Il trucco e parrucco al Festival di Sanremo? E’ gender fluid. Dipende dal personaggio che l’artista porta in scena. Non certo dal genere sessuale dell’interprete. C’è chi, maschio o femmina, vuole le sopracciglia con l’apice, che fanno molto diva anche se folte, e chi le vuole nette e virili, decise. C’è chi desidera che il viso brilli sotto le luci e chi vuole il nero sugli occhi effetto dark. Il tutto al di là del sesso di appartenenza. Si gioca, ci si trasforma, si confondono certezze e si mischiano le carte. Dama, cavaliere, jolly. Se negli anni ‘60 era Mina a portare le ciglia finte e non Celentano, oggi vanno per la maggiore anche al maschile, lunghissime e spesso a ventaglio. Così come la ricostruzione delle unghie, luminescenti e glitterate. A raccontarlo sono Nicola Acella e Antonio Riccardo, truccatori napoletani e direttori di una nota accademia. Fra i loro clienti il cantante in gara LDA e, da oltre dieci anni, Veronica Maya, la signora di Casa Sanremo. Ci spiegano che è il vip a portarsi dietro il truccatore di fiducia. Perché bisogna essere certi, anzi certissimi, che tutto vada per il verso giusto. Visti i tempi strettissimi. Ma se fino a prima della pandemia la magica trasformazione in personaggio avveniva all’Ariston, oggi l’operazione di trucco e parrucco si svolge direttamente in hotel. C’è più tranquillità nel preparare il viso alla tenuta del palcoscenico con i suoi riflettori. A volte anche alle lacrime di gioia o di emozione.
Piccoli segreti? “Scrub, maschere e basi che rendano l’incarnato omogeneo ed eliminino tutte le discromie”, rivela Acella. Solo terminata questa fase si procede al vero e proprio trucco. Come si comportano gli artisti: sono esigenti? “Hanno le loro fissazioni, è normale”. Un cantante giovane come LDA a cosa tiene di più? “Alle sopracciglia. Le vuole virili. Niente apice – risponde – ma anche al ciuffo fatto come dice lui. Tanto che ha cercato il parrucchiere dei suoi sogni fra decine e lo ha trovato alla fine su Instagram”. E’ il barbiere Antonio Laezza, di un paese vicino a Napoli.
Anche Veronica Maia è così esigente? “Abbiamo un rapporto consolidato da anni – spiega – Sappiamo bene cosa desidera valorizzare e cosa vuole minimizzare. Anche le vip considerate grandi bellezze sentono di avere dei difetti. E allora interveniamo con il trucco correttivo”. Vi è mai successo di sbagliare clamorosamente con lei? “Una volta abbiamo voluto osare con un trucco troppo evidente e colori accesi – prosegue – Negativo. Tutto da rifare. A lei piace sottolineare soprattutto lo sguardo, far risaltare gli occhi chiari”.
Fra le clienti del duo napoletano anche la Brook (Katherine Kelly Lang) di Beautiful: “E’ una splendida over 50 acqua e sapone – svela – il trucco con lei deve essere talmente naturale da non vedersi. L’attrice nutre tantissimo la sua pelle”. Se è solo cura o anche qualche ritocchino non è dato sapere. Fatto sta che, se c’è, è talmente ben fatto che neppure Acella se ne deve essere accorto. Passiamo ora all’aspetto chioma. Il ciuffo, la riga in mezzo o di lato, il lungo o il corto, il liscio, il riccio o il boccolo. Roberto Acquaroli, supervisore di uno dei team di parrucchieri che segue i cantanti del Festival, conferma che anche nel ‘parrucco’ va di moda il gender fluid. “E’ la parola chiave – spiega – significa elaborare al momento la soluzione più adeguata al cantante senza sottostare a schemi prefissati. Dalle stelle del passato da ‘attualizzare’ ai giovanissimi da caratterizzare, il genere sessuale non fa la differenza”.
Il parrucchiere arriva con il suo trolley e, voilà, la trasformazione ha inizio. Con i Cugini di Campagna quale attualizzazione scegliere? “Nessuna – risponde Acquaroli – loro appartengono alla storia della canzone italiana e vanno bene così, capelloni. Non tutti possono portare quelle chiome con disinvoltura”. Niente da rivedere quindi? “Li ho appena incontrati e gli ho suggerito un volumizzante. Ma anche se usassero la lacca in segno di scaramanzia sarebbero perfetti”. Se i Cugini hanno uno stile consolidato i giovanissimi, invece, sperimentano in tutto. Dal modo di vestirsi alla pettinatura. “Quello che un tempo era rigorosamente maschile o femminile ora è contaminazione”, conclude Acquaroli. E fa l’esempio di Rita Pavone con i capelli alla maschietto: “Oggi quella distinzione di acconciature nello spettacolo non è più così netta”. Però a ben guardare c’è un taglio non ancora sdoganato al Festival: il carrè di Valentina Crepax sfoggiato però da un cantante. “Ci penso e lo propongo per la prossima edizione”.