E’ difficile spiegare l’attrazione degli italiani per Sanremo, per una settimana è come se la penisola cadesse in una magia. Aver partecipato a tre edizioni del Festival come autore, è un po’ rompere l’incantesimo come quando Dorothy scopre che il Mago di Oz è un vecchio ventriloquo del Nebraska. Però in famiglia è adorato e ho promesso che lo guarderò.

Come affrontare una maratona così estenuante senza cadere nel sonno, piccolo fratello della morte? Una pazzia: mi sono iscritto al Fantasanremo. Dico una pazzia, perché subito dopo l’iscrizione mi sono reso conto di quante cose vanno sapute per poter competere e soprattutto che la mia squadra di cinque cantanti combatte contro 2 milioni di Fantasquadre.

Questo gioco è una costola rivisitata del noto Fantacalcio che una ricerca empirica stima 6/7 milioni di adepti. Dico costola non a caso. L’inventore del Fantacalcio, Riccardo Albini, mi ha raccontato che sono due le cose che i giocatori gli dicono quando lui svela la prestigiosa identità. La prima è “sarai diventato milionario”, cosa non vera. La seconda “mia moglie ti odia” e questo è vero. Ogni venerdì milioni di italiani si dimenticano di tutto e pensano solo a chiudere la formazione da inviare al gruppo. Il primo test del Fantacalcio è del 1988, nel 1989 il primo minicampionato a cui ho partecipato anch’io! Allora non mi rendevo conto dell’importanza dell’evento, ma oggi colgo tutta la portata storica.

Oggi paragonerei quel gruppo ai ragazzi di Via Panisperna, gli allievi di Enrico Fermi dell’istituto di fisica che riuscì a portare a termine il primo esperimento nucleare. C’erano anche Gino e Michele, Giorgio e Marco della Gialappa’s e Massimo Pongolini in arte Pongo, che, non so perché, comprava tutti i giocatori della squadra del Cagliari. In 35 anni il Fantacalcio è diventato un fenomeno inarrestabile, ma se il Fantasanremo è arrivato a due milioni di squadre in 5 anni, si potrebbe anche immaginare un sorpasso in futuro.

Sarebbe “la rivincita delle mogli”, perché si sa che questo successo è stato spinto soprattutto dal pubblico femminile. Una continuazione del MeToo, più efficace della lunga lettera della coraggiosa Chiara Ferragni.

Per cui, eccomi qua con la mia squadra battezzata Cric&Croc. Caposquadra: ARTICOLO 31, gli altri: COMA-COSE, I CUGINI DI CAMPAGNA, PAOLA E CHIARA e SETHU (così scoprirò chi è). In gara nella prima serata i Coma-Cose e i Cugini di Campagna, 85 punti, non male. Dei Coma-Cose segnalo il bacio sulla bocca che mi ha regalato 10 punti, mentre mi voglio lamentare dei soli 5 punti dati per l’outfit luminoso: i pigiami di paillettes dei Cugini meritavano molto di più. Purtroppo non ho in squadra Gianmaria che mi dicono ha preso tanti punti per aver fatto intravedere un capezzolo e Ariete che ha dato un cinque ai conduttori.

Non so se l’esibizione di Blanco ha portato punti al FantaSanremo, sicuramente ne ha portati al Festival, di audience. La distruzione del palco, all’inizio è sembrata un’idea di spettacolo, invece poi si è capito che non era preparata, ma che Blanco, cantando, si è accorto che il pezzo era troppo brutto.

Grande assente nelle canzoni del Festival, la melodia. L’ha portata Roberto Benigni, un elemento che avrei messo volentieri in squadra. Nella memoria rimarrà il suo racconto del ventennio fascista o Morandi che pulisce il palco? Intanto mi godo un insperato trentaduesimo posto segnalato dalla app del Fantafestival. Forse è un errore. Indagherò.

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