di Ermete Romano
Tutte le guerre finiscono in genere nel volgere di alcuni anni. La Grande Guerra durò tre anni e la Seconda Guerra il doppio. Nel caso di quella tra Russia e Ucraina, le uniche previsioni ci arrivano dagli Usa e parlano di tre o “molti anni”. Questo conferma ciò che loro probabilmente sapevano e che ora si comincia ad ammettere: le sanzioni non frenano o fermano la macchina bellica russa. E’ perciò ragionevole pensare che la Russia innalzerà il livello di intensità delle sue azioni militari in risposta agli innalzamenti del livello di intensità di “difesa” che nuove armi “alleate” garantiranno a Kiev. E’ chiaro che gli strateghi militari Usa ritengono che la Russia possa continuare a rispondere a questi livelli di intensità, ed eventualmente aumentarlo, per i prossimi anni. Questo dovrebbe portare a fare delle riflessioni sulle vere capacità dell’esercito russo, a noi nascoste ma ben note al Pentagono.
Come sarà il dopo guerra? Evitando di fare ipotesi sulle condizioni nei trattati di fine guerra (non di pace), si possono considerare elementi oggettivi e provare a tratteggiare uno scenario.
Crescendo l’invio di armi ai ritmi attuali, è difficile credere che Mosca non deciderà bombardamenti a tappeto sulle grandi città ucraine usando anche i missili ipersonici convenzionali (speriamo non oltre). Così, dopo tre anni o più di conflitto a questi livelli di intensità, l’Ucraina sarà un Paese completamente devastato. Basti pensare ai danni prodotti in soli 78 giorni dai 420mila missili e 37mila bombe Nato in Serbia nel 1999.
Il Paese verrà ricostruito con milioni se non miliardi di dollari/euro e alla Russia verrà, giustamente, accollata una parte importante della spesa, ma non tutta. Primo perché, realisticamente, questo non può essere accettabile nelle trattative. Secondo, e più importante, perché le potenti aziende occidentali interessate alla ricostruzione non accetterebbero mai di rinunciare al ricco banchetto. Dopo una decina di anni ci sarà un’Ucraina ricostruita, iper armata, magari nella Ue e con la popolazione rimasta che odierà a morte la confinante Russia.
La Federazione Russa ovviamente uscirà indebolita dal conflitto, orientata a est e all’Africa. Considerando le stime del Fmi sulla crescita del Pil russo nei prossimi due anni, i progetti sino-russi (PowerSiberia 2) per raddoppiare le forniture di gas alla Cina, l’allargamento dei Brics e i nuovi accordi coi paesi del Caspio, si può ritenere che l’indebolimento economico potrebbe risolversi nel giro di alcuni anni. Mosca prevede di portare a 1,5 milioni le forze armate nel 2026 e al momento non vengono posti limiti ai budget militari. Le migliaia di sanzioni, la russofobia estrema, l’eventuale confisca, prima dell’inizio dei trattati, dei beni di Stato e di privati russi bloccati in occidente (che il popolo russo vedrà come un “furto”), il mantenimento di una pervicace politica anti-russa porteranno a creare una larga e profonda spaccatura tra Europa e Russia e ad alimentare un odio verso l’occidente. E’ irrealistico pensare che dopo la fine della guerra ci sarà un loro orientamento filo occidentale.
Volodymyr Zelensky verrà tenuto in sella, mentre Vladimir Putin lascerà per mano dei falchi interni o per morte naturale. Chi lo sostituirà, per come stanno le cose, sarà ancor più agguerrito di Putin nei confronti di Usa/Nato ed Europa/Ue. Tutto questo verrà giudicato pericoloso dagli “alleati” e il risultato sarà quello di puntare verso la Russia più missili “difensivi” Nato. La Guerra Fredda degli anni ‘60 del 1900 sarà un film per bambini in confronto a quella degli anni ‘20 del 2000. Con le relazioni commerciali azzerate e quelle diplomatiche compromesse, Europa e Russia si studieranno e si confronteranno per decenni con diffidenza e rabbia.
Sarà questo un possibile futuro “di pace” che i nostri leader ci regaleranno dopo la guerra. A loro va posta la domanda: “Come si sarebbe dovuto agire e cosa fare ora?” e dovranno rispondere, nel bene e nel male, delle scelte fatte.