Da quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, nel 2021 alcuni professori, che in quanto docenti sono pubblici ufficiali, avrebbero ricevuto "denaro o altre utilità" o ne avrebbero "accettato la promessa" da parte di studenti "prevalentemente di nazionalità cinese" ai quali avrebbero anche dato "lezioni private in nero"
Pagavano per superare l’esame di ammissione ai corsi accademici di canto organizzati dal Conservatorio Giuseppe Verdì di Milano. È questa l’accusa della procura guidata da Marcello Viola, che ha portato gli agenti della squadra mobile ad effettuare perquisizioni e sequestri nei confronti di una decina di studenti e di quattro docenti, tre dei quali sono indagati assieme a due allievi.
L’inchiesta, coordinata dal pm Giovanni Polizzi e avviata circa 5 mesi fa in seguito a iniziali segnalazioni arrivate dalla Questura di Lodi, sta scuotendo una delle principali istituzioni musicali nel panorama nazionale e internazionale fondata nel 1808 e che conta, oltre a circa 270 docenti, 100 percorsi di studio, master class e seminari, borse di studio e il Premio del Conservatorio che vede confrontarsi annualmente gli studenti migliori.
L’operazione della mobile, che ha reso pubblica la notizia dell’indagine, ha visto gli investigatori passare al setaccio le abitazioni di studenti e professori ai quali sono stati perquisiti anche gli armadietti nell’edificio che ha sede nell’ex convento dei Canonici Lateranensi. Agli insegnati sono stati trovati complessivamente 110mila euro in contanti, somma su cui dovranno fornire spiegazioni. A tutte le persone perquisite sono stati sequestrati pc, dispositivi informatici e altro materiale.
Da quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, nel 2021 alcuni professori, che in quanto docenti sono pubblici ufficiali, avrebbero ricevuto “denaro o altre utilità” o ne avrebbero “accettato la promessa” da parte di studenti “prevalentemente di nazionalità cinese” ai quali avrebbero anche dato “lezioni private in nero“, per “garantire il superamento dell’esame di ammissione ai corsi accademici”.
Il Conservatorio, come si legge in una nota firmata dal Presidente Raffaello Vignali e dal direttore Massimiliano Baggio, nella vicenda “è parte lesa ed è al fianco della magistratura per appurare i fatti; abbiamo già fornito agli inquirenti i materiali relativi agli esami di ammissione e continueremo a fornire la più completa collaborazione”. Vignali e Baggio proseguono spiegando che seguiranno “lo sviluppo delle indagini e valuteremo tutte le eventuali azioni a tutela della nostra Istituzione. Rafforzeremo in ogni caso da subito anche le procedure interne atte a prevenire tali fenomeni sia in fase di ammissione che di valutazione degli studenti delle discipline a rischio di comportamenti scorretti. Se le indagini confermeranno le ipotesi degli inquirenti e si giungerà a processo, il Conservatorio intende costituirsi parte civile“.