“La nobiltà della vostra professione consiste nel fatto che difendete sempre il debole, che non è solo il diseredato, il povero e l’emarginato. L’imputato è sempre debole davanti al magistrato inquirente perché più ha da perdere più è intimorito. E paradossalmente le persone più potenti sono quelle più intimorite davanti al magistrato, l’ho visto in 40 anni di lavoro come pm”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in un videomessaggio inviato all’Unione delle Camere penali, in cui ha anche ribadito che la pena deve essere “certa, rapida e proporzionata , ma anche equilibrata e tendere alla rieducazione del detenuto”, torna a parlare a ruota libera.
Secondo il Guardasigilli, che parla di un “punto di vista psicologico”, imputati anche di reati gravi ma “privi di mezzi”, “nemmeno si presentavano all’interrogatorio”, mentre “imputati ricchi e potenti tremavano come foglie e non dormivano da giorni proprio perché avevano molto da perdere davanti al magistrato”. Il ministro ha anche sottolineato come l’intervento dell’avvocato, anche da un punto di vista psicologico, sia “fondamentale rispetto allo stato di annichilimento in cui talvolta si trovano gli indagati”.