Come poteva un condannato (in via definita dallo scorso dicembre) per molestie sui minori continuare a lavorare con i ragazzini? La Federazione italiana pallacanestro ha aperto un’inchiesta interna, come riporta Il Messaggero, per chiarire la condotta della società Stella Azzurra di Roma per cui Paolo Traino, 55enne, arrestato con l’accusa di molestie sessuali compiute almeno su un ragazzino di 13 anni nel 2020 quando ricopriva il ruolo di “coach” nella giovanile, lavorava come allenatore. L’uomo dopo le indagini della Squadra Mobile di Roma è stata arrestato al rientro in Italia da un viaggio in Asia. “È una situazione gravissima – commenta il presidente della Fip Gianni Petrucci – la Federazione ha aperto un’inchiesta interna.
Traino nel 2018 era stato condannato dal gup di Perugia (in rito abbreviato) a due anni per molestie e abusi su minori. Al condannato era stato impedito di svolgere lavori che prevedessero contatti con i minori. La condanna è diventata definitiva lo scorso dicembre e in base alla legge chiunque “intenda impiegare al lavoro una persona per lo svolgimento di attività professionali o attività volontarie organizzate che comportino contatti diretti e regolari con minori” deve richiedere, prima dell’assunzione, il certificato del casellario giudiziale della persona in questione.
A far partire l’indagine due collaboratori della società di basket nel 2020 che segnalarono strani comportamenti: con la scusa di massaggi o analisi sulle tecniche di gioco i ragazzini venivano invitati nella foresteria. Poi la minaccia: “Se denunci, se ti rifiuti, non giochi” aveva detto all’allievo. Dalle testimonianze sono emerse le molestie e le pressioni messe in atto dall’uomo nel corso degli anni, che hanno portato all’accusa di violenza sessuale ‘aggravata e continuata”. Secondo chi indaga, il 55enne “con più azioni compiute in tempi diversi, abusando del suo ruolo e comunque con violenza, avrebbe costretto il giovane atleta del club sportivo a compiere e subire atti sessuali”. Ora è nel carcere di Regina Coeli e si è avvalso della facoltà di non rispondere al giudice per le indagini preliminari nel suo interrogatorio di garanzia. Alcune testimonianze riferiscono che Traino avvicinava i ragazzi stranieri, lontani da casa e dalle famiglie.