Il testo per la istituzione della Commissione parlamentare antimafia approvato alla Camera il 31 gennaio ed ora all’esame del Senato è molto interessante: votarlo senza modificarlo, sarà un segnale di serietà.

Se il Senato approverà il testo senza modificarlo, infatti, la legge istitutiva della Commissione potrà essere promulgata senza ulteriori passaggi parlamentari e questo consentirà al Parlamento di arrivare alla vera e propria costituzione della Commissione medesima in tempi rapidi. Con quello che sta capitando, c’è bisogno che la democrazia italiana ritrovi quanto prima il proprio baricentro istituzionale su un tema così complesso e grave (nella speranza che i partiti vi impieghino le loro migliori risorse).

Nel testo approvato dalla Camera, vengono elencati tanti obiettivi specifici che rivelano una non scontata maturità politica sul fenomeno e che fanno ben sperare per il successivo lavoro.
Alcuni esempi.

d) verificare l’attuazione e l’adeguatezza della normativa in materia di tutela dei familiari delle vittime delle mafie, indicando eventuali iniziative di carattere normativo o amministrativo che ritenga necessarie

Bisognerebbe sempre partire da qui (invece è la lett. d!), cioè dal dovere che la Repubblica ha verso le vittime delle mafie: le vittime delle mafie sono la ragione morale della missione politica contro tutte queste organizzazioni. Bisognerebbe ribadire con forza che esiste un fondamentale diritto alla verità di cui questi famigliari sono titolari e che la verità su ognuna di quelle violenze è un bene pubblico da perseguire con determinazione, perché ha a che fare con la tenuta stessa della democrazia.

e) verificare l’attuazione, nei confronti delle persone imputate o condannate per delitti di tipo mafioso o per altri delitti associativi, delle disposizioni di cui agli articoli 4-bis e 41-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, nonché delle disposizioni di cui al decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, anche con specifico riferimento agli effetti delle modifiche introdotte dal decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2022, n. 199

A conferma di un lavoro doveroso e continuo su questi aspetti che hanno ancora infiammato il dibattito pubblico: 41 bis (isolamento detentivo) e 4 bis (divieto di accesso ai principali benefici carcerari in assenza di collaborazione) sono strumenti irrinunciabili per il contrasto ad organizzazioni mafiose e terroristiche e proprio per questo vanno monitorati accuratamente sia nella loro applicazione concreta, sia nella loro definizione normativa (a cominciare dai presupposti di applicabilità).

g) accertare la congruità della normativa vigente alla luce delle più recenti evoluzioni delle mafie, con particolare riferimento alle cosiddette « mafie silenti » e « mafie mercatiste », all’integrazione o cooptazione di componenti apicali delle mafie in sistemi criminali più complessi, quali i cosiddetti « comitati criminal-affaristici », sistemi criminali o « massomafie », aventi strutture organizzative e modalità operative che travalicano le tipizzazioni normative vigenti, e della conseguente azione dei pubblici poteri, indicando eventuali iniziative di carattere normativo o amministrativo ritenute opportune per rendere più coordinata e incisiva l’iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e più adeguate le intese internazionali concernenti la prevenzione delle attività criminali, l’assistenza e la cooperazione giudiziaria, anche al fine di costruire uno spazio giuridico antimafia al livello dell’Unione europea e di promuovere accordi in sede internazionale;

E così il concetto di “massomafia” debutta in un testo legislativo. Un approdo che ha radici profonde nel lavoro fatto dal Parlamento tanto dalle Commissione Antimafia della XVII e XVIII Legislatura, quanto da altre Commissioni di inchiesta, a cominciare da quella Anselmi sulla P2, che hanno collezionato pazientemente informazioni provenienti da inchieste giudiziarie e non, capaci di far intravedere una trama fitta di poteri occulti, anti democratici per definizione e quindi criminali, allacciati all’occorrenza ad organizzazioni con la “patente” di mafiosità, in grado di condizionare pesantemente la vita della Repubblica.

q) verificare l’impatto negativo, sotto i profili economico e sociale, delle attività delle associazioni mafiose o similari sul sistema produttivo, con particolare riguardo all’alterazione dei princìpi della libertà dell’iniziativa privata, della libera concorrenza nel mercato, della libertà di accesso al sistema creditizio e finanziario e della trasparenza della spesa pubblica dell’Unione europea, dello Stato e delle regioni destinata allo sviluppo, alla crescita e al sistema delle imprese, con particolare riferimento ai fenomeni del caporalato e delle cosiddette « agromafie », anche in considerazione delle frodi nell’impiego dei fondi europei per l’agricoltura;

Parole come “caporalato”, “agromafie”, “frodi sui fondi europei” rimandano alla guerra che letteralmente si combatte quotidianamente nelle nostre campagne per difendere la libertà di lavoratori e lavoratrici spesso ridotti in schiavitù e la libertà di imprese coraggiose ed oneste, orgogliose del proprio prodotto e del proprio Paese.

E’ di oggi la notizia dell’ultima operazione in tal senso. Intanto a Napoli un’altra esecuzione in pieno giorno. Occorre muoversi!

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