L'imprenditore avrebbe versato denaro al dirigente pubblico "in almeno due occasioni e per un totale di 35mila euro". Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip, sarebbe emerso che gli "appalti sarebbero stati affidati contravvenendo alla normativa di settore mediante il loro frazionamento artificioso e senza rispettare il principio di rotazione degli operatori economici"
Un funzionario della Regione Puglia e un imprenditore edile sono stati arrestati e si trovano ai domiciliari con l’accusa di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. I reati sarebbero stati commessi nel 2021. È in corso anche il sequestro dei beni nella disponibilità delle due persone arrestate e del dirigente, all’epoca dei fatti, delle Sezioni Provveditorato economato e Protezione civile della Regione (non raggiunto da misura cautelare) per 80mila euro, pari all’ammontare complessivo del prezzo e del profitto della corruzione ipotizzata.
L’esecuzione dell’ordinanza da parte del Nucleo di polizia economico finanziario della Guardia di Finanza di Bari costituisce l’epilogo delle indagini, coordinate dalla procura di Bari e delegata al Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Bari, sfociate il 26 dicembre 2021 nell’ordinanza di custodia cautelare a carico dell’ex dirigente della Protezione civile regionale e di altri 2 imprenditori pugliesi per corruzione per l’esercizio della funzione. “Dalle intercettazioni e dalla documentazione acquisita presso gli uffici della Regione Puglia sarebbe emersa la corresponsione di somme di denaro – in almeno due occasioni e per un totale di 35mila euro – al dirigente da parte dell’imprenditore edile barese oggi arrestato e risultato aggiudicatario di 9 appalti da parte della Sezione Provveditorato Economato, con atti a firma dell’ex dirigente e del funzionario della Regione Puglia, nel 2019, 2020 e 2021, per un importo di oltre euro 2.283.000″, spiega la procura di Bari.
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip, sarebbe emerso che gli “appalti sarebbero stati affidati contravvenendo alla normativa di settore mediante il loro frazionamento artificioso e senza rispettare il principio di rotazione degli operatori economici”. Il raffronto tra le offerte oggetto dell’aggiudicazione degli appalti ai soggetti economici riconducibili all’imprenditore barese e le relative liquidazioni da parte della Regione Puglia (a fronte delle fatture emesse) avrebbe permesso di rilevare la presenza di pagamenti di somme superiori a quelle oggetto di aggiudicazione, per oltre 45mila euro, senza adeguata giustificazione. “In alcuni casi, l’effetto di liquidare somme imponibili superiori a quelle oggetto di aggiudicazione è stato ottenuto mediante la sovrastima dell’Iva in sede di impegno di spesa (22% rispetto a quella poi indicata in fattura pari al 10%)”, prosegue la procura. “Le attività investigative avrebbero fatto emergere l’ipotesi di reato di falsità materiale in atti pubblici che sarebbe stata commessa, in concorso, dall’ex dirigente e dal funzionario della Regione Puglia, in quanto i due pubblici ufficiali, in un atto dirigenziale dell’agosto 2021 per 135.750 euro avente ad oggetto “Interventi di riqualificazione impiantistica di parte dei locali tecnici presso la sede della Presidenza della GR in Bari”, avrebbero attestato fittiziamente che l’intera somma era relativa ai lavori, pur riferendosi, quanto a 103.232 euro a lavori eseguiti in precedenza dall’imprenditore edile presso il Palazzo Agricoltura in Bari”, conclude la procura.