Da Bruxelles si ricorda infatti come una procedura d’infrazione contro Roma sia già aperta a causa del mancato rispetto della direttiva Bolkestein e ulteriori rinvii non migliorino la situazione. Stanziati 2,5 milioni a favore di Lampedusa e Linosa per gestire l'arrivo dei migranti
“Cogliamo l’occasione per ribadire che il diritto Ue richiede che le norme nazionali” sui servizi “assicurino la parità di trattamento degli operatori, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale” e “proteggano dal rischio di monopolio delle risorse pubbliche”. Così un portavoce della Commissione europea commenta l’ennesimo rinvio della riforma delle concessioni balneari contenuta nel decreto Milleproroghe del governo Meloni. Una nuova calendarizzazione che sposta di un altro anno i tempi della riforma e che rischia di provocare l’erogazioni di sanzioni da parte di Bruxelles che finirebbero a carico dei cittadini. Da Bruxelles si ricorda infatti come una procedura d’infrazione contro Roma sia già aperta a causa del mancato rispetto della direttiva Bolkestein e ulteriori rinvii non migliorino la situazione.
Nel frattempo le commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio hanno completato l’esame del decreto Milleproroghe e votato il mandato ai relatori a riferire in Aula. Il provvedimento, atteso al Senato martedì 14 febbraio scade il 27 febbraio e deve essere esaminato anche dalla Camera. “C’è la volontà di evitare la questione di fiducia” e “se il numero degli emendamenti lo consente si possono esaminare in Aula in Senato altre questioni” aperte rimaste, ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Tra le novità delle ultime ore c’è lo stanziamento per i comuni di Lampedusa e Linosa un contributo di 2,5 milioni di euro per il 2024. Il governo motiva così il provvedimento: “in considerazione dello straordinario aumento del numero degli sbarchi di migranti” lo scorso anno. Presentato dalla Lega (primo firmatario il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo), è stato successivamente riformulato dal governo. Approvata poi la proroga fino al 30 giugno della misura che consente ai fragili, sia nel pubblico che nel privato, di poter accedere allo smartworking pur avendo mansioni non compatibili ed essendo dunque necessaria una loro sostituzione (si parla, ad esempio di insegnanti o sanitari). Un emendamento riformulato dai relatori e approvato in commissione al milleproroghe prolunga questa misura e stanzia i fondi necessari (16 milioni) a finanziarla.