Musica

Morto Burt Bacharach, addio al musicista autore di “I say a little prayer” che nel pop romantico unì sinfonica e jazz

Il compositore che ha vinto due Oscar per le sue canzoni originali, nel 1968 e nel 1981, aveva 94 anni. Celebre il sodalizio con il paroliere Hal David e la cantante Dionne Warwick.

di Davide Turrini

Quando l’“easy listening” è diventata “grande arte”. Nel riportare la notizia della morte di Burt Bacharach a 94 anni, uno dei più grandi compositori del novecento, non possiamo che citare la mirabile sintesi che ha usato il Guardian nel suo necrologio. Bacharach, che in Europa abbiamo imparato a conoscere sul finire degli anni sessanta per numerose hit pop cantate da Dionne Warwick (Walk on by, I say a little pray), o per brani portanti di celebri colonne sonore di film (una su tutte Raindrops keep falling on my head da Butch Cassidy e Sundance Kid con Paul Newman e Robert Redford), è stato capace di fondere nelle sue composizioni le armonie della sinfonica di fine ottocento con la pienezza dell’orchestrazione moderna e pop arricchita spesso dall’uso dello staccato per donare una improvvisa verticalità ritmica (ascoltate Always something there to remind me). La sue canzoni donavano, come ha scritto il New York Times uno spensierato “ottimismo romantico”. Bacharach nacque a Kansas City, Missouri, nel 1928, poi crebbe nei jazz club di New York ascoltando artisti come Count Basie e Dizzy Gillespie, mentre con l’altro orecchio imparava i segreti delle melodie di Stravinsky e Ravel. Pianista provetto, iniziò ufficialmente la sua carriera a metà anni cinquanta come accompagnatore al piano di musicisti affermati come Vic Damone e gli Ames Brothers, o come la sua prima moglie, Paula Stewart. Nel ’57 la svolta nella carriera di Bacharach arriva quando incontra quello che diventerà il paroliere dei suoi grandi successi, Hal David. Citiamo solo due titoli, molto “bianchi” per l’epoca, Magic moments portata al successo proprio nel ’57 da Perry Como e la più articolata The Story of My Life cantata da Michael Holliday. Parliamo di top five nel Regno Unito.

I testi stravaganti e romantici di David si fusero armoniosamente con i ricchi e puntuti arrangiamenti di Bacharach dove si mescolarono con leggiadra disinvoltura un’ampia sezione archi, il pianoforte jazz suonato spesso dal musicista stesso, e alcune melodie fischiettate. La formazione classica di Bacharach lo ha anche aiutato a utilizzare tempi ritmici insoliti e caratteristici. Insuperabile nell’inventiva ritmica è il cambio di tempi nello stesso brano, ad esempio in I say a little pray: due battute successive in 4/4, una battuta in 10/4, due battute finali da 4/4 e il ritornello battuto dal batterista in 11/4. Il brano venne prima cantato da Dionne Warwick (con cui assieme a David, Bacharach creò un sodalizio di quasi un lustro) e poi elevato a potenza soul da Aretha Franklin. Altri pezzi diventati presto famosi tra quelli composti da Bacharach furono anche What’s New Pussycat? di Tom Jones, The Look of Love di Dusty Springfield, Make It Easy on Yourself dei Walker Brothers. Nel 1969 Raindrops Keep Fallin’ on My Head, interpretato da BJ Thomas diventò l’apostrofo disincantato, ironico romantico, nel western atipico di George Roy Hill che convogliò le icone Newman e Redford nel ruolo dei banditi Butch Cassidy e Sundance Kid. Il brano permise a Bacharach di vincere un Oscar per la miglior canzone e come miglior colonna sonora.

Il sodalizio con David e Warwick cessò bruscamente e si trascinò nei decenni soprattutto con il paroliere. Bacharach divorziò dalla prima moglie nel 1958, poi si risposò con l’attrice Angie Dickinson nel 1965 (da cui ebbe una figlia che si suicidò a 40 anni), con Carole Bayer Sager nel 1982 (la donna collaborò con Burt come autrice di molti suoi testi) e con Jane Hansen nel 1993. Con la Hansen il musicista rimase sposato fino alla morte della donna, da cui ebbe due figli: Oliver e Raleigh. Nel 1981 Bacharach divise l’Oscar per il miglior brano del film Arturo (con Dudley Moore e Liza Minnelli) in quanto il brano fu ascritto principalmente a Cristopher Cross, a lui e alla Sager. Da metà degli anni ottanta, Bacharach esce dalle classifiche statunitensi e britanniche che lo avevano visto protagonista per almeno due decenni e comincia la sfilata della hall of fame, con collaborazioni prestigiose (notevoli gli album con Elvis Costello) e decine di live dove, prima di una divertente apparizione in Austin Powers nel 1997 – per il film demenziale diretto da Hal Roach con Mike Myers protagonista – suona su un pullman What the world is now. Tanti gli speciale tv e teatrali dove da dietro il pianoforte dirige orchestre composite con arrangiando partiture ancora guizzanti soprattutto per i fiati fino a pochissimi anni fa. Una delle ultime apparizioni in pubblico fu con Joss Stone nel 2019.

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