Lo spettacolo pirotecnico non poteva non attirare l’attenzione dei carabinieri, oltre che degli abitanti del centro balneare che si trova a poche decine di chilometri da Venezia
Hanno tutto l’aspetto di un omaggio al boss quei fuochi d’artificio fatti esplodere a Eraclea vicino alla casa di Luciano Donadio, il principale imputato del processo contro le infiltrazioni del Clan dei Casalesi in Veneto. Poche ore dopo la scarcerazione per decorrenza termini, decisa dal Tribunale che lo sta processando a tre anni dal rinvio a giudizio, lo spettacolo pirotecnico non poteva non attirare l’attenzione dei carabinieri, oltre che degli abitanti del centro balneare che si trova a poche decine di chilometri da Venezia. Donadio è infatti imputato per associazione a delinquere di stampo mafioso e soltanto la prossima estate arriverà la sentenza del processo di primo grado. Il suo arresto risale al 2019, quando venne messo a segno un blitz che, secondo l’accusa, aveva scoperchiato le collusioni delle cosche con il sistema politico-imprenditoriale nel Veneto Orientale. Siamo in una zona dai ricchi interessi legati al turismo, dove girano molti soldi, per questo sarebbe stata scelta quale luogo di insediamento di attività più o meno lecite.
I carabinieri stanno indagando su chi ha fatto esplodere i fuochi, per verificare se vi sia una correlazione con la scarcerazione di Donadio, il che getterebbe qualche ombra sulla capacità di infiltrazione delle cosche nel tessuto sociale veneto. In realtà la presenza di Donadio è datata di almeno una ventina d’anni e i suoi rapporti con il potere locale sono sempre stati ottimi. La decisione di rimettere in libertà 14 imputati è stata presa dal Tribunale di Venezia, che ha però imposto loro il divieto di lasciare il Comune di residenza. I loro nomi: Luciano Donadio, Adriano Donadio, Raffaele Buonanno, Raffaele Celardo, Antonio Pacifico, Pietro Morabito, Mauro Secchiati, Costantino Positò, Giuseppe Puoti, Paolo Antonio Valeri, Samuele Faé, Luigi Paoli, Renato Veizi e Franco Breda.
La richiesta di scarcerazione è stata presentata dagli avvocati Renato Alberini e Giovanni Gentilini, che assistono i due Donadio, padre e figlio. L’stanza è stata accolta del giudice Stefano Manduzio, considerando che il processo è giunto ormai alle fasi finali dell’istruttoria dibattimentale, con le ultime testimonianze. Gli arresti risalgono al 19 febbraio 2019. Un anno fa erano stati respinti i ricorsi presentati dagli imputati che hanno optato per il rito abbreviato: per loro la scarcerazione dovrebbe avvenire il 18 febbraio prossimo, sempre per decorrenza dei termini. Il processo complessivamente riguarda una quarantina di persone, con diverse accuse, tra cui l’aver favorito l’elezione del sindaco Mirco Mestre. Per questo il Comune di Eraclea nel 2019 è stato commissariato. I reati vanno dalla rapina all’estorsione, dalla disponibilità di armi ai legami mafiosi con Casal di Principe. Donadio ha liquidato le accuse nei suoi confronti come “leggende metropolitane”.
“È incredibile che venga consentito loro di tornare a girare liberi proprio a Eraclea” è il commento di Elio Zaffalon, avvocato di parte civile per conto di alcuni sindacalisti. Di “uno smacco terribile e inaccettabile” hanno invece parlato i consiglieri regionali del Pd Andrea Zanoni e Francesca Zottis. “Si rischia di gettare a mare anni di lavoro di indagine, si lasciano il territorio e l’economia veneta senza una tutela vera dalle aggressioni della criminalità organizzata. Da troppo tempo diciamo che gli organici della giustizia sono insufficienti e quanto è accaduto ne è una evidenza lampante”.
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