La Serie C – la vecchia, povera, ormai quasi agonizzante Serie C – ha un nuovo presidente: il giornalista Matteo Marani succede allo storico n. 1, Francesco Ghirelli. Già vicedirettore di SkySport, direttore del Guerin Sportivo e presidente del Museo di Coverciano, è stato eletto con larga maggioranza e la benedizione del capo della Figc, Gabriele Gravina: “È giusto per dare stabilità”. Alla Lega. E soprattutto alla sua maggioranza in Federazione.

Le dimissioni di Ghirelli lo scorso dicembre, a seguito del fallimento di una strampalata proposta di riforma del campionato, erano state un autentico fulmine a ciel sereno. Ghirelli governava nel bene e nel male la Lega dal 2018, quando l’aveva ereditata da Gravina, ed era anche suo braccio destro e vicepresidente in FederCalcio. Per questo l’elezione di questo piccolo campionato, ormai ridotto ai minimi storici tra fallimenti e crisi finanziarie, era particolarmente strategica.

Marani ha vinto largamente, raccogliendo 39 voti tra le 59 società di Serie C (la Juventus Under 23 non vota). Lo sfidante Marcel Vulpis, pure lui giornalista e vice della precedente gestione Ghirelli, si è fermato a quota 15. Giornalista, storico, manager, Marani è un professionista stimato nel mondo dello sport e rappresenta un volto nuovo nella politica del pallone, che di rinnovamento ha un disperato bisogno. Al suo fianco, anche un grande ex come Gianfranco Zola, che sarà vicepresidente. Le sue ultime esperienze sono come editorialista di Sky, che dovrà lasciare, e direttore del Museo di Coverciano, che dovrebbe lasciare, se non per incompatibilità almeno per l’opportunità di non avere un legame più o meno diretto con la Federazione in cui dovrà ora rappresentare la sua Lega. Ma su questo Gravina ha già messo le mani avanti: “Deve rimanere a capo della Fondazione, per noi è fondamentale”. Se non altro, la carica non è retribuita.

La sua vittoria è anche innanzitutto la vittoria di Gravina. Nonostante i suoi problemi, la Lega Pro vale ancora il 17% del totale dei consensi in FederCalcio, rappresenta la base per ogni possibile riforma e avrebbe potuto aprire una crepa in maggioranza. Per questo Gravina ha lanciato Marani, il candidato più autorevole e vicino a disposizione. Mentre l’opposizione, affidata al solito Claudio Lotito, non ha trovato un nome forte, nessuno se l’è sentita di sfidare Gravina in casa sua. L’alternativa a Marani è rimasta Vulpis, candidatura di fatto autopromossa, che ha trovato tiepidi appoggi qua e là (ad esempio al Coni, in ticket con lui c’erano il commercialista De Nigro e l’ex deputato leghista Zicchieri, vicini a Malagò), ma mai troppo convinti, come dimostra il risultato. Mentre le urne confermano che nonostante la macchia indelebile del Mondiale e un consenso in calo, almeno a livello politico la posizione di Gravina è ancora inattaccabile. Da qui, e da una maggioranza rinnovata e più salda, riparte il percorso del presidente Figc verso le promesse del suo programma.

Poi, tra una partita politica e l’altra, ci sarebbe da occuparsi anche del futuro della Serie C, un campionato anacronistico, che non sta più in piedi, né sportivamente, né finanziariamente, e che avrebbe bisogno di una riforma profonda, come tutto il sistema calcio del resto. Un compito che né Marani, né chiunque altro, potrà assolvere da solo.

Twitter: @lVendemiale

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