, che aumenterà in media del 3% all’anno, contro una media del 2,4% che ha caratterizzato gli anni precedenti alla pandemia. Altri 2.493 terawattora di domanda saranno aggiunti nel 2025, portando la domanda globale a 29.281 TWh. Sul lato dell’offerta, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili crescerà di 2.450 TWh (dunque il 98% della crescita della domanda), arrivando da 8.349 TWh nel 2022 a 10.799 TWh nel 2025, mentre rimarranno stabili le generazioni elettriche da carbone (da 10.325 a 10.217 TWh) e da gas (da 6.500 TWh a 6.522). Si sarebbe potuto (e dovuto) fare di più, se non ci fossero state le crisi delle materie prime e dei prezzi e una guerra nel bel mezzo dell’Europa che ha contribuito ad aggravare le prime due. Ma tant’è: aumenterà anche la produzione da nucleare, trainata dall’Asia e dai nuovi reattori di Cina e India e dal riavvio dei reattori in Francia e Giappone. La previsione è di una generazione che crescerà di 302 TWh al 2025, da 2.684 TWh nel 2022 a 2.986 terawattora. Con la benedizione dell’Europa e il sigillo della Tassonomia Verde.