"Permane immutata la capacità del detenuto di orientare le iniziative di lotta della galassia anarco-insurrezionalista", scrive il ministro della Giustizia nel provvedimento con cui ha rigettato l'istanza di revoca. "Si è in presenza non già di una persona affetta da una patologia cronica invalidante ma di un soggetto sano e lucido, che si sta volontariamente procurando uno stato di salute precario per finalità ideologiche", argomenta
“Permane immutata la capacità del detenuto di orientare le iniziative di lotta della galassia anarco-insurrezionalista verso strategie e obiettivi sempre più rilevanti”. Lo scrive il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nelle motivazioni del provvedimento con cui giovedì ha rigettato la richiesta di revoca del carcere duro per Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da ormai più di tre mesi. “Le condizioni di salute di Cospito, derivanti in via esclusiva dallo sciopero (…), non sono tali da incidere in maniera significativa sulla sua rilevante pericolosità sociale e non sono idonee a giustificare l’adozione del domandato provvedimento di revoca anticipata del regime differenziato previsto dal 41-bis”, si legge, in quanto “si è in presenza non già di una persona affetta da una patologia cronica invalidante ma di un soggetto sano e lucido, che si sta volontariamente procurando uno stato di salute precario per finalità ideologiche, perseverando nella sua condotta nonostante i reiterati inviti da parte dell’autorità sanitaria a desistere dal mantenere tale condotta autolesionistica”.
“I profili di pericolosità correlati al ruolo associativo di Cospito (al di là della sua partecipazione di tipo concorsuale negli specifici episodi illeciti) risultano confermati dal moltiplicarsi delle azioni intimidatorie e violente seguite alla adozione del regime carcerario differenziato da parte di gruppi anarco-insurrezionalisti”, prosegue Nordio. Tanto che lo sciopero della fame, da “forma di protesta tradizionalmente non violenta”, in questo caso “ha assunto un significato assolutamente opposto“: “Il corpo di Alfredo Cospito è divenuto il catalizzatore che serviva all’azione strategica del detenuto, che chiedeva unità di intenti e obiettivi, pur lasciando a ciascuna formazione la libertà e l’autodeterminazione in relazione alla tipologia di atti da compiere”. Il documento evidenzia “che gli appelli del detenuto – al di là dell’assenza di un suo specifico mandato per ogni singola vicenda violenta e intimidatoria – non solo non vengono ignorati ma si sono trasformati in un’onda d’urto propagatasi sul territorio nazionale e all’estero”. E che il “mondo antagonista si muove ispirandosi ad Alfredo Cospito e a sostegno di costui, mediante azioni violente e di grave intimidazione, ossia proprio ciò che il detenuto propugna e che viene immediatamente raccolto e tradotto in pratica e in atti concreti”.
In una conferenza stampa tenuta alla Camera, l’avvocato dell’anarchico, Flavio Rossi Albertini, ha raccontato che il suo assistito ha reagito con queste parole alla notizia del rigetto dell’istanza : “Vi ringrazio, me lo aspettavo. Hanno deciso di tumularmi dentro questo sarcofago di cemento“. “Per quello che so ha reagito con aplomb”, ha commentato il legale, precisando che lo sciopero delle fame sarà interrotto solo con la revoca del 41-bis. “Nelle ultime settimane si è spostata la questione da un punto di vita giuridico a un punto di vista politico. Il decreto ha motivazioni deboli, non tiene conto dei pareri non conformi delle autorità giudiziarie“, ha affermato. Venerdì mattina Cospito, detenuto da dieci giorni nel carcere di Opera dopo il trasferimento da Sassari, ha rifiutato per la seconda settimana di fila di sottoporsi a una visita psichiatrica: le sue condizioni sono monitorate dai medici del Servizio assistenza intensificata del penitenziario, che inviano bollettini costanti – anche più volte al giorno – al Tribunale di Sorveglianza di Milano. Continua ad assumere sale e zucchero e a bere acqua, e in caso di aggravamento potrebbe essere trasferito nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo.