I deflussi dalle gestioni patrimoniali hanno sfiorato i 93 miliardi, più delle attese, e la banca ha avvisato di attendersi perdite sostanziali anche nel 2023 a causa dei costi per la messa in opera del piano di ristrutturazione (che contempla anche 9mila licenziamenti)
Altra botta per il gruppo Credit Suisse che sprofonda in borsa a – 14% dopo aver diffuso i conti del 2022 con la perdita più forte dalla crisi finanziaria del 2008.Il rosso è di 7,3 miliardi di franchi (7,4 miliardi di euro). Solo nell’ultimo trimestre 2022 il passivo è stato di 1,4 miliardi. Sebbene leggermente al di sopra delle stime la perdita complessiva era più o meno attesa dopo un anno molto turbolento per la banca. A preoccupare sono soprattutto singole voci, i ricavi da trading sono ad esempio precipitati nel quarto trimestre a soli 96 milioni di dollari, contro gli 800 dei tre mesi precedenti. I deflussi dalle gestioni patrimoniali hanno sfiorato i 93 miliardi, più delle attese, e la banca ha avvisato di attendersi perdite sostanziali anche nel 2023 a causa dei costi per la messa in opera del piano di ristrutturazione (che contempla anche 9mila licenziamenti).
Credit Suisse ha annunciato di aver completato l’acquisizione di M Klein & Company, la boutique finanziaria di proprietà di Michael Klein, l’ex manager del gruppo elvetico che dirigerà la banca d’affari scorporata del Credit Suisse. Nell’ultimo anno la banca svizzera ha perso in borsa i due terzi del suo valore dopo una serie di trimestri in perdita e il coinvolgimento negli scandali finanziari Greensill e Archegos. Lo scorso autunno ha completato un aumento di capitale da 4 miliardi di franchi, sottoscritto per lo più da investitori mediorientali che sono ora i primi azionisti del gruppo. A Berna e Zurigo, sedi della banca centrale svizzera, l’attenzione è alta.