Cosa abbiano deciso non può al momento essere svelato pubblicamente, ma quello che si è svolto ieri sera a Parigi tra Zelensky, Macron è Scholz è stato “un incontro molto potente e importante” sul piano degli aiuti a Kiev. Il presidente ucraino, in conferenza stampa a margine del Consiglio europeo, non fa mistero del fatto che la sua missione in Europa fosse proprio finalizzata ad ottenere garanzie rispetto a forniture di armi e dispositivi militari per fare fronte all’aggressione di Mosca. A chiarire però i punti oggetto del confronto con i leader occidentali è il capo dell’ufficio di presidenza ucraina Andriy Yermak: “La questione delle armi a lungo raggio e dei caccia per l’Ucraina è stata risolta. Maggiori dettagli in seguito”, ha scritto su Telegram.
Zelensky: “Non posso permettermi di tornare in patria senza risultati” – Per quanto riguarda l’incontro a Parigi con Macron e Scholz, direi che abbiamo avuto una riunione molto importante, positiva, in cui abbiamo preso decisioni concrete che non posso annunciare pubblicamente”, ha detto. Il punto è che la sua missione in Europa deve portare risultati rispetto al conflitto in corso. “Non posso permettermi di tornare in patria senza risultati. È un punto di vista prettamente pragmatico, dobbiamo mettere da parte le emozioni, quelle le abbiamo messe da parte il 24 febbraio dell’anno scorso. Tutto dipende dai partner e da me personalmente. Per me è molto importante che tutti i negoziati che noi conduciamo portino a dei risultati. Per sopravvivere abbiamo bisogno di armi e di aiuti finanziari”. E rispondendo a una domanda su quali risultati avesse ottenuto da questa visita nell’Ue, ha confermato: “Ci sono dei segnali positivi sulle armi ma quello che è ancora più importante è che ci ascoltiamo reciprocamente, parlare a una voce unica che la Russia possa sentire e sono convinto che i paesi dell’Ue si siano scostati dai loro dubbi e deciso di agire in modo più deciso”, ha rimarcato. Di fatto, ha detto, “la visita a Londra ha portato frutti concreti, per la formazione dei piloti e per i missili a lungo raggio. Effettivamente c’è un lungo percorso per arrivare a ottenere questi jet da combattimento, le decisioni sono prese ma non sono pubbliche. Quando accadrà lo sapremo”, ha aggiunto Zelensky.
Londra: “Invio dei jet non ancora deciso” – Intanto Downing Street ha ribadito formalmente che “il Regno Unito non ha ancora preso una decisione” definitiva sull’eventuale fornitura di jet militari all’Ucraina, al di là di quanto detto ieri da Rishi Sunak a Zelensky sul fatto che sulla carta “nulla è escluso dal tavolo” degli aiuti a Kiev. Interpellato al riguardo, un portavoce ha insistito che per ora Londra ha aperto “all’addestramento di piloti ucraini”, non senza aggiungere che il governo è “consapevole dei rischi di escalation” legati a un eventuale fornitura di aerei da combattimento, pur rigettandone nel caso la responsabilità sulla Russia. “In primo luogo – ha rimarcato la portavoce nel briefing di giornata a Downing Street, replicando alle sollecitazioni dei giornalisti a rispondere su quanto dichiarato nelle ultime ore da Zelensky a Bruxelles – non abbiamo preso una decisione sui termini di una fornitura di jet, ma stiamo attualmente addestrando” piloti ucraini. Già deciso è invece l’invio di “carri armati Challenger 2 e armi a più lungo raggio” promessi al presidente ucranino , ha proseguito. Il governo Sunak – ha quindi sottolineato la portavoce – valuta tutte queste decisioni “con attenzione”, poiché “consapevole dei potenziali rischi di escalation”; e “naturalmente non farà mai nulla che possa mettere a repentaglio la sicurezza nazionale del Regno Unito“. “Noi – ha concluso la portavoce del primo ministro Tory – siamo comunque fiduciosi di aver individuato il modo migliore e più rapido per aiutare l’Ucraina a porre fine a questa guerra, la cui escalation continua a dipendere dalle azioni della Russia e dai suoi bombardamenti sui civili”.
Il fronte militare: il nodo dei caccia e le minacce della Russia – Sull’invio dei caccia, di cui già ieri Zelensky aveva parlato col premier britannico Sunak, Mosca ha già minacciato che risponderà e che il loro utilizzo avrà “conseguenze politico-militari per il mondo intero”. “Londra – ha affermato l’ambasciata russa a Londra in una nota – dovrebbe ricordare che in uno scenario del genere mieterà il ‘raccolto sanguinoso’ del prossimo round di escalation” e “le conseguenze politico-militari che ne deriveranno per il continente europeo e per il mondo intero resteranno sulla loro coscienza. La Russia troverà i mezzi adeguati per rispondere a qualsiasi misura ostile intrapresa dalla parte britannica“, ha affermato l’ambasciata. L’eventuale invio dei caccia da parte dei Paesi Ue sarebbe la prossima frontiera per alzare l’asticella degli aiuti a Kiev, che si aspetta una maxi offensiva russa dal 15 febbraio. Per questo Mosca ha deciso di ammassare nell’Ucraina dell’est altre decine di migliaia di soldati russi, con l’obiettivo fissato da Vladimir Putin di prendere almeno tutto il Donbass. A Kiev ieri è arrivato a sorpresa il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, che nella capitale ucraina ha portato con sé simbolicamente un modellino di tank Leopard confermando l’arrivo “entro i prossimi mesi” dei panzer veri: saranno oltre 100 del tipo Leopard 1A5 provenienti da Germania, Olanda e Danimarca, come annunciato in un comunicato congiunto; mentre il governo tedesco ha autorizzato la consegna di altri 178 tank dello stesso tipo, come ha rivelato der Spiegel. L’auspicio è che i primi mezzi possano essere consegnati già entro l’estate, anche se la maggior parte potrebbe non arrivare prima del 2024.
L’Ucraina ostenta fiducia anche sugli F-16 americani e i caccia occidentali, nonostante il presidente Usa Joe Biden continui a frenare. “E’ solo una questione di tempo, arriveranno di sicuro”, ha detto Oleksiy Danilov, del consiglio nazionale ucraino per la sicurezza e la difesa, osservando però che “purtroppo nel frattempo stiamo perdendo la nostra gente, mentre lottiamo per la nostra indipendenza“. E’ un momento molto delicato sul piano militare e lo stesso Zelensky ne avverte tutto il peso. Per questo ha chiarito che per certe cariche chiave (governatorati lungo la linea del fronte o alla frontiera, per esempio) adesso verranno scelti candidati con preparazione militare. E poi c’è la vicenda del ministro della Difesa, Oleksi Reznikov, dato per uscente dopo lo scandalo corruzione che ha travolto anche uomini molto vicini al presidente ma che invece resta al momento al suo posto, nonostante un tweet in mattinata che sembrava annunciare l’addio. E’ stato lo stesso Zelensky a mettere fine alle voci e “a qualsiasi tipo di pseudo-informazione” che può minare l’unità nella guerra contro la Russia. Cambiare il vertice della Difesa adesso è del resto una decisione da ponderare bene, tanto più che l’operato di Reznikov è ben giudicato e per rimpiazzarlo bisogna trovare un candidato adeguato. Il parlamento ha invece approvato la nomina di Igor Klymenko, ex capo della Polizia nazionale, a nuovo ministro dell’Interno, dopo la morte di Denis Monastyrsky che era a bordo dell’elicottero precipitato vicino Kiev il mese scorso. E del nuovo capo dei servizi, Vasyl Maliuk.