Cresciuta con la musica degli One Direction, Big Mama si avvicina al mondo del rap abbastanza presto. Un amore nato quando a 13 anni: “Sono andata con uno dei miei fratelli a un concerto di Salmo, Clementino ed Ensi e lì mi sono innamorata persa di Salmo, al punto che per un periodo ho sentito solo lui, conosco la sua discografia a memoria. Finché mi sono resa conto che la sua musica mi faceva stare bene, ma i suoi testi non parlavano di ciò di cui avevo bisogno io..."
“Dicono che sono troppo, quando parli, parli troppo, quando ridi, ridi troppo, quando mangi, mangi troppo”, queste alcune parole del nuovo singolo Too much, firmato Big Mama. Classe 2000 e avellinese doc, Marianna Mammone (alias Big Mama) è pronta a salire sul palco di Sanremo questa sera insieme ad Eloide. In occasione della serata dedicata alle cover, Elodie ha infatti deciso di avere accanto a sé la nuova promessa dell’urban italiano, nonché icona di body positivity. Canteranno American Woman, di Lenny Kravitz. Ma chi è Big Mama?
Big Mama, fa sapere, Marianna, “È il mio alter ego da quando avevo 14 anni, una storpiatura del mio cognome”. Non solo. La scelta è ricaduta su questo nome d’arte anche perché, in inglese ha il significato di “donna fondatrice o esponente di spicco di una società, organizzazione, movimento”.
Giovane rapper italiana, Marianna si avvicina al mondo della musica già da bambina quando partecipava alle gare di karaoke del suo Paese, vincendo alcune coppe. “Ricordo ancora che a 7 anni prendevo il telefono di mia madre e facevo dei video con delle canzoni inventate da me, delle specie di freestyle per il mio fratellino più piccolo, all’epoca aveva un anno e mi divertivo a farlo ballare. In sostanza la musica è sempre stata nella mia vita e ho sempre scritto, anche se fino a un certo punto senza un reale obiettivo”.
Cresciuta con la musica degli One Direction, Big Mama si avvicina al mondo del rap abbastanza presto. Un amore nato quando a 13 anni: “Sono andata con uno dei miei fratelli a un concerto di Salmo, Clementino ed Ensi e lì mi sono innamorata persa di Salmo, al punto che per un periodo ho sentito solo lui, conosco la sua discografia a memoria. Finché mi sono resa conto che la sua musica mi faceva stare bene, ma i suoi testi non parlavano di ciò di cui avevo bisogno io. In Italia non esiste ancora nessuno che prende posizione per il mio tipo di minoranza, se vogliamo chiamarla così, ossia per tutte quelle persone che come me si sentono sbagliate perché grasse, anche se nel mio caso non è solo questo. Così ho iniziato a farlo io”. In particolare, Marianna, ricorda quel momento in cui è arrivata a dire: ora basta, voglio scrivere per fare sapere al mondo quello che provo e aiutare tutte le persone che vivono la mia stessa situazione.
“È successo dopo una giornata difficile, avevo 13 anni, ero uscita con un’amica e dei ragazzini si erano messi a lanciarmi addosso delle pietre urlandomi dietro ‘cicciona, fai schifo’ e cose del genere. Tornai a casa distrutta, ma ai miei genitori non dissi nulla perché mi vergognavo. Li stanno scoprendo ora, questi fatti, ai tempi ero convinta che a essere sbagliata fossi io. Però quel giorno, dopo un bel pianto, presi una base triste su Internet e buttai giù un pezzo, Charlotte, che per me è stato l’inizio di tutto. Anche se il coraggio di pubblicarlo l’ho trovato solo nel 2016”, ha raccontato in un’intervista per Rolling Stone. Si tratta di una canzone sofferta. Parla di: “Una ragazzina autolesionista che non riesce a confrontarsi col mondo e a fare nulla perché si sente sbagliata, giudicata, ha addosso un peso costante che alla fine la spinge ad ammazzarsi”. Un brano che ha deciso di pubblicare solamente 3 anni dopo, in seguito ad un episodio in particolare: “Senza che fosse stata pubblicata la canzone ha iniziato a girare. Non dimenticherò mai una ragazza che una sera, in giro per Avellino, mi venne ad abbracciare in lacrime perché gliel’avevano fatta sentire ed essendo lei autolesionista si riconosceva nelle mie parole. Mi chiese dove poteva riascoltarla e le dissi che non l’avevo mai buttata fuori, però proprio vedendo la sua reazione mi decisi e il giorno dopo lo feci, la misi online: era il primo settembre 2016. Da allora non mi sono più fermata”.
Vittima di bullismo, Big Mama decide quindi di iniziare a rappare per ribattere a tutti quelli che l’hanno sempre fatta sentire sbagliata e l’hanno offesa per il suo aspetto fisico. Contro un mondo che vuole provare a cambiare. Contro l’ottusità delle persone sempre legate a standard di bellezza troppo lontani dalla realtà. “Le prime a bullizzarmi sono state le signore del mio paese, figuriamoci, tutte a gridarmi di mettermi a dieta, ma quella è una realtà così chiusa… Poi a danza, dove la maestra mi metteva sempre in prima fila perché ero brava a ballare, ma continuava a dirmi ‘e dimagrisci!’. A scuola lasciamo perdere, sui social non sto nemmeno a dirlo”. Un’esperienza non facile per una ragazza che chiedeva soltanto di vivere tranquilla e serena con sé stessa. Un’esperienza che le ha dato la possibilità di rafforzare il suo carattere e combattere.
Combattere per farsi accettare dagli altri ma soprattutto per accettarsi. Ecco perché oggi è diventata una delle paladine del body positivity e non solo. Dichiaratamente bisessuale è sempre in prima linea in difesa dei diritti LGBTQ+. A chi le chiede se secondo lei oggi si sta vivendo il rischio che certe battaglie combattute in questo modo possano avere effetti contrari a quelli auspicabili, lei risponde: “Sta già succedendo, solo che pochi se ne rendono conto. Pensa il discorso sui pronomi she/her, he/him, they/them sta andando oltre, perché è sacrosanto che si rispetti il modo in cui ciascuno di noi si percepisce indipendentemente dall’aspetto fisico, ma non ci si può incazzare se una persona, non sapendo nulla di te, non ti chiama come tu vorresti. Troppe regole e troppa aggressività conducono all’effetto opposto, sì”.