“Salvatore Baiardo parla spesso dei collaboratori di giustizia durante le trasmissioni tv, probabilmente per fare il gioco delegittimante di qualcuno. Lui li definisce inattendibili e manifesta disprezzo verso di loro. Ma io penso che lui sia l’ultimo a poter parlare dei collaboratori di giustizia e della loro attendibilità”. L’attacco arriva da Luigi Bonaventura, un tempo reggente della cosca Bonaventura-Vrenna di Crotone e da molti anni pentito di ‘ndrangheta. Parlando a nome dell’associazione “Sostenitori dei collaboratori e testimoni di giustizia”, Bonaventura si dice sbalordito dalle dichiarazioni di Baiardo, ex tuttofare dei Graviano condannato per favoreggiamento aggravato, che durante l’ultima puntata di Non è l’Arena su La7 ha più volte attaccato i pentiti. “Lui dice che non c’è nessun collaboratore di giustizia che, da libero, ha iniziato a raccontare quello che sa ai magistrati. Vuole far capire che ogni collaboratore ha fatto questa scelta da mercenario, in seguito a una trattativa. Io invece posso affermare che ci sono persone che, da libere, hanno iniziato a collaborare con la giustizia e lo hanno fatto per cambiare vita“, afferma Bonaventura. E rivendica: “Io sono uno fra quelli che quando ho preso contatti con la magistratura lo ha fatto da libero e con le mie dichiarazioni ho consentito agli inquirenti di fare dei rinvenimenti. Ero libero e non rischiavo nessuna condanna pesante o altri problemi”.
“Baiardo parla di attendibilità, ma lui che cos’è?”, si domanda il pentito, che da anni collabora con varie Procure in tutta italia. “Credo che sia un informatore, uno che ha deciso di fare l’informatore quando si è trovato nei guai giudiziari. E quindi da quelle informazioni voleva ottenere degli sgravi, degli sconti. Se dovessimo basarci su questo, allora Baiardo non è attendibile perché lui è una persona molto ambigua con il suo dire e non dire. Non si capisce ancora per conto di chi parla, anche perché non nega quando gli vengono fatte delle osservazioni”, sottolinea, riferendosi a chi, come il direttore del fatto.it Peter Gomez, lo ha definito “se non organico, vicino all’organizzazione mafiosa”. Bonaventura nota inoltre che che dal punto di vista giuridico Baiardo “non ha definizione: è un signore che viene a raccontarci che i Graviano sono bravi e che hanno fatto errori da giovani e che comunque volevano cambiare vita. Perché le stragi sono ragazzate? I morti innocenti si chiamano ragazzate? Io non voglio essere giustizialista, ma insomma. Chi vuole cambiare vita deve collaborare con la giustizia. È un po’ fastidioso che Baiardo venga portato in tv come se fosse la verità quando a me, piuttosto, questo signore sembra un “pizzino mediatico“”.
Una metafora, quest’ultima, che Bonaventura spiega così: “Sembra che oggi le mafie abbiano cambiato modi, non parlano più con i pizzini ma parlano con le telecamere. Sicuramente lui fa riferimento a qualcuno che è dell’ambiente e ne fa il portavoce. Ma deve capire che almeno la metà dei collaboratori non hanno omicidi sulle spalle ma hanno familiari che si potrebbero sentire offesi e delegittimati dalle sue parole. Questo qui è tutto carburante per le mafie e per le mafiosità”. E si rivolge direttamente a Baiardo: “Collabora con la giustizia se vuoi essere una persona seria, una persona attendibile e vuoi dare un contributo alla società civile. In questo modo, come stai facendo, credo che lo stai dando all’onorata società. Questo devo pensare”. Il pentito calabrese conclude con un “appello al ministro Nordio, ma anche alla politica e alla stampa”, per “difendere i collaboratori di giustizia e di scendere in campo quando sentiamo qualcuno che li sta discriminando. Questo Paese”, dice, “deve capire che tutta la lotta che abbiamo fatto si basa sulle intercettazioni e sui collaboratori di giustizia. Se depotenziamo questo, ritorneremo agli anni novanta, a 15 morti al giorno. Non possiamo escludere che, tra 10 o 15 anni, potremmo ritornare di nuovo ad assistere a una mafia stragista o di nuovo al terrorismo. Quindi spero che la politica sappia difendere chi denuncia e la legislazione antimafia”.