Partecipando al Fantasanremo comincio a vederne i difetti o meglio, cose che limitano l’imprevedibilità del Festival. Voglio dire che i fatti veramente imprevisti non danno punteggio ai cantanti. Il regolamento ha già protocollato tutti i possibili incidenti. Per questo, forse, le sorprese arrivano dagli ospiti, come Blanco e Fedez.

Purtroppo questo meccanismo prevede che gli imprevisti siano già previsti. Ad esempio, tutti ringraziano il pubblico (forse per essersi dopato?) alla fine dell’esibizione per raggranellare cinque punti, ma non mi sembra esista punteggio per chi lo manda a quel paese e infatti nessuno lo fa. La provocazione sul palco organizzata dall’esterno è nata almeno una ventina d’anni fa dalle istigazioni dei Gialappa’s. La più famosa è del 2003, la ripetizione sul palco della parola “Situescion”, che poi fu riportata in versione revival da Sergio Cammariere in un’esibizione del 2018.

Nel 2011 molti degli artisti si presentarono davanti a Morandi, che era il conduttore, con una spilla rappresentante “il gufo con gli occhiali”, celebre personaggio della hit di Gianni “Sei forte papà”. Roberto Vecchioni addirittura lo gridò a squarciagola e per questo, forse, vinse il Festival. Seguirono provocazioni simili negli anni, fatte da seguaci e imitatori, dopodiché Fantasanremo le ha istituzionalizzate, inibendo la sorpresa. Perciò l’imprevisto, che è il sale e pepe del Festival, viene lasciato a conduttori, ospiti e superospiti. I cantanti possono forse stupire con look e tatuaggi, ma il risultato è che sembrano già tutti omologati.

Il no war sulla schiena di Grignani vale 10 punti. Quindi mi viene il dubbio: Gianluca è davvero contro la guerra o l’obiettivo era recuperare qualcosa dei meno 50 del malus assegnato per l’interruzione dell’esibizione? Chi mi garantisce la sincerità?

Tornando al mio Fantafestival, sono soddisfatto del punteggio, ho 794 punti e mia moglie 620. Nonostante questo, trovo che i miei preferiti, i Cugini di Campagna, non siano sufficientemente premiati per il loro look coraggioso. Punti anche di ammirazione per la forza di entrare in scena su tacchi trampolati pericolosissimi. Forza di un’altra generazione. Io li difendo, anche perché ho un grosso debito di riconoscenza verso di loro. E’ un aneddoto del 1997. Erano così entusiasti per l’uso della loro canzone Anima Mia (del 1973) come titolo della trasmissione revival omonima che portarono in regalo, ad ognuno degli autori, un prosciutto gigantesco. Allegato un biglietto “Un pezzo di Campagna… dai Cugini!”.

Mi ricordo che i prosciutti arrivarono nel pomeriggio e alla sera avevamo tutti il problema di come gestirli. Un amico collega doveva prendere l’aereo e non sapeva se gliel’avrebbero accettato al check-in. Io mi vergognavo un po’ e non volevo passare dai tornelli Rai con un enorme prosciutto in mano. Per fortuna avevo la custodia con la tracolla di uno dei primi Mac compatti. Era alta giusto come un prosciutto. Quindi ho tolto il computer e messo dentro il gigantesco salume. Usciva appena la punta dello stinco, ma ho pensato che un osservatore distratto non se ne sarebbe accorto. Infatti alla reception Rai passai senza difficoltà.

Purtroppo “il problema” non finì lì, perché mia moglie, esterrefatta, mi fece notare che in cucina non avevamo un ripiano sufficiente grande e soprattutto non avevamo l’affettatrice. Il giorno dopo, sempre nascosto nella custodia, lo trasferimmo nella latteria/salumeria del nostro amico Ezio. Ho mangiato prosciutto (molto buono) per mesi, quasi tutti i giorni e nello stesso periodo, ho evitato di fare esami del sangue. Come non essere riconoscenti a vita? Sono passati 50 anni dal grande successo di Anima Mia, vogliamo celebrarlo con almeno 50 punti in più al Fantasanremo o dobbiamo aspettare un nuovo revival tra 10 anni? Invece hanno preso un meno 5 per non aver sceso la scalinata dell’Ariston.

Per quanto può valere, per me sono stati ad oggi il momento migliore del Festival, quasi alla pari con i due maestri artigiani di Poltrone e Sofà che si fanno trovare sdraiati sui divani in zone insospettabili del teatro Ariston. Che idea geniale.

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