Sono le 2.30 di notte quando il gruppo dei 27 esce dall'incontro. A centro del meeting c'è la discussione sulla strategia per rispondere all'emergenza migranti: "Servono telecamere, strade lungo le barriere per pattugliarle, torrette di sorveglianza, veicoli", ha detto la presidente della Commissione. Critico Sanchez: "Il problema non si risolve con muri più alti"
È stato un Consiglio europeo fiume, che si è concluso a tarda notte, con modifiche al testo dell’ultima ora e caratterizzato dalle tensioni interne all’Unione europea, dopo la decisione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in viaggio per incontrare i leader europei, di riservare solo a Gran Bretagna, Francia e Germania la possibilità di condurre incontri bilaterali. Un Consiglio che porta, a notte fonda, importanti indicazioni sulla questione migratoria, con Ursula von der Leyen che lancia la proposta di una nuova fortezza Europa. Esulta Giorgia Meloni: “Sono molto soddisfatta sul tema dei migranti. Ieri si è stabilito un principio, si cambia approccio, che è molto diverso da quello degli ultimi anni. L’approccio messo nero su bianco parte da una frase che mai si era riusciti a mettere, ossia ‘l’immigrazione è un problema Ue e ha bisogno di una risposta Ue'”.
Sono le 2.30 di notte quando il gruppo dei 27 esce dall’incontro. La giornata di giovedì è stata lunghissima ed è iniziata con l’accoglienza per Zelensky, fino ad arrivare al meeting vero e proprio, dove al centro della discussione c’era la strategia per rispondere all’emergenza migranti. Ma ciò che ha tenuto banco per 24 ore è lo ‘sgarbo’ di Francia e Germania che, in nome dell’asse franco-tedesco, hanno escluso alcuni Paesi, tra cui proprio l’Italia, da incontri riservati col presidente ucraino. Ed è proprio Macron che, al termine del Consiglio Ue, chiude la discussione: “Non ho avuto un incontro bilaterale con Meloni, ci siamo incrociati. Sono contento che abbiamo fatto insieme una cosa importante per l’Ucraina. Io sono sempre rispettoso delle persone e delle loro scelte. È una questione di principio”. Il riferimento è probabilmente alle parole stizzite pronunciate ieri da Giorgia Meloni e alla sua decisione, in risposta, di condurre dei bilaterali con il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, e il ceco Petr Fiala, due esponenti di quel fronte sovranista in seno all’Ue dal quale, almeno in apparenza, la leader italiana ha cercato di distanziarsi nei suoi primi mesi di mandato.
Ma la vera notizia il capo dell’Eliseo la dà quando chiude il cerchio sul giro di incontri svolti da Zelensky che, più volte nel corso di questi giorni, ha fatto pressione sulla fornitura di caccia e navi da guerra a Kiev: gli aerei da combattimento richiesti dall’Ucraina, ha risposto Macron, non potranno “in nessun caso” essere “consegnati nelle prossime settimane”, assicurando di voler offrire armi “più utili” e “più veloci”. “Non escludo assolutamente nulla”, ha voluto specificare parlando con i giornalisti, ma “non corrisponde alle esigenze di oggi”.
L’altra notizia della nottata emerge dall’esito del confronto su quello che doveva essere il tema principe del Consiglio europeo, caro in primis proprio all’Italia: la questione migranti. E su questo Roma sembra aver ottenuto le risposte che sperava, come testimoniano le parole di Meloni a margine: “Sono molto soddisfatta di questo Consiglio”, ha detto.
In effetti, la posizione espressa dall’Ue, per bocca della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sembra chiara: puntare tutto sul rafforzamento dei confini e l’esternalizzazione del problema migratorio. Così, la spinta dei 27 Stati membri non è andata nella direzione di una maggiore solidarietà intra-europea, bensì sul rafforzamento di quella che mira a diventare sempre di più la fortezza Europa. “Il Consiglio europeo ha chiaramente riconosciuto che la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea”, ha dichiarato la capa di Palazzo Berlaymont prima di entrare nello specifico delle iniziative da intraprendere: “Siamo molto chiari sulla gestione delle frontiere. Una barriera non basta. Servono telecamere, strade lungo le barriere per pattugliarle, torrette di sorveglianza, veicoli. Lo scopo è avere un confine funzionante, è mostrare che abbiamo procedure funzionanti al confine”. Un’impostazione che però non è piaciuta al capo del governo spagnolo, Pedro Sanchez, secondo cui “il fenomeno migratorio, il traffico di esseri umani e le migrazioni irregolari non si risolvono con barriere o muri più alti“, bensì con soluzioni che passino dal “rafforzamento della cooperazione e la collaborazione con i Paesi di transito e di origine”, ha detto.
Chi è apparso tiepido sul risultato dei colloqui è invece il cancelliere tedesco Olaf Scholz: “Non siamo d’accordo su tutto, ma c’è l’orientamento generale a trovare soluzioni pragmatiche”, ha detto. Ed è forse anche a causa di queste distanze che a notte inoltrata si è deciso di sedersi di nuovo al tavolo delle trattative per modificare la bozza delle conclusioni. E i cambiamenti, stimolati secondo quanto si apprende proprio da Italia, Paesi Bassi, Germania, Austria e Belgio, sarebbero avvenuti proprio in tema di migranti.
Non a caso, anche nel testo finale si mette l’accento sull’importanza della salvaguardia delle frontiere esterne dell’Ue e sulla maggiore collaborazione in tema di ricerca e salvataggio a livello europeo: “Il Consiglio europeo riconosce la specificità delle frontiere marittime, inclusa la salvaguardia delle vite umane, e sottolinea la necessità di rafforzare la cooperazione sulle attività di ricerca e salvataggio e in questo contesto prende nota del rilancio del gruppo di contatto sull’azione di Search & Rescue. Il Consiglio europeo invita la Commissione europea a finanziare misure da parte degli Stati membri che contribuiscano direttamente al controllo delle frontiere esterne dell’Ue, come i progetti pilota di gestione delle frontiere, e al rafforzamento del controllo delle frontiere nei Paesi chiave sulle vie di transito verso l’Unione europea”. E tra questi c’è sicuramente anche l’Italia.