Cultura

Cent’anni di Zeffirelli: dal nome d’arte nato da un errore all’intitolazione del belvedere di Firenze. Da Milano a Napoli, l’Italia lo celebra così

Cinque David di Donatello, due candidature all'Oscar, un numero infinito di regie di film e opere liriche: il 12 febbraio del 1923 nasceva quello che sarebbe diventato un architetto prestato al teatro diventato artista internazionale. Mostre, recite a teatro, passaggi di Frecce Tricolori: ecco come sarà ricordato

di Marco Ferri

Ripensando alla vita di Franco Zeffirelli, regista e autore fiorentino di innumerevoli eventi di spettacolo, vengono in mente le parole scritte dall’evangelista Luca quando afferma che nessun profeta è gradito in patria. Almeno finché è vivo, bisognerebbe aggiungere. Domenica 12 febbraio Gian Franco Corsi, in arte Franco Zeffirelli, avrebbe compiuto 100 anni. Era nato a Firenze nel 1923 e si è spento il 15 giugno 2019 nella bella villa sull’Appia antica a Roma. Due giorni dopo il feretro fu traslato a Firenze per il funerale officiato dal cardinale e arcivescovo del capoluogo toscano, Giuseppe Betori, nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Si trattò di una vera eccezione per una personalità laica: prima di lui aveva avuto l’estremo saluto in Duomo il poeta Mario Luzi (nel 2005) e Giorgio La Pira (nel 1977). Poi le sue ceneri vennero tumulate nella cappella di famiglia, al Cimitero delle Porte Sante che domina la città da vicino la Basilica di San Miniato al Monte.

Adesso, a meno di quattro anni dalla scomparsa, tutto il mondo della cultura si prepara a celebrare il secolo trascorso dalla nascita del regista, il cui nome d’arte – Zeffirelli – era frutto di un errore di trascrizione del cognome che sua madre, Alaide Garosi Cipriani, voleva imporgli, dal momento che il piccolo era nato fuori dal matrimonio, quindi non poteva avere il cognome materno, né quello paterno. Alaide pensò agli zeffiretti cantati da Ilia nell’Idomeneo di Mozart, ma l’impiegato dell’anagrafe lesse “zeffirelli” e… così sia.

Forte di cinque David di Donatello, due candidature all’Oscar, il titolo di baronetto del Regno di Gran Bretagna, un numero infinito di regie e sceneggiature di film e opere liriche, Zeffirelli è stato un artista di caratura internazionale nel vero senso della parola, un architetto prestato al teatro, formato inizialmente da Luchino Visconti e che poi per decenni ha amato sperimentare, provare e ancora sperimentare. A tal punto che – come raccontano alcuni dei suoi più stretti collaboratori – mentre discuteva di una scenografia era capace di abbozzarne un’altra del prossimo spettacolo che lo avrebbe visto protagonista come director.

Zeffirelli non ha smesso un attimo di lavorare durante la sua lunga vita. Dal 2018 le testimonianze della sua immensa e gloriosa attività – e Dio solo sa quanta fatica ha fatto Zeffirelli per riuscire a vederla compiuta – sono riunite nella Fondazione Franco Zeffirelli Onlus che occupa una parte di Palazzo San Firenze, uno dei rarissimi edifici barocchi di Firenze, dove trovano spazio un museo che si stende su una ventina di sale (ordinate in maniera cronologica e tematica), una biblioteca, un ricco archivio, alcune aule per gli incontri con gli studenti, e una suggestiva sala della musica, un ex-oratorio dotato di un’acustica eccezionale, che pare concepito già nel XVII per i concerti unplugged.

Insieme al Comune di Firenze, la Fondazione Zeffirelli ha messo a punto una serie di iniziative per ricordare i cent’anni di Zeffirelli che spaziano dalla benedizione delle spoglie al Cimitero all’intitolazione del Belvedere del Piazzale Michelangelo. Da lì sarà atteso il passaggio delle Frecce Tricolori sulla città, l’omaggio dell’Aeronautica Militare.

E proprio questo grande e particolare evento per onorare la memoria di Zeffirelli ha fatto storcere il naso ai soliti radical chic che non hanno mai amato troppo il regista, più per il suo carattere deciso e poco incline al compromesso, che per la sua arte. Qualcuno ebbe da ridire anche ai tempi dell’apertura della Fondazione Zeffirelli a Palazzo San Firenze, ma poi s’era dato pace. Ora le Frecce Tricolori sull’Arno per Zeffirelli sembrano eccessive, ma per esempio nessuno gli mosse alcuna accusa quando, all’indomani della tragedia dell’alluvione del 1966, Zeffirelli fu tra i primi, col fango fino alla cintola, a girare immagini drammatiche della devastazione della sua città, rendendo un gran servizio all’informazione allora troppo “romanocentrica” per capire cosa davvero stesse succedendo nel capoluogo toscano. Quei fotogrammi, con la voce di Richard Burton rotta dal dolore, divennero Per Firenze, il docufilm con cui fu rivelata l’entità della catastrofe.

Zeffirelli sarà ricordato con l’apertura gratuita del suo museo, mentre nel pomeriggio negli spazi della Fondazione Zeffirelli sarà presentato il francobollo dedicato al maestro con relativo annullo filatelico. Le celebrazioni si concluderanno alle 17 con il concerto omaggio (e gratuito) A Franco Zeffirelli in collaborazione con l’Orchestra Filarmonica della Calabria e con il Coro Lirico Siciliano diretti da , Filippo Arlia.

Le celebrazioni si svolgeranno comunque in vari città italiane ed estere: a Milano la mostra Zeffirelli alla Scala (nel museo teatrale del Piermarini) rimarrà aperta per tutta la stagione 2022-23. Dal 4 al 26 marzo 2023 andranno in scena 8 recite di La Bohème, nello storico allestimento creato per La Scala nel 1963. Al Teatro Filarmonico di Verona, dal 12 al 19 febbraio 2023, andranno in scena 4 recite di Aida, nello storico allestimento creato per il Teatro Verdi di Busseto nel 2001. A Roma al Teatro dell’Opera, la mostra Zeffirelli al Teatro dell’Opera inaugurerà il 12 marzo 2023 insieme alla ripresa di Pagliacci nell’allestimento creato per il Teatro Erode Attico di Atene nel 2005 e che sarà in aprile anche al Teatro Regio di Parma. Al Teatro Massimo di Palermo è prevista per l’autunno 2023 la mostra Zeffirelli al Massimo. La mostra Zeffirelli all’Opera creata nel 2022 per la Royal Opera House di Muscat sarà presentata a marzo 2023 a San Daniele del Friuli (Palazzo Monte di Pietà) e a giugno 2023 al Castello Svevo di Vieste. Alla Fondazione De Filippo a Napoli è inoltre in via di realizzazione una mostra sulla collaborazione tra Zeffirelli e Eduardo de Filippo.

Già a settembre il documentario Zeffirelli conformista ribelle di Anselma dell’Olio aveva inaugurato i festeggiamenti per il centenario con la presentazione alla Biennale di Venezia e la sua attuale candidatura al David di Donatello. A Tokyo, al New National Theatre, andranno in scena ben sette repliche dell’Aida del 1998, mentre sarà inaugurata la mostra sul Gesù di Nazareth a Ribat di Monastir in Tunisia, dove fu girato gran parte del film.

In via di definizione gli accordi con il Metropolitan Opera House di New York dove si prevede la ripresa della Bohème di Zeffirelli e una mostra sui grandi allestimenti del maestro ospitati dal teatro. Contemporaneamente la Casa Italiana Zerilli Marimò di New York, in collaborazione con la New York University, organizzerà una retrospettiva di alcuni film. Tutto sommato quindi, purtroppo aveva ragione San Luca: nemo propheta acceptus est in patria sua.

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