Italia e Francia, al di là delle antipatie personali, hanno forti interessi comuni e grosse convergenze, ci sono tante cose da fare insieme in Europa, dalla riforma del patto di stabilità a quella della politica d’immigrazione. Da sempre ritengo che la logica del derby tra Italia e Francia non convenga a nessuno. Tensioni come quelle tra Francia e Italia succedono tra tutti i paesi, però mettere in scena polemiche e reagire come ha fatto la Meloni è una manifestazione di debolezza, non di forza“. Così, ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta (Radio Cusano Campus), Sandro Gozi, europarlamentare di Renew Europe eletto in Francia ed ex consigliere di Macron, commenta le parole al vetriolo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha accusato il presidente francese di indebolire l’Europa per il vertice tenutosi tra lui, Volodymyr Zelensky e Olaf Scholz.

E spiega: “Sono 8 anni che Francia e Germania lavorano, purtroppo con scarso successo, sulle tensioni tra Russia e Ucraina nel quadro degli accordi di Minsk. Dal punto di vista diplomatico, è ormai una consuetudine consolidata da vari anni. Italia e Francia sono paesi profondamente diversi, molto più diversi di quanto pensino di essere – sottolinea – Ma hanno forti interessi comuni e sarebbe ora che venissero messe da parte le antipatie personali. Le affermazioni della Meloni sulla riforma delle pensioni di Macron sono completamente inutili, perchè la politica interna francese non dipende da lei e, in più, creano unicamente delle tensioni che non sono nell’interesse dei due paesi”.

Gozi aggiunge: “Spero che Meloni, che ha votato contro il trattato tra Francia e Italia, se lo ristudi e lo metta in pratica. E mi auguro che si giri pagina, perché tra i ministri italiani e francesi il dialogo è ripartito. Meloni ha dato troppa importanza a qualcosa che succede dal 1963, cioè il rapporto speciale tra Francia e Germania. Un rapporto che è anche molto difficile e che non è rose e fiori. Tutt’altro. Però non mettono mai in pubblico le loro tensioni, anche forti. Le risolvono a monte, quindi spero che italiani e francesi la smettano di mettere in piazza le loro divergenze e che sfruttino finalmente questo trattato per litigare a porte chiuse anziché mettere in scena delle tensioni che non servono a nessuno”.

E chiosa: “Meloni ha scelto di andare a Berlino e non a Parigi. Sono scelte legittime, però forse tiene più ad altre relazioni rispetto a chi l’aveva preceduta. Anche se nel passato le dichiarazioni di Meloni non sono piaciute in Francia, Macron è subito venuto ad incontrarla a poche ore dal suo giuramento. Tra capi di Stato e di governo le questioni personali vanno sempre messe da parte. Credo che, sulla guerra in Ucraina e su questa fase di trasformazione dell’Europa, l’Italia abbia molte più cose in comune – chiosa – con la Francia che con la Polonia o con la Repubblica Ceca, con cui ieri invece Meloni ha fatto il suo incontro. Roma deve sviluppare un rapporto forte con Parigi e Berlino, ovviamente in maniera aperta e inclusiva. Non mi piacciono le iniziative che escludono, mi piacciono quelle che includono e credo che l’Italia possa giocare questo ruolo. E ripeto: quando in diplomazia succede qualcosa che non è di tuo gradimento, la cosa più sbagliata da fare è reagire subito pubblicamente“.

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