Se una legge che crea libertà non la conosce nessuno, non crea libertà.
Il 9 febbraio del 2009 morì Eluana Englaro, a 39 anni, dopo 17 anni di una sopravvivenza che aveva chiesto di non volere. Ma non era più in grado di esprimersi. Purtroppo, accadrà ancora.
La legge che avrebbe consentito a Beppino, padre di Eluana, di sottrarla da quella condizione è stata approvata cinque anni fa. Il problema è che quasi nessuno la conosce. Da un’indagine dell’Associazione Luca Coscioni, si stima che lo 0,5% delle persone ha compilato le “Disposizioni Anticipate di Trattamento”. Dunque il 99,5% di coloro ai quali domani accadesse – per malattia o incidente – di non essere più in grado di intendere e di volere si troveranno oggetto delle decisioni altrui, per “ignoranza” (nel senso letterale di “ignorare” i propri stessi diritti). Infatti, se anche avessero avuto in cuor loro delle volontà su condizioni e cure per loro inaccettabili, e una preferenza sulla persona alla quale affidarle, quella volontà non avrà alcuna garanzia di essere rispettata.
Accadrà ancora, perché è già accaduto, anche dopo Eluana, anche dopo l’approvazione della legge. A Samantha d’Incà, 30 anni, ci sono voluti 14 mesi di coma irreversibile per veder rispettate le proprie volontà. Non aveva fatto il testamento biologico, come quasi nessuno l’ha fatto, perché quasi nessuno è informato. Ciò accade perché la legge avrebbe sì obbligato governo e Regioni a realizzare una campagna d’informazione “entro 6 mesi”, ma sono già passati cinque anni di disinformazione e silenzio.
Eppure basterebbe che il medico di base dicesse a ciascun paziente: se vuoi lasciare delle disposizioni e indicare la persona della quale ti fidi, lo puoi fare subito, scrivendolo su un foglio di carta e depositandolo gratis in comune o da un notaio. Ma spesso non lo sa nemmeno il medico di base.
Si può fare qualcosa? Sì. Noi l’abbiamo fatto, con questo video che ti chiedo di divulgare. E con una lotta che non finisce. Proprio oggi sarò a Bologna per una nuova autodenuncia, con Felicetta Maltese e Virginia Fiume, nell’ambito di un’organizzazione che conta già 16 disobbedienti civili. Ne riparleremo.